Agave
Non sono utile né bella,
Non ho colori lieti né profumi;
Le mie radici rodono il cemento,
E le mie foglie, marginate di spine,
Mi fanno guardia, acute come spade.
Sono muta. Parlo solo il mio linguaggio
di pianta,
Difficile a capire per te uomo.
È un linguaggio desueto,
Esotico, poiché vengo di lontano,
Da un paese crudele
Pieno di vento, veleni e vulcani.
Ho aspettato molti anni prima di
esprimere
Questo mio fiore altissimo e disperato
Brutto, legnoso, rigido, ma teso al
cielo.
È il nostro modo di gridare che
Morrò domani. Mi hai capito adesso?
10 settembre 1983
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