L'articolo è una cronaca
culturale di cinque anni fa e non riguarda eventi memorabili. La
ripropongo perché mi pare che sia emblematica di un andazzo che, in
cinque anni di tagli alla spesa pubblica per la cultura, si è
aggravato. Sempre più spesso, infatti, ci si affida a organizzatori
di scarsa qualità che, ottenendo sponsorizzazioni pubblicitarie e guadagnando sulla vendita
collaterale di mercanzie, fanno
spendere poco o niente a Comuni e Regioni per mostre o esibizioni. Ad avere denaro sono rimaste solo
le Fondazioni bancarie, ma le loro politiche culturali sono spesso inficiate da provincialismo ideologico e gretto campanilismo.
(S.L.L.)
Alessandro Bruschetti |
La contemporaneità di
due mostre perugine, nonostante la diversità delle offerte, spinge
automaticamente a paragoni. Si tengono entrambe in centro, l’una
alla ex Sala della Borsa merci, l’altra nel Palazzo Baldeschi al
Corso, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio. Entrambe
patinate e ospitate in spazi prestigiosi.
Alla ex Borsa ci sono una
cinquantina di opere di Andy Warhol. Dell’artista è rappresentato
il periodo più tardo con serigrafie poco significative. La mostra,
composta di opere qualsiasi, a detta degli organizzatori, non sarebbe
che un momento di una catena di eventi (Andy Warhol in the city)
che proseguirà fino ai primi di novembre, estendendosi ad altri
spazi cittadini (una nota galleria, e anche bar, negozi di
abbigliamento, rosticcerie, etc.); ma questo non giustifica la molta
approssimazione. Nonostante la pletora di soggetti implicati
(patrocinanti pubblici, sponsor a decine, personale di bella presenza
in abbondanza nelle tre sale) al secondo giorno di visita
l’esposizione era ancora in allestimento e circolava tra la gente
la donna delle pulizie. In tale apparato si chiedevano ben 10 (dieci)
euro per l'ingresso, promettendo o minacciando altri momenti
collegati alla mostra, come concerti, ecc.. da tenersi nelle
settimane a venire. E si chiedevano 25 euro per un catalogo
pretenzioso nell’aspetto ma di nessuna sostanza, in quanto, oltre a
foto poco rispettose degli originali, non presentava che uno
striminzito testo biografico e nessun apparato critico. In compenso
il bookshop si presentava ben rifornito di magliette e simili.
Insomma, mangiata l’enorme torta decorata dalla Marilyn wharoliana,
cosa resterà?
Per il fruitore, nel
rapporto qualità prezzo, vince assolutamente la mostra di Palazzo
Baldeschi, in quanto gratis. L’esposizione è dedicata a Alessandro
Bruschetti, un pittore, restauratore e scultore futurista di cui sono
visibili quattro grandi quadri rappresentativi di diversi periodi
della sua lunga attività, che copre dal 1929 al 1979, più una
quarantina di pitture, abbozzi, sculture, focalizzati sul tema del
sacro. In contemporanea è stata realizzata a Palazzo della Corgna di
Castiglione del Lago la presentazione di circa settanta opere datate
fra il 1928 e il 1977, che ripercorrono tutto l’itinerario
dell’artista e l’evoluzione del suo linguaggio. Il Comune di
Perugia, dal canto suo, sponsorizza alla Galleria Benucci
l’esposizione dell’opera grafica di Bruschetti, curata
dall’Associazione Arco.
La plurimetria è il
connotato specifico di questo epigono del futurismo che operò tra
Perugia, Città di Castello e Monza, è un anelito quasi mistico, che
fa pendere la sua produzione, specie di arte sacra, nella direzione
di quella “spiritualizzazione della materia”, che, secondo il suo
mentore Gerardo Dottori, era la sua specialità. Nelle opere si può
riconoscere un discreto estro, anche se le fonti d’ispirazione sono
tutte rintracciabili e, talvolta, la ricerca di un’originalità di
proposte spinge al sorriso (ad esempio i santi collocati in contesti
da fumetto Ufo). La mostra peraltro si inquadra nell’ambigua
rivalutazione del futurismo di cui la Fondazione è partecipe
entusiasta. Non ci pare un caso del resto che, nel segnalibro che
viene regalato come souvenir, l’autoritratto di Bruschetti rammenti
tantissimo Italo Balbo. Il taglio della barba, l’espressione, lo
sguardo nei ritratti e nelle foto portano spesso seco le tracce
evidenti di una temperie storica e culturale. Se l’aviatore Balbo,
con la sua faccia, può ben significare il fascismo, il suo imitatore
perugino vocato al sacro può ben rappresentarne la variante
clericale.
Ultima notazione. Il catalogo è ricco e ottimamente curato, ma non fermatevi a sfogliarne la copia a disposizione dei visitatori, se non pensate di acquistarlo. C’è un omino che è pronto a seguirvi per strada e dovunque per cercare di venderlo. Ah, la crisi!
Ultima notazione. Il catalogo è ricco e ottimamente curato, ma non fermatevi a sfogliarne la copia a disposizione dei visitatori, se non pensate di acquistarlo. C’è un omino che è pronto a seguirvi per strada e dovunque per cercare di venderlo. Ah, la crisi!
"micropolis", ottobre 2009
2 commenti:
NON ERA NÉ UN FASCISTA NÉ UN NOSTALGICO, BRUSCHETTI. FU UN RESTAURATORE DI AFFRESCHI, UN INSEGNANTE DI DISEGNO, STIMATO DAI SUOI ALUNNI, A CITTÀ DI CASTELLO, PER ANNI, UN PITTORE, PROBABILMENTE INGENUO, SÌ, MA ANCHE SCHIVO E ALIENO DA FACILI PROTAGONISMI CUI MAI SI PRESTÒ. E SE IN QUELLA FOTO RICORDA BALBO IN ALTRE RICORDA SOLO SE STESSO, NON SI AFFIDI UN GIUDIZIO ESTETICO/MORALE A UNA SOMIGLIANZA, PER FAVORE ... (SEGUENDO IL LINK DEL FLIPBOOK, ALLA SECONDA PAGINA SI PUÒ VEDERE LA FOTO DI UNA PERSONA CON UN'ESPRESSIONE MOLTO APERTA E UMANA: http://flipbook.cantook.net/?d=%2F%2Fedigita.cantook.net%2Fflipbook%2Fpublications%2F14406.js&oid=170&c=&m=&l=&r=&f=pdf)
Del pittore Bruschetti non ho detto solo male in quel vecchio articolo; e non ne conosco in dettaglio l'evoluzione politica. E' possibile che il suo fascismo del tempo del regime fosse, come quello di molti, di facciata e che, dopo, egli abbia nutrito idee assai diverse. Ma a valorizzare la sua amicizia con Dottori (che, invece, fu molto fascista) e a scegliere quella foto per il segnalibro, non sono stato io, ma gli organizzatori della mostra del 2009, quella Fondazione perugina che sistematicamente valorizza la cultura del ventennio e della reazione (da Dottori a Buitoni, a Prezzolini) ispirata da un biografo di Mussolini (simpatizzante) che ha un grande peso nei suoi organismi scientifici. Non ho comunque ragione di mettere in discussione la sua testimonianza che ci presenta il Bruschetti come stimato insegnante e valido restauratore, oltre che buon pittore in proprio. Ed anche sul suo clericofascismo posso ricredermi in presenza di una documentazione che attesti una sua evoluzione politica positiva. Ammetterà, tuttavia, che sono stato fuorviato dalla mostra che ne accredita una certa immagine... Grazie comunque dell'attenzione.
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