La
presentazione solenne e affollata di questo Album Capitini
(Anna Alberti, Lanfranco Binni,
Gabriele De Veris, Marco Pierini, Album Capitini,
Aguaplano, Perugia, 2018) si è svolta all'interno della Galleria
Nazionale dell'Umbria, nello “spazio recuperato” che era stato –
a Palazzo dei Priori, proprio sotto la torre campanaria – la prima
abitazione di Aldo Capitini, la casa povera di un modesto impiegato
comunale che tuttavia apriva “la vista, sopra i tetti, della
campagna e dell’orizzonte umbro, specialmente del monte di Assisi,
di una bellezza ineffabile”. La cerimonia svoltasi nel luogo da cui
il filosofo della non-violenza lancio il suo primo, acuto sguardo
sul mondo - una festa, si potrebbe dire, riprendendo uno dei temi a
lui più cari - corona un anno (nel 2018 ricorreva il cinquantenario
della morte) a Perugia particolarmente ricco di iniziative “dal
basso”, quelle che al politico del “potere di tutti” più
sarebbero piaciute.
Il
libro è frutto di una collaborazione insolita, ma esemplare, di
personalità rappresentative di istituzioni assai diverse, tutte in
qualche modo interessate e convergenti nel compito importante di
conservare, tramandare e valorizzare la complessa personalità di
Aldo Capitini. Si tratta di Anna Alberti, dell'Archivio di Stato di
Perugia, che ha curato tra l'altro la catalogazione, il riordino e la
fruibilità dell'Archivio di Capitini che vi è conservato, di
Gabriele De Veris che è responsabile della Biblioteca Comunale di
San Matteo degli Armeni a Perugia, specializzata sui temi della pace
e della non violenza e sede della Fonfazione Centro Studi Aldo
capitini, di Marco Pierini che dirige il Polo Museale e la Galleria
Nazionale dell'Umbria e di Lanfranco Binni, del Fondo Walter Binni.
La
parte più nuova e originale del libro è rappresentata dalla scelta,
ricca e varia, della documentazione, in gran parte inedita:
fotografie che coprono tutta l'umana esperienza di Aldo Capitini,
copertine e frontespizi di alcune tra le opere più importanti,
riproduzioni di manifesti, volantini, avvisi di convocazione,
l'anastatico di manoscritti (lettere e appunti personali
soprattutto), pagine di giornale, documenti di Questura. A me ha
destato una speciale impressione una pagina privata (ma in Capitini
tra pubblico e privato non ci sono muraglie cinesi, ma continuità e
coerenza), una lettera alla madre da Pisa nel difficile momento che
precede la sua cacciata dalla Normale per le scelte antifasciste. Vi
si parla con semplicità e profondità di religione, del suo diverso
modo di intenderla e praticarla e della sostanza etica della sua
fede: “Dio è sempre quello, per tutti noi, e per me e per te; quel
Dio che c'insegna che dobbiamo amare tutti, fare del bene, non
essere mai tristi
(questo è importante molto), non farsi prendere dai pregiudizi della
gente che trova ridicolo chi è religioso, salvo poi a rifugiarsi
sotto di Dio quando se la vede brutta. A Dio bisogna pensarci tutti i
giorni...”. Ma i materiali belli e importanti contenuti nel libro
sono così numerosi da consentire a ciascuno di fare di qualcuno di
essi un centro di riflessione, l'origine di un percorso di ricerca.
La
parte scritta contenuta nel libro ottimamente si collega a quella
documentaria. Si divide in tre sezioni: una sorta di autobiografia
intellettuale, corta e sugosa, di Capitini (Attraverso
due terzi del secolo),
un profilo (La
vita e le le opere)
e una breve guida (Per
leggere e studiare Capitini),
curate da Lanfranco Binni.
Il testo di Capitini, redatto nel 1968, alla vigilia della morte
improvvisa in un momento di grande impegno e creatività, diventò
una sorta di testamento. La cosa che più affascina è la complessità
di un'esperienza intellettuale che spazia dalla filosofia alla
politica, dalla religione alla pedagogia, dalla poesia al diritto ed
insieme la capacità di connettere questi momenti, di ricondurli ad
unità senza le artificiose distinzioni di Benedetto Croce. A questo
il racconto, intenso e simpatetico, di Lanfranco Binni aggiunge
l'implicita documentazione di un paradosso che sottolinea la
grandezza assoluta di Capitini, della sua peculiare “maestria”.
Binni racconta della vastità e varietà di contatti del grande
perugino, a partire dalla schiera dei suoi amici e collaboratori più
stretti (Water Binni, Bruno Enei, Maria Luisa Schippa, Aldo Stella,
Pietro Pinna) per giungere alle grandi personalità della cultura e
della politica nazionale e internazionale con cui seppe tessere
relazioni e instaurare collaborazioni. Il paradosso consiste in
questa straordinaria capacità di incontro e di ascolto, di dialogo e
di collaborazione che gli permette di coinvolgere nelle sue battaglie
persone con cui, in altri campi, francamente polemizza e nel
contemporaneo rifiuto di ogni compromesso sui principi, nella sua
intransigenza etica.
Un'ultima nota riguarda l'oggetto libro, molto ben curato
nell'iconografia e nella grafica. Un libro bello, oltre che utile. Un
libro da guardare e da leggere, da conservare e riprendere. Perché
della compresenza di Capitini, nei tempi insieme difficili ed
esaltanti cui andiamo incontro, avremo tutti molto bisogno.
Il Ponte,
gennaio-febbraio 2019
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