12.1.10

Poesia per Marilyn (di Pier Paolo Pasolini). Con una breve nota.


Nel 1960 una poesia di Pier Paolo Pasolini fece da colonna sonora alla prima parte di un documentario dal titolo La Rabbia dedicato a Marilyn Monroe. La recitava Giorgio Bassani. Il commento parlato della seconda parte era stato affidato a Giovannino Guareschi.(S.L.L.)


Del mondo antico e del mondo futuro
era rimasta solo la bellezza, e tu,
povera sorellina minore,
quella che corre dietro i fratelli più grandi,
e ride e piange con loro, per imitarli,
tu sorellina più piccola,
quella bellezza l'avevi addosso umilmente,
e la tua anima di figlia di piccola gente,
non ha mai saputo di averla,
perché altrimenti non sarebbe stata bellezza.

Il mondo te l'ha insegnata,
cosi la tua bellezza divenne sua.
Del pauroso mondo antico e del pauroso mondo futuro
era rimasta sola la bellezza, e tu
te la sei portata dietro come un sorriso obbediente.
L'obbedienza richiede troppe lacrime inghiottite,
il darsi agli altri, troppi allegri sguardi
che chiedono la loro pietà! Così
ti sei portata via la tua bellezza.

Sparì come un pulviscolo d'oro.
Dello stupido mondo antico
e del feroce mondo futuro
era rimasta una bellezza che non si vergognava
di alludere ai piccoli seni di sorellina,
al piccolo ventre così facilmente nudo.
E per questo era bellezza, la stessa
che hanno le dolci ragazze del tuo mondo...
le figlie dei commercianti
vincitrici ai concorsi a Miami o a Londra.

Sparì come una colombella d'oro.

Il mondo te l'ha insegnata,
e cosi la tua bellezza non fu più bellezza.
Ma tu continuavi a essere bambina,
sciocca come l'antichità, crudele come il futuro,
e fra te e la tua bellezza posseduta dal Potere
si mise tutta la stupidità e la crudeltà del presente.
La portavi sempre dietro come un sorriso tra le lacrime,
impudica per passività, indecente per obbedienza.

Sparì come una bianca colomba d'oro.

La tua bellezza sopravvissuta dal mondo antico,
richiesta dal mondo futuro, posseduta
dal mondo presente, divenne un male mortale.


Ora i fratelli maggiori, finalmente, si voltano,
smettono per un momento i loro maledetti giochi,
escono dalla loro inesorabile distrazione,
e si chiedono: "E' possibile che Marilyn,
la piccola Marilyn, ci abbia indicato la strada?"

Ora sei tu,
quella che non conta nulla, poverina, col suo sorriso,
sei la prima oltre le porte del mondo
abbandonato al suo destino di morte.


Nota
Questo Pasolini per caso ritrovato in un antico ritaglio ("Tuttolibri" supplemento de "La Stampa" - 5 febbraio 1977) mi ha incuriosito e potrebbe incuriosire le lettrici e i lettori del blog. Confesso che la poesia che, seppure nobilitandola, parla di una bellezza sciocca e crudele non mi è piaciuta, mi è sembrata orribilmente piccolo borghese, perfino un po' maschilista. Forse non l'ho capita. Sarei felice di vedere postato un commento che possa aprirmi una strada.




2 commenti:

Giulia ha detto...

a me invece piace molto questa poesia!Pensa che la porto agli esami di terza media...a volte però Pasolini è piuttosto pesante,secco,ma tuttavia è una poesia intrisa di significati e sembra proprio che abbia scavato in fondo nell'anima della diva di Hollywood per trovare la sua fragilità,la sua incertezza,la sua tenerezza e il suo bisogno di affetto e cure.

Anonimo ha detto...

Il soggetto fine a sè non è Marilyn, ma la bellezza rapita che soggiace alle vicende corrotte del tempo storico. Tulla l'idea del bello in Pasolini è affidata alla tonalità del rimpianto. Rimpianto di una bellezza, appunto, mercificata e consumata, privata della sua essenza in quanto forzata, ostentata, venduta. Non da lei direttamente, ma dal mondo che gliel'ha rubata per farla sua.

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