Cominciò nel ’39, come in un film di Franchot Tone o di Pai ‘O Brien, con azzurre divise attillate, facce di boria innocente, mogli di capitani che, attraversando la piazza, si lasciavano dietro una nuvola di colonia da ricordarsene tutta la notte.
Poi imparammo distinguere dal rombo le varietà dei motori, come dal verso si distingue un cuculo o una cornacchia bisbetica. I contadini non alzavano più nemmeno gli occhi dal solco, dicevano che l’aria s’era ammorbata oramai, quel rumore di mal inferno ingrassava nelle foglie la peronospora.
Infine la guerra finì, sulla pista abbandonata rimase il rumore di due fusoliere, e, al cimitero, un poderetto di croci, con nomi di Dusseldorf, di Ratisbona. Piovve a lungo su certe macchie di sangue vicino ai crateri delle bombe della R.A.F.
Nessuno ci pensava più, nessuno poteva immaginare che di tanti luoghi di un tempo, desueti o distrutti, questo solo, il più sinistro, dovesse risuscitare, riverniciato a nuovo, ospizio di altri e tanto più stupidi e perfetti congegni per ammazzare chiamati (chissà cosa vuol dire) Cruise.
Postilla
Il brano sopra proposto, sull’aeroporto di Comiso, è di un grande comisano, lo scrittore Gesualdo Bufalino, tratto dal suo Museo d’ombre, pubblicato da Sellerio nel 1982.
Era in corso, a quel tempo, una durissima battaglia pacifista contro la collocazione in quel sito dei terribili missili atomici della Nato, Pershing e Cruise. Nel vivo di quella battaglia morì in quel terribile 1982, il 30 aprile, Pio La Torre, segretario regionale del Pci, che aveva svelato come nell’opacità degli appalti militari si fossero inserite imprese mafiose. Lo uccisero insieme all’amico e compagno Di Salvo, un assassinio politico-mafioso di alto valore simbolico.
Pio La Torre aveva proposto che quel luogo, invece d’essere deposito di “perfetti e stupidi congegni di morte”, diventasse aeroporto civile e contribuisse per questa via a collegare la Sicilia al mondo, favorendone la prosperità.
Pio La Torre era anche, da deputato, capofila di una grande battaglia antimafia, da molti a destra ostacolata perché violava il tabù della proprietà privata, quella per la confisca dei patrimoni dei boss. Ci volle un’altra morte orrenda e ingiusta, il 3 settembre, quella del generale dalla Chiesa, perché la proposta di La Torre divenisse legge, grazie anche all’impegno del ministro Rognoni. E ci volle una forte campagna di opinione dell’Arci, di Libera, di tante persone di buona volontà, perché sul finire dello scorso millennio, la legge Rognoni-La Torre divenisse operativa e i beni, da simbolo della prepotenza, diventassero strumento di riscatto per le nuove generazioni.
Negli stessi anni – c’era il governo D’Alema - si realizzava anche l’altra proposta di La Torre: si decideva di mettere fine alla fin troppo lunga destinazione militare e mortifera di quegli spazi dell’agro di Comiso. La base missilistica si riconvertiva in aeroporto civile. Quando la riconversione fu condotta al termine – erano già gli anni 2000 – qualcuno al Comune di Comiso saggiamente pensò di intitolare la struttura rinnovata a Pio La Torre. Lo si fece nel 2007, presente il ministro D’Alema.
Nel 2008 la destra conquistò il Municipio. Decisero di reintitolare l’aeroporto civile a Vincenzo Magliocco che, per quanto militare, era comisano e non più a La Torre, palermitano e per di più comunista. Poco importava che quel cambiamento di nome facesse gioire Cosa Nostra; pare che piacesse ai comisani e tanto bastava. A nulla riuscì la mobilitazione popolare per impedire questa vergognosa stupidità. La destra comisana decretò: “Noi tireremo dritto”.
Pare dunque che l’aeroporto si chiami Magliocco , come al tempo di Bufalino, ma pare non riesca a decollare. Ci sono di mezzo l’appalto alla società di gestione, la sua classificazione nel nuovo piano teso a distinguere aeroporti nazionali e regionali, la burocrazia del Ministero della Difesa e quella del Ministero delle Infrastrutture. E nonostante le proteste trasversali, del sindaco di destra Alfano, del deputato Pippo Digiacomo comisano del Pd e del presidente della Regione Lombardo, quelli che ci capiscono dicono che ci vorrà un bel po’ di tempo prima che cominci a funzionare.
Non mi addentrerò nei meandri di una questione intricata. Comunicherò solo un’impressione, fortissima: l’aviatore comisano Magliocco era di sicuro una brava persona, ma a quel sito il suo nome , chissà perché, non porta bene. (S.L.L.)
1 commento:
Il generale Vincenzo Magliocco è nato a Palermo, non a Comiso,anche se a Comiso esiste il cognome Magliocco.
Posta un commento