29.12.12

Mussolini: “Via i tram dalla Città Eterna!”. Puzze, scuotimenti, operai arrapati.

Dalla recensione di Luca Sappino (su “Pubblico” del 27 dicembre 2012) al libro di Grazia Pagnotta Dentro Roma, edito nei mesi scorsi da Donzelli e dedicato alla storia tranviaria nella Città Eterna recupero qualche curiosità. Ad esempio che il più grande sciopero, nel 1917, nel pieno del conflitto mondiale, lo fecero i tranvieri: ma non contro la guerra, contro le tranviere conducenti, che dovevano esser assunte in sostituzione egli uomini al fronte. Oppure che fu proprio Benito Mussolini a proclamare in un discorso del 1925 che venisse eliminata «dalle monumentali strade di Roma la stolta contaminazione tranviaria».
In effetti c’era un intreccio complicato di fili elettrici, pali e rotaie, frutto di una tardiva municipalizzazione del servizio e del sovrapporsi di private iniziative. La riforma fascista del trasporto pubblico eliminò le vetture su rotaia dal centro della città, dai Fori, piazza di Spagna, eccetera. Non mancarono lamentele: i bus a quel tempo (e forse non solo) erano assai più inquinanti dei tram, più traballanti, più sensibili alle curve, alle buche, agli imprevisti della circolazione.
Una cittadina, Maria Tosini, se ne lamentò scrivendo proprio a Mussolini, subito dopo, quando non era ancora d’obbligo il “Voi” come pronome di rispetto:«Duce amatissimo, il popolo di Roma implora da Lei una grazia, quella di far rimettere il tram come stava prima, per molte ragioni, per la salute che con quello scotimento, con quella puzza siamo tutti già mezzi morti; per l’igiene (...) e per la moralità».
Sulla moralità dei bus un padre di famiglia scrive al direttore del “Messaggero”: «Se avete una moglie abbastanza giovane, se avete una figlia signorina o una sorella, fatele fare quattro percorsi in autobus e poi fatevi raccontare le loro impressioni sulle strette e sui contatti forzatamente impudichi. Fatevi raccontare quali impressioni riportano dal sentirsi schiacciare i seni oppure sentirsi nel sedere o sul ventre l’asta virile inturgidita di qualche operaio il quale, contro la sua volontà, per l’istinto bestiale dell’uomo, entra in eccitazione per lo stretto contatto, favorito dal movimento del veicolo». Un anonimo se la prendeva con chi produceva quelle «mostruosità di autobus» e insinuava: «C’è di mezzo la Fiat».

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