Da un classico della
letteratura etnografica, Le parità e le storie morali dei nostri
villani (1883)di Serafino
Amabile Guastella (Chiaramonte Gulfi, 1819 - 1899), che raccoglie e
organizza apologhi e leggende dei contadini del circondario di Modica
(Ragusa), riprendo questa paginetta sul potere maschile. Su di essa
si potrebbero fare tante considerazioni relative alla distanza che ci
separa da quel tempo e da quel mondo o al fatto che l'apologo che si
racconta più che rappresentare una realtà di fatto ipostatizza una
maschilistica velleità. E tuttavia a sentire certe cronache ho
l'impressione che qualcosa della società patriarcale e di quei
deliri d'onnipotenza continui a vivere nel mondo d'oggi. (S.L.L.)
Il marito è il despota,
il padrone assoluto, il pascià della famiglia, ed è siffattamente
puntiglioso dell’autorità sua, che ad ogni sospetto si adombra.
Alla moglie dà del tu, e vuol esser ricambiato col voi; e guai se in
un impeto di tenerezza essa volesse deporre quel voi. In quel caso le
guanciate non si farebber mica aspettare. Guai alla casa dove canta
la gallina, dice egli con alterigia. Quando la moglie non è pronta a
ubbidire, o ha dimenticato il comando, vien da lui rimbrottata con
sozze e stomachevoli ingiurie; ma quando la misera si ricorda che
anche essa è di carne, e strilla e rimbecca l’ingiuria, il villano
scioglie la cinghia dell’asino, e mena colpi rabbiosi.
Un giorno domandai ad un
villano (Mariano, inteso lu Marchisi,
villano di Chiaramente, nota dell'Autore):
Dimmi un po’, perché bastoni la moglie? Né Dio, né le leggi ti
danno un diritto sì iniquo. E il villano, guardandomi in atto di
meraviglia, come se mirasse un fenomeno, ricorse alla storia per
cavarmi quel pregiudizio dal capo.
Quando Domineddio creò
Adamo lo fece Re di tutte lo cose create, e, menandolo attorno pel
paradiso terrestre, gli mostrò ad uno ad uno tutti gli animali utili
e tutti i nocivi, ammaestrandolo a fuggir questi e a servirsi di
quelli. Questo è il bove, e servirà ad arare la terra; questo è
l’asino, e ti porterà sopra il dorso; questa è la pecora e ti
darà il latte e la lana; questo è il cane, e ti guarderà la casa
dai ladri; questo è il gatto, e te la terrà netta dai topi; questo
è il gallo, e t’indicherà i cambiamenti del tempo. In quel punto
Adamo vide venire Eva, uscita allora allora dalla mano di Dio, e
veniva tutta smorfiosa e tutta adorna di fiori.
- E questa, o Signore
Iddio, a che cosa potrà servirmi?
- Questa? Questa te l’ho
creata per partorirti i figliuoli, ed essere la tua compagna; ma non
ti esca di mente che il padrone sei tu, ed essa è la tua serva in
tutto e per tutto.
- E, ditemi un po’,
soggiunse Adamo, se non volesse obbedirmi con qual mezzo potrei
costringerla?
Il Signore gli additò un
grosso virgulto di quercia, e gli disse:
- Sai tu come si chiama
cotesto?
- Si chiama una verga,
rispose Adamo.
- T’inganni, replicò
il Signore. Quando la scaricherai sulla moglie per raddrizzarla
cambierà di nome, e sarà chiamata Ragione.
È con tal nome che il
villano denomina la verga con la quale percuote la moglie.
da Le parità e le storie morali dei nostri villani, Biblioteca Universale Rizzoli, 1976
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