26.10.14

Il Giudizio e il Tentatore. Papa nuovo, dottrina vecchia (Walter Peruzzi)

Tra gli ultimi articoli del nostro compagno Peruzzi spicca questo scritto più di un anno fa, sulle speranze suscitate dal nuovo papa Francesco. Bergoglio con il suo nuovo stile sembra andare incontro alle speranze di cui Walter parla e smentire il suo stesso passato, suscitando qualche reazione nella parte più conservatrice della gerarchia ecclesiastica. Resta tuttora inevasa la domanda di fondo: si può rinnovare il cattolicesimo senza cambiarne la dottrina, senza condannare il passato, senza rinnegare la Tradizione su cui si regge il potere vaticano? (S.L.L.)

Speranze, illusioni e realtà a proposito di un pontificato
I lunghi anni di restaurazione mascherata o aperta che hanno frustrato, con Wojtyla e Ratzinger, le illusioni del Vaticano II, possono spiegare la disperata speranza con cui anche i cattolici più critici guardano al papa «venuto dalla fine del mondo». A costo di alimentare nuove illusioni.

Solo misericordia?
Perfino Boff, che aveva rotto col cattolicesimo, celebra come teologo della liberazione «nei fatti» il cardinal Bergoglio, che ne fu aspro avversario in Argentina. E Raniero La Valle pensa che il nuovo papa si avvii a superare le idee radicate nel nostro «immaginario religioso» di un Dio vendicativo e di un Cristo giudice, legate a loro volta ai dogmi del peccato originale e dell’inferno – sempre meno digeribili dai cattolici più aperti.
«Finalmente abbiamo un pastore che invece di parlare di principi non negoziabili … o condannare “comportamenti devianti”», scrive La Valle sul n. 12 di “Rocca”, afferma non soltanto «che Dio è misericordia» ma «che Dio è solo misericordia e perdona sempre» in contrasto con la tradizione preconciliare di un «Dio che giudica, e poi perdona, ma anche punisce e condanna in questa vita e nell’altra»; di «un Dio offeso, che … aveva voluto essere risarcito col sacrificio del Figlio, che proprio per questo, “discendendo dai cieli”, sarebbe stato mandato a morire sulla croce»: il Dio, in una parola, incarnato nel giudizio universale di Michelangelo, che «pesa come una cappa di piombo sulla nostra fede».

L’inizio e la fine della storia
Ma è stato proprio papa Francesco a smentire tale supposto abbandono della dottrina raffigurata da Michelangelo affermando: «Nel Credo noi professiamo che Gesù “di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti”. La storia umana ha inizio con la creazione dell’uomo e della donna a immagine e somiglianza di Dio e si chiude con il giudizio finale di Cristo. Spesso si dimenticano questi due poli della storia, e soprattutto la fede nel ritorno di Cristo e nel giudizio finale a volte non è così chiara e salda nel cuore dei cristiani. … L’immagine utilizzata dall’evangelista è quella del pastore che separa le pecore dalle capre. Alla destra sono posti coloro che hanno agito secondo la volontà di Dio, soccorrendo il prossimo affamato, assetato, straniero, nudo, malato, carcerato… mentre alla sinistra vanno coloro che non hanno soccorso il prossimo. Questo ci dice che noi saremo giudicati da Dio sulla carità.» (Udienza generale, S. Pietro 24 aprile 2013)
Se dunque il papa, riprendendo il testo biblico (Matteo, 25, 32-34), mette l’accento sulla «carità» come metro del giudizio finale, ribadisce però che esso ci sarà, come il paradiso e l’inferno, nel modo in cui appunto lo rappresentò il Buonarroti.

I gay, il diavolo e Santa Teresina
Allo stesso modo Francesco, in varie occasioni, non ha affatto rinunciato a parlare dei «princìpi non negoziabili» e a condannare i «comportamenti devianti», sulla falsariga di quanto ebbe a scrivere il 22 giugno 2010 ai monasteri carmelitani di Buenos Aires l’allora cardinal Bergoglio per denunciare l’imminente approvazione della legge che legalizzava il matrimonio e le adozioni omosessuali.
In quella legge il futuro papa Francesco ravvisava «il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori» e aggiungeva: «Ricordo una frase di Santa Teresina quando parla della sua malattia infantile. Dice che l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per l’entrata nel Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio.»

La guerra di Dio
In questa lettera alle suore carmelitane, inoltre, insieme al vecchio armamentario di Dio e del Diavolo, coi rispettivi «disegni», ricompariva anche il sogno teocratico di una società modellata secondo la morale cattolica e secondo la morale “naturale” con essa coincidente: «Oggi la Patria», concludeva infatti Bergoglio, «ha bisogno dell’assistenza speciale dello Spirito Santo che porti la luce della verità in mezzo alle tenebre dell’errore. … Invocate il Signore affinché mandi il suo Spirito sui senatori che saranno impegnati a votare. Che non lo facciano mossi dall’errore o da situazioni contingenti, ma secondo ciò che la legge naturale e la legge di Dio indicano loro. Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con fervore di difendere la famiglia argentina. … Che ci soccorrano, difendano e accompagnino in questa guerra di Dio.»
Parole, le ultime, che ripetono quelle con qui Gregorio IX chiamava i fedeli, nel 1230, alla crociata contro un popolo contadino (ed eretico): «siate pronti alla guerra contro i pagani … Perché non è solo la vostra guerra, ma la guerra di Dio.» (bolla Contro il popolo tedesco degli Stedingi). Mentre l’accostamento della legge sulle unioni gay al Diavolo fa tornare alla mente l’altro Gregorio, Magno (590-604), secondo il quale «era giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero per mezzo del fuoco e dello zolfo.» (Commento morale a Giobbe)
Echi antichi di una dottrina vecchissima, anzi decrepita quanto basta per mettere una pietra tombale sulle speranze di rinnovamento suscitate dal papa “nuovo”.


Dal sito “cattolicesimo reale” pubblicato anche in “cronache laiche” 29 giugno 2013


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