Genova 1970. Dopo l'alluvione. |
Per il 7 ottobre era
previsto l'arrivo di una perturbazione che tutti in città
aspettavano con ansia e trepidazione. La pioggia si fece attendere
fino all'ora di cena per poi scatenarsi con furia davvero
distruttiva. In poche ore si abbatté sul capoluogo ligure un
quantitativo d'acqua elevatissimo, pari quasi alla misura media di
precipitazione annua. (...)
Già dopo le prime ore di
pioggia arrivarono le prima angosciate grida d'allarme: la piena dei
fiumi Leira, Polcevera, Bisagno, Voltri e altri, a carattere
torrentizio, furono la causa del disastro; le acque tracimarono,
esondarono praticamente ovunque, abbatterono gli argini, si
riversarono per le strade trascinando nella loro folle corsa
qualunque ostacolo trovassero sul loro percorso; le linee ferroviarie
e molte strade furono interrotte in più punti a causa delle numerose
frane, rendendo così ancora più difficoltosi i soccorsi. (...) Alla
fine di tutto Genova ebbe 44 vittime, più di 2.000 sfollati e la
certezza di dipendere più dai capricci del cielo che dall'azione
degli uomini. (...)
Come in passato, e come
sempre in futuro, accanto ai ragazzi di Genova i Vigili del Fuoco,
instancabili angeli del soccorso che sotto il diluvio o in mezzo al
fango correvano là dove si alzava un grido di aiuto, affrontavano le
avversità per cercar di ripristinare le normali condizioni di vita o
accorrevano lì dove, semplicemente, si cercava una parola di
conforto.
Dalla rubrica Vuoti di Memoria (a cura di Alberto Piccinini) dopo un'altra alluvione.
"il manifesto", 5 novembre 2011
Nessun commento:
Posta un commento