10.6.17

Salvate il soldato Knox ("micropolis" 2015)

Un commento non firmato di “micropolis” sulla sentenza della Cassazione che nella primavera del 2015 ha definitivamente assolto Amanda Knox. La vicenda non suscita più un grande interesse e non mi pare che le memorie della giovane americana o il progetto di film sulla sua vicenda lo abbiano riattivato, ma le riflessioni che vengono qui proposte non mi sembrano prive di utilità anche oggi. (S.L.L.)
Non volevamo commentare la sentenza della Cassazione sul delitto Kercher, giunta il 27 marzo quando eravamo già in edicola: non siamo esperti di diritto, mentre sulle implicazioni extragiudiziarie in sette anni è stato detto tutto il necessario e molto, molto di più. Siamo spinti a tornare sulla vicenda dalla notizia secondo la quale dopo il sollievo per l'assoluzione definitiva, Amanda Knox ha tenuto a far sapere, per bocca del suo biografo, che l'anticipo ottenuto per le sue memorie - quattro milioni di dollari - se ne è andato tutto per le spese legali. Il fatto è che, ha spiegato Douglas Preston, "Amanda voleva a tutti i costi dimostrare di essere innocente in Italia, così ha pagato tantissimi soldi agli avvocati italiani".
Una simile simmetria fra spese legali e innocenza è tipica del sistema giuridico statunitense, ove una pletora di casi mostra che le disponibilità finanziarie fanno la differenza tra condanna e assoluzione, pena di morte e ergastolo, pena definitiva e revisione del processo. Applicandola ai tribunali italiani, di cui pure hanno aspramente contestato il funzionamento, Amanda e il suo biografo hanno forse visto giusto: è difficile infatti sfuggire all'idea che solo così si possa spiegare la coesistenza tra la condanna definitiva di Guedé per un omicidio "in concorso" e l'assoluzione altrettanto definitiva di Knox e Sollecito. Preston ha poi rivelato che la carcerazione in Italia, aggravata dalle molestie di una guardia carceraria, ha profondamente segnato Amanda, fino a provocarle un disturbo post traumatico da stress: "Chiunque abbia vissuto la sua esperienza può farsi un’idea - ha detto Preston – È come un soldato tornato dall’Iraq, che ha visto bambini uccisi davanti ai suoi occhi. Se non ti lascia conseguenze fisiche, le lascia nella tua sfera emozionale". Non abbiamo motivo di dubitare dell'esistenza dei disturbi, ma lascia perplessi il parallelo proposto dallo scrittore, davvero un poco azzardato. In Iraq, come in tante altre guerre, l'esercito americano si è reso responsabile di moltissimi crimini e certo molti dei bambini "uccisi davanti agli occhi" del soldato Usa erano vittime delle sue armi o di quelle dei suoi commilitoni.
È vero che Amanda Knox non potrà più essere processata per la morte di Meredith, ma il paragone coi soldati non pare giovare all'immagine di una persona prosciolta dopo molti anni e fra molti dubbi dal reato di omicidio. Ma forse ci sbagliamo anche in questo caso: a pensarci bene, tanto gli allegri piloti del Cermis quanto l'uccisore di Calipari, il soldato Lozano, sono usciti indenni dai processi che li riguardavano.
Magari anche loro adesso soffrono di stress post traumatico, poverini.

“micropolis”, aprile 2015

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