È giunta quasi al suo
traguardo la pubblicazione, a cura de Il Ponte Editore e del Fondo
Walter Binni, delle Opere Complete del grande italianista perugino.
Sotto il felicissimo titolo La tramontana a Porta Sole,
scelto dallo stesso Walter Binni nel 1983, nel ventunesimo dei 22
volumi sono stati raccolti con qualche aggiunta rispetto all'edizione
originaria e in ordine cronologico, gli Scritti perugini e
umbri.
Il testo che segue fu pubblicato nel 1942 sulla rivista “Primato”, promossa da Bottai, nella rubrica L'orecchio con lo pseudonimo di Dioniso. La rubrica affidava a un collaboratore della rivista il compito di tracciare un quadro sulla situazione letteraria delle varie città italiane. Aprire alla “fronda” in un momento difficile della guerra era nei disegni di Bottai e nel programma della rivista, ma è interessante notare come Binni qui focalizzi l'attenzione soprattutto su figure dell'antifascismo militante, da tempo sotto il controllo della polizia politica. (S.L.L.)
Il testo che segue fu pubblicato nel 1942 sulla rivista “Primato”, promossa da Bottai, nella rubrica L'orecchio con lo pseudonimo di Dioniso. La rubrica affidava a un collaboratore della rivista il compito di tracciare un quadro sulla situazione letteraria delle varie città italiane. Aprire alla “fronda” in un momento difficile della guerra era nei disegni di Bottai e nel programma della rivista, ma è interessante notare come Binni qui focalizzi l'attenzione soprattutto su figure dell'antifascismo militante, da tempo sotto il controllo della polizia politica. (S.L.L.)
Perugia, novembre 1942
Più che da echi di
conversazioni letterarie, da indiscrezioni di progetti e di libri,
l’orecchio qui è colpito dalla voce pazza e terribile della
tramontana che impera per un lungo inverno e non tralascia di fare
rapide apparizioni anche nei brevi termini di un’estrosa primavera
e di un autunno virile e pensoso. La tramontana è certo qui il
personaggio più illustre e più eterno, eppure, come tutti i
perugini che vogliono consolare con la loro presenza la vita della
città, fa anch’essa la sua passeggiata di gran carriera per il
Corso, la via che congiunge i due punti più celebri di Perugia: la
balaustra sul mare della valle umbra e la piazza dove si fronteggiano
il palazzo dei Priori e la Fontana dei Pisano. La tramontana nasce da
Porta Sole, il luogo di più intensa offerta del paesaggio, il
compenso più prelibato per chi, ristucco dei facili entusiasmi
carducciani, disdegnoso torce il muso di fronte alle decine e decine
di chilometri di panorama che si aprono a commento perpetuo del Canto
dell’amore. Poi da Porta Sole si precipita verso il Corso e
viene a portare ai più oziosi passeggianti la parola ferma e
persuasa della campana municipale, il gelo e l’impeto degli edifizi
di pietra della vecchia acropoli etrusca. Nella voce di questo vento
si è sfatto il profumo segreto di una misteriosa vita di godimenti e
di culti esoterici e supplisce quel cielo intenso, pieno di fulmini
di saviniana memoria che resta a simbolo di una collaborazione
naturale con la mistica pietà etrusca nelle vecchie cittadine della
maremma.
Qui tutto è passato
nell’aria che ravviva, oltre i resti dei monumenti etruschi, una
presenza che supera uomini e vicende. Mentre di lontano, nella
vallata, vicino al Tevere, sotto una specie di buffo casotto
ferroviario, s’apre quel piccolo averno di perfetta bellezza che è
l’Ipogeo dei Volumni a testimoniare una civiltà che rende vibrante
e intensa ogni nostra placidità rinascimentale: un trionfo e una
morte che ci ricordano una vita seria e disillusa, conscia di un
limite e ambiguamente sorridente, tesa al mistero che custodiva con
ingordigia in ogni atto affermativo, proprio come possibili angui
medusei si trasformavano in grossi riccioli sul volto dei loro angeli
della morte.
