15.9.14

A proposito di pentimento. Il rimorso delle buone azioni (Mark Twain)

È curioso come certe parole suscitino associazioni mentali errate. Per esempio, la parola «pentimento»: per scarsa riflessione, noi l'associamo esclusivamente con il concetto di peccato. Apprendiamo ben presto, e conserviamo, l'idea che ci si penta solo delle (attive azioni, mentre in realtà dedichiamo una quantità di tempo a pentirci delle nostre buone azioni. Spesso, quando ci pentiamo di un peccato, lo facciamo meccanicamente, per principio, freddamente e col cervello; ma quando ci pentiamo di una buona azione, il pentimento ci sgorga amaro e cocente dal profondo del cuore. Quando ci pentiamo di un peccato, ben spesso ci perdoniamo facilmente e ne scacciamo il ricordo; ma quando ci pentiamo di una buona azione, ben di rado riacquistiamo la pace: continuiamo a pentircene per sempre. E, in questo caso, il pentimento è così giovane, forte, vivido, vigoroso e perenne! Avete beneficato con lutto il cuore un ingrato: con quale immortale tenacia ed instancabile forza ve ne pentite! Il pentimento di un peccato, paragonato a quello, è cosa ben povera, sbiadita e di breve durata.
Sono convinto che l'uomo medio sia fatto come me, altrimenti non rivelerei questo mio segreto. Dico l'uomo medio, e non vado oltre, perché son sicuro che vi sono uomini eccelsi i quali non si pentono delle loro buone azioni quando, in cambio, non ricevono che ingratitudine e tradimento. Penso che questi pochi dovrebbero essere in paradiso: sono già sulla buona strada.
In vita mia ho commesso parecchi milioni di peccati. Di molti, probabilmente, mi sono pentito, anche se non me ne ricordo; di altri ho pensato di pentirmi, ma poi non mi è sembrato ne valesse la pena; tutti, tranne quelli più recenti e qualcuno di quelli più vecchi, li ho dimenticati. In vita mia ho fatto undici buone azioni: me le ricordo tutte, e quattro di esse con chiarezza cristallina. Di queste quattro mi pento ogni qual volta ci penso — e lo faccio non meno di cinquantadue volte all'anno. Me ne pento sempre con lo stesso primitivo furore. Se mi sveglio la notte, eccole là, quelle buone azioni, in agguato, pronte a tenermi compagnia fino al mattino. Non ho mai commesso alcun peccato che mi abbia inseguito con la stessa pertinacia, tranne uno; e mai di alcun peccato mi sono pentito con la stessa sincerità e con lo stesso intatto fervore con cui mi sono pentito di quelle belle, splendide, buone azioni.
Forse voi che leggete queste righe fate parte di coloro che sono stati ingannati e dovrebbero essere in paradiso. In questo caso non capirete quel che ho detto, né lo condividerete, ma lo comprenderà il vostro vicino se ha cinquant'anni. (1909)


Da Lettere dalla Terra, Editori Riuniti, 1982

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