19.2.17

Francia. I successi dell'ultradestra che manifesta per tutti (Costanza Spocci)

Parigi
«Nessuno può scegliere così il proprio sesso: l’uomo è l’uomo e la donna è la donna, altrimenti trovo il resto contro natura e persino un po’ disgustoso». A scagliarsi contro la cosiddetta “Teoria Gender” non è una signora reazionaria francese ma una ragazza che ha appena compiuto diciotto anni: è travestita da Marianna, l’allegoria della Repubblica, e si sta preparando insieme ad altre coetanee a fare da sfondo alla conferenza stampa della Manif Pour Tous, la Manifestazione per Tutti. Il 16 ottobre la rotonda di Porta Dauphine, a Parigi, è riempita di bandiere e striscioni inneggianti all’intoccabilità della famiglia sulle questioni scottanti del giorno: la Pma, procreazione assistita, la Gpa, l’utero in affitto e, come sempre, la legge Taubira del maggio 2013, conosciuta come Marriage Pour Tous, che sancisce il diritto di matrimonio per tutti e non più esclusivo per coppie eterosessuali.
«La famiglia va ben al di là di ogni questione politica, non è di destra né di sinistra», dice Ludovine de la Rochère, a capo dell’associazione Manif Pour Tous che dalla legge Taubira ha organizzato le manifestazioni con il più alto tasso di partecipazione di tutta la storia della V Repubblica.
Bus organizzati sono arrivati da tutta la Francia anche questa metà di ottobre: 24.000 i partecipanti secondo la questura, 200.000 secondo gli organizzatori. Tra tutti questi dimostranti, che si definiscono “resistenti” contro una società corrotta e caotica, non spunta neanche una bandiera di partiti politici: un chiaro monito della Manif Pour Tous, che vuole mantenere a tutti costi l’apparenza di un «forte spirito famigliare che ci caratterizza», come lo definisce la stessa Rochère.
In molti, in effetti, si sono portati dietro tutta la famiglia, compresi i nonni, gli zii e chiaramente tutti i figli che a volte si raggruppano in bande di una decina. Un gruppetto di bambini è montato sul tetto di una fermata del bus e ha formato una mini-band con tanto di parrucche tricolori, tromba, trombette e bandierine. Incitano la folla che sotto di loro sfila diretta verso la Tour Eiffel. «Un papà, una mamma» e «abbasso Hollande», sono gli slogan ripetuti per tutto il serpentone del corteo. Tra le bandierine rosa e azzurre e gruppi di adolescenti che saltellano musica pop “giovane”, i più anziani provano ad annuire a ritmo con la testa e a muoversi un po’, e qualche signora cerca con le anche di scuotersi di dosso anche un po’ di noia. «Il governo deve smettere di fare dei traffici con la genealogia, la discendenza, la famiglia e soprattutto con dei bambini: hanno diritto a sapere da dove vengono e di avere un padre e una madre che siano tali!», dice con foga Fréderic, artigiano tagliatore di pietre e padre di 8 figli.
Ha votato il Front National (Fn) alle scorse elezioni e voterà ancora Fn, ma è in aperto disaccordo con la corrente laica di Marine Le Pen e non c’è storia che tenga per lui: «La legge di Dio prevale sulla legge degli uomini».
In manifestazione ci sono anche molti preti che stringono mani e dispensano sorrisi a vicini di corteo e lontani, e sparsi qua e là tra la folla altrettanti frati e suore che con la loro presenza sottolineano il punto centrale della manifestazione: una cristianità legata alla tradizione, portatrice e garante dell’identité francese. «Vogliamo difendere un’idea tradizionale di famiglia», spiega Alain Escada, presidente del partito ultra-cristiano e di estrema destra Civitas, «perché è l’unità principale per garantire una società ordinata in cui le classi collaborano». Il modello di società ideale di Escada è il corporativismo dell’ex dittatore portoghese Salazar, un paradigma in toto fascista applicato in uno Stato Cristiano che ripudia la laicità a cui il presidente di Civitas non manca di aggiungere il «rifiuto dell’immigrazione, del mondialismo, del nuovo ordine mondiale e di tutto quello che mette in causa i nostri usi e costumi».
A un certo punto della processione, per rompere un po’ il clima di santità, sei Femen provano a lanciarsi a seni scoperti contro i dimostranti, ma la polizia le acciuffa ancor prima che raggiungano il corteo. La sicurezza è elevatissima e anche il servizio d’ordine della Manif Pour Tous è così ben organizzato che a fianco delle centinaia di volontari con la maglietta rossa della «Security» e i loro cappellini, ci sono anche gruppi di uomini tarchiati che monitorano la situazione. Difficile approcciare questi ultimi: non vogliono farsi fotografare, guardano in cagnesco e non rilasciano interviste. Alcuni sono giovani, superata la ventina, altri quarantenni e più. Sono tutti vestiti di nero, molti con giacche di cuoio e anfibi, e qua e là spunta qualche testa rasata. «Siamo quelli che intervengono in caso di problemi» - «Siete i picchiatori?» - «Siamo la sicurezza». I «neri» non sono in divisa, hanno ricetrasmittenti grosse quanto un avambraccio e dicono di essere pagati per fare la sicurezza, ma da nessuna parte appare il nome della società di sicurezza privata. Nelle Manif Pour Tous precedenti, fin dal 2013, è Vendôme Sécurité che ha preso l’appalto per assicurarsi che le contro-manifestazioni non raggiungessero il corteo. La società appartiene ad Axel Loustau, una vecchia guardia del Group Action Defense (Gud), un gruppo neo-fascista conosciuto per le sue azioni ultra-violente, ed è quella stessa Vendôme cui Marine Le Pen, una volta montata alla testa del partito, ha dato l’incarico di occuparsi in toto della sicurezza del Front National.
E proprio l’Fn è presente alla Manif, o almeno la sua corrente cattolica-conservatrice, con la “nipote” Marion Marechal Le Pen. Con lei spuntano altre fasce tricolori, come Frederic Poisson, candidato alle primarie di destra, e Robert Ménard, in gioventù fondatore di Reporter Sans Frontières e ora sindaco di estrema destra a Bezier; insieme a loro visi noti di Action Française, un gruppo monarchico e cattolico di ultra-destra, e visi meno noti di esponenti di lobby pro-famiglia con un network esteso a livello europeo.
«La famiglia e i bambini non sono di destra né di sinistra», è il riassunto della de-politicizzazione del discorso di una Manif Pour Tous che in realtà raggruppa destra e centro francese, gli ultra-cattolici, i reazionari e l’estrema destra sotto un’unica bandiera. E la bandiera della cristianità e della francesità è tutto tranne che de-politicizzata.


Pagina 99, 5 novembre 2016

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