18.6.16

Resistenza. La lettera al Cardinale di Enzo Enriques Agnoletti (1943)

Enzo Enriques Agnoletti a un  comizio dell'ANPI
Nei primi giorni del dicembre 1943 il cardinale arcivescovo di Firenze, Elia Dalla Costa, pubblicò sul «Bollettino dell’Arcidiocesi di Firenze» una Lettera al clero ed al popolo per la pacificazione degli animi. Nella città occupata dai tedeschi e nuovamente nelle mani dei fascisti egli supplicava “i sacerdoti e quanti sono costituiti in autorità ad adoperarsi perché, cessati i dissensi di ogni genere che dividono il nostro popolo, si consegua quella interna pacificazione degli animi che è da tutti cosi intensamente desiderata”; riprovava perciò “insulti, vandalismi, uso delle armi contro chicchessia” e definiva «uccisioni commesse d’arbitrio» le azioni dei primi partigiani della città, con chiaro riferimento all'uccisione, avvenuta il primo dicembre, del colonnello Gino Gobbi, comandante delle cosiddette “SS italiane”, le formazioni militari fasciste che lui stesso aveva riorganizzato, il principale aguzzino dei cittadini fiorentini arrestati in quel terribile autunno. Queste azioni erano, secondo il cardinale, causa di “reazioni che in nessun modo devono essere provocate”.
«La Nazione», fascistizzata, il 5 dicembre 1943 pubblicò con grande evidenza il testo integrale della lettera. Ad essa rispose Enzo Enriques Agnoletti in un memorabile articolo pubblicato il 19 dicembre su “La Libertà”, il giornale clandestino del Pda fiorentino, di cui era il massimo dirigente.

Lei non può ignorare, Eminenza, che in questo momento, in questo stesso istante forse in cui noi scriviamo, o Lei legge, uomini nostri fratelli, creature umane, subiscono torture che fanno vergogna all’umanità.
In via Benedetto Varchi 22, prima, ora in via Ugo Foscolo 80, sede della milizia alle dipendenze delle SS, si battono a morte gli arrestati, s’appendono con le braccia legate finché non svengono dal dolore, si traforano con le baionette, si butta loro dell’acqua bollente in bocca.
Lo stesso, peggio o poco meglio, avviene in molti circoli rionali.
Queste cose, Eminenza, durano già da molte settimane e Lei, Eminenza, lo sappiamo, ne è a conoscenza. Non abbiamo inteso nessuna parola di disapprovazione dalle sue labbra.
[...] Lei deve considerare, Eminenza, che da anni e non da ora soltanto i nostri amici e compagni affrontano morte, prigione, fame e torture per il trionfo di un’idea in cui credono. E seguiteranno ad affrontarli.

Postilla
Di lì a qualche mese la sorella di Enzo, Anna Maria, avrebbe subito la sorte descritta dal fratello nella lettera al cardinale: torturata per molti giorni in modo disumano dalla banda Carità, fu fucilata il 12 giugno 1944. Ho attinto le notizie e le citazioni contenute in questo post da Storie di Gap, un avvincente libro di storia patria scritto da Santo Peli e pubblicato da Einaudi nel 2014.

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