Le grandi mezzane occupano un ruolo
rilevante nella storia della prostituzione, specie nel XVIII secolo
illuminato e libertino. Durante il regno di Luigi XV, trentadue
matrone reputate operavano a Parigi.La più celebre fu Madame
Gourdan, detta la Petite Comtesse: una provinciale, che esordisce
come semplice commessa in un negozio di moda, poi va a Parigi, si
sposa con un agiato funzionario, si inizia alla galanteria e fa
rapidamente fortuna. Le demoiselles, cioè le prostitute
d'élite, molte attricette o ballerine dell'Opéra, che dirige, la
chiamano mamma. Fra le ragazze che Madame Gourdan ha formato, c'era
pure l'avvenente, ma plebea Jeanne Vaubernier, di cui facilita il
matrimonio col conte di du Barry, e così Jeanne potrà diventar
l'amante del re, onore che pagherà poi con la condanna alla
ghigliottina.
Ma la Petite Comtesse è ben più che
la tenutaria di una casa di tolleranza, o boudoir, come si
diceva per quelle raffinate. Sotto il suo tetto ospita pure
occasionalmente delle coppie che vogliono conservar l' incognito,
coppie adulterine oppure incestuose, come quella formata dal duca de
Choiseul e da sua sorella, la duchessa de Grammont. Soprattutto sa
procurare creature capaci di soddisfare tutti i capricci e tutti i
vizi. Fornisce ragazze disinvolte per movimentare le parties fines
organizzate da aristocratici o ricchi borghesi nelle petites maisons,
riservate ai loro piaceri; adolescenti ai pederasti; succubi alle
lesbiche attive; bocconcini prelibati a vescovi e monsignori, che per
lo più ricercano delle verginelle.
Dopo tanta fortuna la sua vita si
concluse tristemente. Per aver circuito e compromesso una donna
maritata e onesta, la Gourdan fu condannata, in contumacia, a essere
fustigata in pubblico, marcata a fuoco e bandita da Parigi. In
appello, grazie alle testimonianze di illustri clienti, fra cui il
principe de Conti e il duca de Richelieu, venne assolta. Ma ormai la
sua carriera era finita.
“la Repubblica”,7 luglio 1990
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