Cesare Zavattini è soprattutto noto come soggettista e sceneggiatore cinematografico: tra i cento e più film cui mise mano si annoverano i capolavori neorealistici di De Sica Sciuscià, Ladri di Biciclette, Umberto D., Miracolo a Milano.
Egli fu, in realtà, un intellettuale poliedrico di genio: poeta, narratore, umorista, pittore e tante altre cose ancora. Nel 1976 ebbe un momento di grazia: mostre in Spagna e in Messico e ben tre libri per diversi editori, Einaudi, Bompiani ed Editori Riuniti. Risale a quell’anno l’intervista a Gigliola Jannini da cui riprendo il frammento relativo a un curioso progetto cinematografico.
Non mi risulta che sia stato mai realizzato e credo anche di indovinare il perché. (S.L.L)
Egli fu, in realtà, un intellettuale poliedrico di genio: poeta, narratore, umorista, pittore e tante altre cose ancora. Nel 1976 ebbe un momento di grazia: mostre in Spagna e in Messico e ben tre libri per diversi editori, Einaudi, Bompiani ed Editori Riuniti. Risale a quell’anno l’intervista a Gigliola Jannini da cui riprendo il frammento relativo a un curioso progetto cinematografico.
Non mi risulta che sia stato mai realizzato e credo anche di indovinare il perché. (S.L.L)
Cesare Zavattini |
D. In questo momento di intensa attività letteraria, come sono i suoi rapporti personali con il cinema?
R. Aperti ! Poco tempo fa mi ha telefonato un noto giovane regista domandandomi l'idea per un film, e gliel'ho data con un bel titolo: La scopata. Si tratterà di un film economico. Una camera da letto, un marito e una moglie del tipo giudicato comune. E una vera e propria analisi dell'atto più naturale, più bello e sconosciuto, smontato e scandito in ogni suo momento, interdisciplinarmente. Non sarà un film breve. E ci vorranno due o tre macchine da presa. Più un microscopio. Ma ogni mezzo tecnico, come ho sempre ambito, sarà mischiato così come il contenuto stesso del film, che passa da momenti pubblici a momenti segreti, dal monologo al dialogo. E mi caverò anche la voglia di essere speaker di un così sublime avvenimento.
D. Il soggetto non dà molto spazio alla fantasia. Lei che sa maneggiarla così bene ci rinuncia?
R. Mi fa tornare in mente quei personaggi del regime che erano contrari al film-inchiesta accusandolo di mortificare la fantasia. Tutto quello che non si conosce è una miniera di fantasia. Quello che si fa finta di conoscere è una fantasia talmente tautologica da poter essere perfino sovvenzionata dal ministero per il Turismo e Spettacolo.
Parlano tanto di me!
Conversazione con Cesare Zavattini a cura di Gigliola Jannini
"Panorama", 26 ottobre 1976
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