4.9.14

A Levin Schücking. Una poesia di Annette von Droste-Hülshoff (Germania 1797-1848)

Che nessuna parola, tagliasse come acciaio,
separi ciò che mille fili uniscono,
e mai nessun pensiero, anche possente,
mesca fiele alla coppa di vin puro.
La vita è tanto breve, e rara la fortuna:
essere, finalmente, invece di sembrare!

La sorte, come per celia malvagia,
ci ha collocati su due poli ostili.
Ma tu sappi che dove culmina la scissione,
il magnete governa, sovrano universale,
che non teme né fiumi né montagne,
e passa col suo raggio il cuore della terra.

Guardami gli occhi, non son forse i tuoi,
persino la mia collera, non somiglia alla tua ?
Sorridi, e quel sorriso è come il mio,
allegro o pensieroso similmente.
Ciò che diventa scherzo sulle labbra di tutti,
lo sentiamo più sacro, noi due, nel nostro cuore.

Castore e Polluce: chiaro e tenebra alterni,
luce soltanto se rubata all'altro,
e segno, tuttavia, della fedeltà più religiosa.
Dammi, Dioscuro, dunque, la tua mano!
Che quel mito solenne si rinnovi, 
che una fiamma gemella arda sull'elmo.


Da La casa nella brughiera, BUR, 1988 – Traduzione Giorgio Cusatelli

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