Nel 1958, in occasione di
un Congresso Internazionale di Filosofia, a Venezia, in alcuni bar di
piazza San Marco, davanti a un uditorio selezionato di filosofiche
menti, Umberto Eco lesse una serie di filastrocche che in facili e
gioiosi versi raccontano alcuni momenti della filosofia occidentale
dai presocratici agli esistenzialisti, e oltre. Insieme a un nutrito
numero di vignette filosofiche, ideate già in anni precedenti dallo
stesso Eco (“nel corso di alcuni convegni all'Università di
Torino” - ci informa l'autore), contribuirono a formare un pregiato
volumetto a tiratura limitata, pubblicato dalle Edizioni Taylor con
il titolo Filosofi in libertà
e firmato Dedalus, pseudonimo che Eco tornò a utilizzare nelle sue
collaborazioni al quotidiano “il manifesto” una dozzina di anni
dopo. Le filastrocche e alcune delle vignette confluirono in Il
secondo diario minimo (Bompiani,
1992), donde ho tratto questa divertentissima filastrocca dal tragico
finale e anche la vignetta.
Secondo
Eco “l'alto ideale etico che ha animato ciascuna di queste esercitazioni conviviali è stato quello di una assoluta correttezza
scientifica”. Da qui il monito per le generazioni a venire:
“scherziamo, sì, ma seriamente”. (S.L.L.)
Da "Il secondo diario minimo", Bompiani 1992 |
Nei dì che gli Argivi
vivevan beati
correndo giulivi
per boschi e per prati,
alcuni messeri
con tono profondo
si chiesero seri:
“Di che è fatto il
mondo?”
Un tal di Mileto
chiamato Talete
con tono faceto:
“Se non lo sapete
vi mostrerò tosto
- si mise a affermare -
che il mondo è composto
con l’acqua del mare!”
Al che Anassimandro
mandavagli a dire:
“Ma con lo scafandro
si vada a vestire.
Perbacco, al postutto
mi par più compito
a base del tutto
pensar l’Infinito!”
Al che Anassimene
per farla più varia
con subdole mene
pensò pure all’aria.
Ma Empedocle allora,
passando, per gioco,
gridò: “Alla
buon’ora!”
e aggiunse anche il
fuoco.
In questo pasticcio
Pitagora stava
e acuendo il bisticcio
i numeri dava:
poiché trasmigrare
con l’alma soleva
infine girare
le sfere faceva.
A questi sapienti
così scalmanati
si uniron frementi
persin gli Eleati;
e tanto che visse
con aria sincera
Parmenide disse
che il mondo è una
sfera,
e in questo complesso
concorrer dell’ente
l’uom vive depresso:
non muove mai niente.
In tal situazione
neppure fai breccia
neppure fai breccia
- lo dice Zenone -
se lanci una freccia,
ed una tra mille
testuggini a caso
ti lascia l’Achille
con tanto di naso.
Ma, assai divertito,
“Che scemo che sei!
- gli disse Eraclito -
perché panta rei!
Chi
fa un pediluvio
nel
mezzo al torrente
ha
sempre un profluvio
di
acqua corrente!”
Ma
debbo avvertire:
la
storia più nera
si
mise ad ordire
un
tizio di Abdera,
Democrito,
il quale
-
non è un fatto comico -
con
tratto fatale
fondò
il pool atomico;
e
s’oggi la guerra
ha
un tono antipatico,
lo
deve, la Terra,
a
quel presocratico.
Insomma,
col vento,
con
gli atomi e il fuoco,
gridavan
per cento,
costoro,
a dir poco.
E
i Greci seccati
da
tutti quei vezzi,
infine
adirati
li
fecero a pezzi.
E
ciò è confermato
da
prove evidenti:
ne
abbiamo trovato
soltanto i frammenti...
soltanto i frammenti...
da Dedalus, Filosofi in libertà, Taylor 1958, ora in Umberto Eco, Il secondo diario minimo, Bompiani 1992
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