24.9.10

Il superenalotto e l'antistato.

In autobus due signori e una signora parlano dello strabiliante premio del Superenalotto. Credo si tratti di centotrenta milioni o addirittura di più. Uno fa il saputo: “Lo Stato ci deruba. Fra una settimana o due, quando avranno incassato altri milioni, diranno che uno ha vinto, chissà dove. Ma in realtà il biglietto vincente non esiste: quei quattrini se li frega lo Stato”.
L’idea di uno Stato che frega il cittadino come può, anche barando, fa parte delle idee-forza nella propaganda della destra, ma ha qualche corrispondenza con la realtà. Per esempio le scadenze sono sempre “perentorie” per il cittadino e soltanto ordinatorie per la “pubblica amministrazione”. Ma stavolta i sospetti dell’uomo sono del tutto infondati. E’ ormai un bel po’ che lo Stato dà in gestione il business del Superenalotto alla Sisal, una compagnia privata che, al modo degli esattori, organizza e pubblicizza il gioco e dà allo Stato la sua parte, incassando quel che resta, incluse le vincite non ritirate. Mi intrometto: “Non è mica facile. Ci sono gli Uffici della Finanza che controllano la regolarità del gioco”. “Ci vuole poco – fa - a corrompere la Finanza, l’Intendenza, i notai e tutti i controllori”. “E poi – insisto – il Superenalotto è stato dato in gestione. Se ci sono trucchi non li fa lo Stato, lo Stato non c’entra niente”. Non mi crede: “C’entra sempre lo Stato”.

1 commento:

Unknown ha detto...

A proposito di Superenalotto. Non pensi sia "immorale" o, più laicamente, senza senso una vincita di tale entità. Già una cifra di "appena" 1milione di euro sarebbe in grado di cambiare la vita della maggior parte dei cittadini. E poi che te ne fai di 145milioni? Sembra una frase di Frassica ma sarebbe meglio far felici 145 famiglie con 1milione ciascuno piuttosto che 1 famiglia con 145milioni. Non trovi?

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