Tra gli ultimi articoli
del nostro compagno Peruzzi spicca questo scritto più di un anno fa,
sulle speranze suscitate dal nuovo papa Francesco. Bergoglio con il
suo nuovo stile sembra andare incontro alle speranze di cui Walter
parla e smentire il suo stesso passato, suscitando qualche reazione
nella parte più conservatrice della gerarchia ecclesiastica. Resta
tuttora inevasa la domanda di fondo: si può rinnovare il
cattolicesimo senza cambiarne la dottrina, senza condannare il
passato, senza rinnegare la Tradizione su cui si regge il potere
vaticano? (S.L.L.)
Speranze, illusioni e
realtà a proposito di un pontificato
I lunghi anni di
restaurazione mascherata o aperta che hanno frustrato, con Wojtyla e
Ratzinger, le illusioni del Vaticano II, possono spiegare la
disperata speranza con cui anche i cattolici più critici guardano al
papa «venuto dalla fine del mondo». A costo di alimentare nuove
illusioni.
Solo misericordia?
Perfino Boff, che aveva
rotto col cattolicesimo, celebra come teologo della liberazione «nei
fatti» il cardinal Bergoglio, che ne fu aspro avversario in
Argentina. E Raniero La Valle pensa che il nuovo papa si avvii a
superare le idee radicate nel nostro «immaginario religioso» di un
Dio vendicativo e di un Cristo giudice, legate a loro volta ai dogmi
del peccato originale e dell’inferno – sempre meno digeribili dai
cattolici più aperti.
«Finalmente abbiamo un
pastore che invece di parlare di principi non negoziabili … o
condannare “comportamenti devianti”», scrive La Valle sul n. 12
di “Rocca”, afferma non soltanto «che Dio è misericordia» ma
«che Dio è solo misericordia e perdona sempre» in contrasto con la
tradizione preconciliare di un «Dio che giudica, e poi perdona, ma
anche punisce e condanna in questa vita e nell’altra»; di «un Dio
offeso, che … aveva voluto essere risarcito col sacrificio del
Figlio, che proprio per questo, “discendendo dai cieli”, sarebbe
stato mandato a morire sulla croce»: il Dio, in una parola,
incarnato nel giudizio universale di Michelangelo, che «pesa come
una cappa di piombo sulla nostra fede».
L’inizio e la
fine della storia
Ma è stato proprio papa
Francesco a smentire tale supposto abbandono della dottrina
raffigurata da Michelangelo affermando: «Nel Credo noi professiamo
che Gesù “di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i
morti”. La storia umana ha inizio con la creazione dell’uomo e
della donna a immagine e somiglianza di Dio e si chiude con il
giudizio finale di Cristo. Spesso si dimenticano questi due poli
della storia, e soprattutto la fede nel ritorno di Cristo e nel
giudizio finale a volte non è così chiara e salda nel cuore dei
cristiani. … L’immagine utilizzata dall’evangelista è quella
del pastore che separa le pecore dalle capre. Alla destra sono posti
coloro che hanno agito secondo la volontà di Dio, soccorrendo il
prossimo affamato, assetato, straniero, nudo, malato, carcerato…
mentre alla sinistra vanno coloro che non hanno soccorso il prossimo.
Questo ci dice che noi saremo giudicati da Dio sulla carità.»
(Udienza generale, S. Pietro 24 aprile 2013)
Se dunque il papa,
riprendendo il testo biblico (Matteo, 25, 32-34), mette l’accento
sulla «carità» come metro del giudizio finale, ribadisce però che
esso ci sarà, come il paradiso e l’inferno, nel modo in cui
appunto lo rappresentò il Buonarroti.
I gay, il diavolo e
Santa Teresina
Allo stesso modo
Francesco, in varie occasioni, non ha affatto rinunciato a parlare
dei «princìpi non negoziabili» e a condannare i «comportamenti
devianti», sulla falsariga di quanto ebbe a scrivere il 22 giugno
2010 ai monasteri carmelitani di Buenos Aires l’allora cardinal
Bergoglio per denunciare l’imminente approvazione della legge che
legalizzava il matrimonio e le adozioni omosessuali.
In quella legge il futuro
papa Francesco ravvisava «il rifiuto totale della legge di Dio,
incisa anche nei nostri cuori» e aggiungeva: «Ricordo una frase di
Santa Teresina quando parla della sua malattia infantile. Dice che
l’invidia del Demonio voleva vendicarsi della sua famiglia per
l’entrata nel Carmelo della sua sorella maggiore. Qui pure c’è
l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel
mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine
di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di
crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui:
questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo
distruttivo del disegno di Dio.»
La guerra di Dio
In questa lettera alle
suore carmelitane, inoltre, insieme al vecchio armamentario di Dio e
del Diavolo, coi rispettivi «disegni», ricompariva anche il sogno
teocratico di una società modellata secondo la morale cattolica e
secondo la morale “naturale” con essa coincidente: «Oggi la
Patria», concludeva infatti Bergoglio, «ha bisogno dell’assistenza
speciale dello Spirito Santo che porti la luce della verità in mezzo
alle tenebre dell’errore. … Invocate il Signore affinché mandi
il suo Spirito sui senatori che saranno impegnati a votare. Che non
lo facciano mossi dall’errore o da situazioni contingenti, ma
secondo ciò che la legge naturale e la legge di Dio indicano loro.
Guardiamo a san Giuseppe, a Maria e al Bambino e chiediamo loro con
fervore di difendere la famiglia argentina. … Che ci soccorrano,
difendano e accompagnino in questa guerra di Dio.»
Parole, le ultime, che
ripetono quelle con qui Gregorio IX chiamava i fedeli, nel 1230, alla
crociata contro un popolo contadino (ed eretico): «siate pronti alla
guerra contro i pagani … Perché non è solo la vostra guerra, ma
la guerra di Dio.» (bolla Contro il popolo tedesco degli
Stedingi). Mentre l’accostamento della legge sulle unioni gay
al Diavolo fa tornare alla mente l’altro Gregorio, Magno (590-604),
secondo il quale «era giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri
perversi originati dal fetore della carne, perissero per mezzo del
fuoco e dello zolfo.» (Commento morale a Giobbe)
Echi antichi di una
dottrina vecchissima, anzi decrepita quanto basta per mettere una
pietra tombale sulle speranze di rinnovamento suscitate dal papa
“nuovo”.
Dal sito “cattolicesimo
reale” pubblicato anche in “cronache laiche” 29 giugno 2013
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