17.6.16

Viola e un poco nervosamente. Una poesia di Vladimir Majakovskij (1893 - 1930)

La viola si snervò a supplicare
e all’improvviso proruppe in singhiozzi
in modo cosi bambinesco
che il tamburo non resse più :
“Bene, bene, bene!”
E, spossato anche lui,
senz’ascoltare tutto il discorso della viola,
sgattaiolò sull’ardente via Kuzneckij
e fuggì.
L’orchestra guardava con indifferenza
la viola che si struggeva in lacrime
senza parole,
senza tempo,
e in qualche luogo
soltanto uno stupido piatto
stridette :
“Cos’è?”
“Com’è?”
Ma quando il bombardone
dal muso di rame,
sudato,
gridò :
“Sciocca,
piagnucolona,
asciugati!” —
io mi alzai,
mi arrampicai barcollando fra le carte di musica
e fra i leggìi che si piegavano dal capriccio,
gridai chissà perché:
“Dio mio!,”
gettandomi sul collo di legno.
“Sapete, viola?
Noi siamo estremamente simili:
ecco io pure
strillo
e non so dimostrar nulla!”
I musicisti ridono:
“Come c’è cascato!
Se scelto una sposa di legno!
Che balordo!”
Ma io me ne infischio!
Io sono buono.
“Sapete, viola?
Vogliamo vivere insieme?
Eh?”

1914


In Poesia russa del Novecento, a cura di angelo Maria Ripellino, Feltrinelli, 1960

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