L'11 settembre del 1973, con il colpo di stato militare guidato da Pinochet e l'eroica resistenza del presidente Salvador Allende, assassinato dagli sgherri dei traditori, si concludeva l'esperienza di governo di "Unidad Popular" che tante speranze aveva suscitato in tutti i poveri e gli oppressi di quella grande nazione e, specialmente, nelle popolazioni indigene, negli indios che giustamente vi intravedevano una speranza di liberazione e di riscatto. Il canto di cui qui pubblico la traduzione nacque nell'immediatezza del colpo di stato e fu tradotto in Italiano da Dario Fo, che lo inserì in un suo impegnatissimo spettacolo di solidarietà che rappresentò negli ultime mesi dell'anno, Guerra di popolo in Cile. (S.L.L.)
Al suono delle catene di rame
è caduto l'albero
sul quale dormiva il pavone.
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Se la mano libera dell'indio cileno
toccasse l'argilla
cosa ne nascerebbe?
Nascerebbero brocche
perché la gente possa bere,
nascerebbero pentole
perché la gente possa mangiare,
nascerebbero otri per il vino,
nascerebbero muri,
nascerebbero piccole statue di cotto,
così belle da guardare.
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Se la mano libera dell'indio cileno
toccasse la bestia
cosa ne nascerebbe?
Nascerebbero pelli
per coprirsi nel giorno e nella notte,
e grandi tappeti morbidi
per sdraiarci
con la nostra donna,
e tamburi sui quali
battere per ballare.
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Se la mano ammanettata
dell'indio cileno
toccasse il fucile
cosa ne nascerebbe?
Nascerebbe la speranza
per tutta la povera gente
nascerebbe lo spavento
per chi ci tiene sotto,
nascerebbe fuoco e ghiaccio
per chi ci leva il sangue.
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Se la mano ammanettata
dell'indio cileno
toccasse il fucile
solo allora nascerebbe
la sua libertà,
al suono delle fucilate
comincerebbe a ricrescere
l'albero sul quale
va a dormire il pavone.
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