15.6.16

Emanuele Macaluso per gli 80 anni di Pompeo Colajanni

Conoscevo bene Letizia Colajanni (eravamo insieme nel Comitato Federale di Caltanissetta e mia moglie le era affezionata fin dall'infanzia), ma con suo fratello, il comandante Barbato della Resistenza, “lo zio Pompeo” dei comunisti siciliani, ho parlato poche volte e solo una volta a lungo, insieme a Giacomino Lo Presti, che era mio suocero e gli era molto amico. Ne ascoltai poi un discorso funebre a Barrafranca, ove un neofascista aveva ucciso un compagno dopo una dura contesa verbale. Quelle occasioni mi bastarono per sentire il fascino della sua figura e della sua eloquenza robusta e rotonda. 
Recupero qui l'articolo augurale per i suoi ottant'anni scritto per “l'Unità” da Emanuele Macaluso che ne era, a quel tempo, il direttore. (S.L.L.)
Pompeo Colajanni
Pompeo Colajanni compie oggi ottant’anni. A lui gli auguri più cari di tutti noi che gli vogliamo un gran bene. Tutti coloro che lo hanno conosciuto, anche per un momento, sono stati attratti dal suo volto aperto e leale, dal suoi occhi vivissimi e parlanti, dai suoi baffi di patriarca giovane, dal suo gesticolare che dà vita alle cose di cui parla e sapore al dialogo con gli altri.
Credo di conoscere Pompeo da sempre. Da quando i miei ricordi hanno un senso. Egli ha quasi venti anni più di me. E quando ero ancora fanciullo, mio padre che era ferroviere e conosceva Pompeo, passeggiando per la piazza grande di Caltanissetta mi indicava un giovane trentenne di taglia corta, con pochi capelli e folti baffi, spiegandomi: “È l’avvocato Pompeo Colajannl: un signore amico del popolo”. Eh già, Pompeo era allora un “signore”. Figlio di una nobildonna e di un avvocato, abitava in un palazzotto di Trabonella, proprietario di una grande miniera e barone di un recente baronato come quello dei tanti che subentrarono al gattopardi indebitati.
Pompeo apparteneva ad un forte ceppo repubblicano ed egli stesso giovane repubblicano diventò comunista negli anni Venti, frequentando i ferrovieri di Caltanlssetta (Nicola Arnone, Francesco Malagioglio) ed altri lavoratori ed artigiani comunisti.
In quegli anni Pompeo frequentava “l'alta società” (si fa per dire) e gli operai, i circoli dei signori e le osterie del minatori, dei muratori, del ferrovieri. Ma frequentava anche il Foro, le biblioteche e gli intellettuali seri e forti che allora si ritrovavano in questa piccola città di provincia.
Pompeo fu un punto di riferimento per l’antifascismo militante e no, e non solo di Caltanlssetta ma di tutto il circondarlo anche perché manteneva rapporti con gruppi di antifascisti in Sicilia e fuori. E già da allora emergeva una personalità forte, un uomo coraggioso, inflessibile, un combattente. La sua bontà non è stata mal bonomia, la sua gentilezza convive con la sua risolutezza, il suo essere “distratto” non attenuava il rigore cospirativo o l’attenzione alle cose che contano in questo mondo.
Del resto, questi tratti del suo carattere si esprimeranno negli anni della Resistenza, della guerra spietata e senza frontiere nelle Langhe e nella liberazione di Torino.
Ma gli anni che “contano” nella sua formazione sono quelli di Caltanissetta, gli anni della organizzazione clandestina in una zona dove i confinati erano tanti, dove la resistenza al fascismo continuò e si rinnovò grazie a tanti giovani. Fra questi mi ritrovai con Colajanni che fu nostro maestro. E con lui il minatore Calogero Boccadutri, il muratore Michele Ferrara, il calzolaio Nicola Piave, il bracciante agricolo Filippo Dibilio, l’impiegato Michele Galà e tanti altri che tennero in piedi l’organizzazione del partito nella clandestinità.
Colajanni era per noi un esemplo di dirittura e fermezza morale, di ricchezza culturale, umana e civile. E lo sarà poi per i giovani che seguirono il tenente di cavalleria Colajanni in montagna, per i giovani siciliani nelle grandi lotte del minatori e del contadini.
In questi lunghi anni di dirigente comunista, di combattente antifascista, di comandante partigiano e di uomo di governo, di parlamentare nell’Assemblea siciliana e nel Parlamento nazionale, Colajanni ha saputo conquistarsi la stima di tutti, anche dei suoi avversari più duri, e l’affetto di tutti noi. Proprio tutti.
Lunga vita, «zio Pompeo»!


“l'Unità”, 4 gennaio 1986

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