Su a Porta Sole
porteremmo i visitatori più degni, gelosi come siamo di questa città
di eccezione dove vivere è insomma un privilegio che bisogna
nascondere agli altri e a se stessi, al proprio bisogno di agio, di
società letteraria, di un’aria meno tesa, più quotidiana. Quassù
dalle gobbe nude di Monte Tezio agli orti urbani, dalla catena dei
monti di Gubbio spezzati nel loro ritmo con un varco a lontananze
sublimi al vago disegno dei pini di Monte Pecoraro, il paesaggio è
in movimento, mutevole: selvaggio ed educato, ma con un tono
fondamentale di coni rclcz/.i assorta che si riflette nel disegno di
vicoli, piazzette ed edifìci in un provvidenziale gioco di equilibri
architettonici che ci sorregge alle spalle, dalla città.
Quassù abitava qualche
anno la Gianfranco Contini (che ancora ogni tanto cerca l'occasione
di nominare Perugia come uno dei luoghi della sua fantasia e del suo
cuore) e ci piaceva vederlo incalzato dal suo demone su per queste
viuzze e scalinate che sembrano fatte apposta per lui. Allora c’era
e veniva altra gente di lettere e le discussioni letterarie e
artistiche potevano più abbondantemente arrivare fin quassù anche
se in un’aria sempre distaccata e disinteressata. Non mancava una
visita di Montale o di C.E. Gadda, di Morra o di Pancrazi.
Ora la solitudine
perugina è più intatta e la vita dei pochi rappresentanti locali
della ecclesia letteraria e artistica italiana è scandita sui
propri pensieri, libera dai contatti socievoli di altre città.
A parte coloro che nelle due Università e nelle altre scuole alternano l’insegnamento con dotte conferenze e pubblicazioni, gruppi di letterati e artisti (almeno per un devoto delle Regie Poste letterarie di Prospettive) non ci sono. Piuttosto cultori di studi filosofici che offrono ogni tanto il piacere di una discussione e il piatto forte di una conferenza di qualche filosofo che arriva dalle capitali a riscaldarci gli umori speculativi: cosi tempo fa abbiamo avuto di fronte il volto sorridente e confidente di Ugo Spirito che ci esponeva la sua ricerca, l'ansia, ma quanto in fondo serena!, di chi esamina con la sua sottile intelligenza una storia di sconfitte del pensiero umano.
A parte coloro che nelle due Università e nelle altre scuole alternano l’insegnamento con dotte conferenze e pubblicazioni, gruppi di letterati e artisti (almeno per un devoto delle Regie Poste letterarie di Prospettive) non ci sono. Piuttosto cultori di studi filosofici che offrono ogni tanto il piacere di una discussione e il piatto forte di una conferenza di qualche filosofo che arriva dalle capitali a riscaldarci gli umori speculativi: cosi tempo fa abbiamo avuto di fronte il volto sorridente e confidente di Ugo Spirito che ci esponeva la sua ricerca, l'ansia, ma quanto in fondo serena!, di chi esamina con la sua sottile intelligenza una storia di sconfitte del pensiero umano.
Spesso si possono vedere
dall’osservatorio mobile del Corso Walter Binni, arruffato e
distratto e sempre disposto a parlare di politica, “poetica”, e
poesia, con lo scultore Quinto Martini, pronto però a lasciare
Perugia per Bologna, che passano per cercare aria di primavera nei
viali di circonvallazione. Solitario marcia con ritmo futuristico
Gerardo Dottori, solitario passeggia Arturo Checchi con un rappreso
ghigno di demone etrusco che nella sua solida pittura si rivela come
il presupposto di ogni concretezza toscana. Se si entra nella
libreria Simonelli (che invita con l’esposizione di tutte le
“novità” ) è facile incontrare Aldo Capitini: vi parlerà dei
suoi lavori religiosi, o di poesia, di politica e di filosofia, ma vi
solleciterà anche a lunghe peregrinazioni sui colli e sulle pianure
che circondano la sua Perugia.
Ormai la breve estate si
è allontanata e ha avaramente portato con sé i colori vistosi delle
vesti femminili, dei grembialini non indigeni di cui aveva fiorito
con furia improvvisa di un pagamento di arretrati il Corso e i suoi
caffè straripanti dai marciapiedi. Ormai il cronista di questa vita
più poetica che letteraria sente che è meglio abbandonare il suo
osservatorio per non dover riacciuffare ogni momento il foglio su cui
scrive alla prepotenza della tramontana e per ritornarsene verso
climi più facili, a conversazioni, a segni di una umanità
letteraria più accogliente.
Dionisio
La tramontana a Porta
Sole. Scritti perugini e umbri 1942-1997, Il
Ponte Editore, 2017
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