22.6.17

Scuola. La fine di Kukling (Carlo Bernadini)

Ho trovato tra i miei ritagli un vecchio articolo, del fisico Carlo Bernardini, polemico per la conferma al ministero della Pubblica Istruzione di una donna politica che non aveva fino ad allora dato buona prova di sé, Rosetta Russo Jervolino. Ne riprendo la prima parte, meno legata alla contingenza politica, che mi pare in verità stimolante anche per l'oggi e forse per il domani. (S.L.L.)
Lo scrittore di fantascienza Anatolji Dneprov
A parlare di scuola si rischia di fare la fine dell'ingegner Kukling. Chi è questo Kukling? È il personaggio di un racconto russo di fantascienza, precisamente I granchi camminano sull'isola, di Anatolji Dneprov, pubblicato più di trent'anni fa da Feltrinelli in una raccolta curata da Jacques Bergier. Per farla breve - ma il racconto merita la lettura integrale - il Kukling è uno che inventa dei piccoli robot granchiformi in grado di riprodursi perfezionandosi e miniaturizzandosi da soli. Basterà depositarli su un'isola deserta perché i granchi, capaci di sfruttare i metalli, diano vita a una varietà robotica straordinariamente efficiente e utile: così, almeno, spera Kukling, che vuole emulare l'evoluzione darwiniana con le macchine. Ma gli va male. Non solo viene ucciso perché i granchi fiutano nella sua bocca alcune otturazioni metalliche (era rimasto sull'isola a godersi lo spettacolo), ma la nave che torna a prenderlo non trova affatto la sperata miriade di robot evoluti, bensì un unico gigantesco robot assolutamente pigro e inefficiente.
Il paragone con la scuola potrà apparire strano. La scuola non è certo un'impresa recente dell'umanità, e un buon libro come la Storia dell'educazione di Mario Alighiero Manacorda (Eri, 1983) può rinfrescare la memoria agli smemorati. Ebbene, più si va indietro nei secoli e più si trovano "piccole scuole di Kukling" intente a mangiare e produrre cultura allo scopo di estrarre dal fango in cui viveva una umanità ben più sofferente di quella di oggi. E però il risultato finale, di oggi, sembra essere un'unica informe "scuola" inefficiente, che non estrae più nessuno (che non lo voglia per altri motivi) dal bazar che ha sostituito il fango sull'isola deserta; quell'isola in cui la scuola vive nel più totale abbandono politico e culturale rotto soltanto dal monotono ronzio dei sindacalisti specializzati. La cosiddetta "scuola di massa", priva dell'assidua attenzione della società, è ormai fine a se stessa, come il granchione terminale di cui ha raccontato Dneprov. Per di più, chiunque si occupi seriamente di scuola muore (intellettualmente, beninteso), proprio come accadde allo stesso Kukling. Restano solo gli stanchi ritratti che tanti ripetono, dal Fellini di Amarcord (che si fa perdonare per la sapienza poetica) allo Starnone delle cronache quotidiane, o a quel preside invelenito di cui ha parlato qui Nello Aiello il 1 maggio scorso. E sono storie di lager, scritte da secondini malinconici.

Dall'articolo Un ministro in fotocopia ,in  “la Repubblica”, 21 maggio 1993

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