31.12.14

Milano Citylife. La fine della Fiera (G.G.)

La scheda seguente, corredo di un articolo di Giorgio Ghiglione dal titolo emblematico Perché Milano costruisce case che nessuno compra, pubblicato su un numero di settembre di “pagina99we”, racconta le vicende del parco e del quartiere in costruzione nello spazio che fi della Fiera Campionaria. (S.L.L.)
Rendering di Citylife, il progetto di riqualificazione del quartiere della Fiera
Si chiama Citylife e doveva essere il Central Park di Milano. Entro il 2015 al posto dell'ex Fiera Campionaria dovevano esserci 168 mila metri quadri di verde su un'area di 365 mila metri quadri, i grattacieli dalle archistar Libeskind, Hadid e Isozaki (il più alto d'Italia), tre zone residenziali con abitazioni di prestigio e un museo d'arte contemporanea. A dieci anni dalla presentazione del progetto, del Central Park milanese c'è davvero poco.
La storia di Citylife inizia con lo spostamento della Fiera da Milano a Rho. Per riqualificare la zona rimasta vuota viene indetta una gara con un requisito: metà area deve essere parco. Ad aggiudicarsela è la cordata Ciylife composta dalla Fonsai di Salvatore Ligresti, Allianz, Generalie Lamaro Appalti. I vincitori offrono 523 milioni di euro contro i 460 del progetto di Pirelli Re disegnato Renzo Piano, votato però come il migliore da una consultazione fra i cittadini.
Ai vincitori viene concesso di sforare gli indici di edificabilità consentiti nelle aree dismesse. Per i critici, come Rolando Mastrodonato, presidente dell'associazione "Vivi e Progetta un'altra Milano", si tratta di una cementificazione mascherata: troppi i 1.100 appartamenti e 3 grattacieli in un area di soli 100 mila metri quadrati. «Parlare di Central Park milanese è una presa in giro», dice Mastrodonato, «l'area di verde è estremamente frammentata. Vengono calcolati anche i giardinetti condominiali privati all'interno delle nuove costruzioni».
Con l'arrivo della crisi i soci di Citylife si sfilano. Nel 2010 esce il gruppo Lamaro, nel 2011 tocca a Ligresti che vende le sue quote a Generali, e a luglio di quest'anno anche Allianz abbandona il progetto. Scompare il museo d'arte contemporanea (il Comune preferisce riqualificare edifici già esistenti nella zona: il Velodromo Vigorelli e il Palazzo delle Scintille, destinato a ospitare eventi) e i lavori vanno a rilento: la torre Isozaki è completa al 60% e della torre Hadid si stanno ancora gettando le fondamenta. Una situazione che induce chi ha già acquistato a rimandare il trasloco e rende difficile trovare nuovi inquilini. Anche perché abitare a Citylife non è economico. I prezzi variano dai 7-500 euro ai 12.500 euro a metro quadro, cifre analoghe a quelle chieste per zone di pregio come Brera o il centro storico.
Il Comune decide così di concedere la proroga dei lavori al 2023. «Non c'erano i margini per ridiscutere il progetto», ha spiegato l'assessore all'Urbanistica di Palazzo Marino Ada De Cesaris in un'intervista al periodico “Faber”, «il rischio di far saltare tutta l'operazione sarebbe troppo grosso e non possiamo permetterci un quartiere abbandonato». In cambio della proroga i costruttori si sono impegnati a realizzare gli spazi pubblici entro il 2015. C'è però chi accusa il Comune di aver fatto un accordo al ribasso. «Quando gli operatori hanno chiesto una dilazione era il momento di dire fate quello che riuscite a fare entro il 2015», spiega Sergio Brenna, docente di urbanistica al Politecnico di Milano, secondo il quale il Comune «non ha avuto la volontà di ridiscutere quello che succederàdopo il 2015. Eppure la dimensione dell'intervento rischia di creare più problemi di quanti ne potrà risolvere. Ci sono un milione di metri cubi su un'area ristrettissima. Citylife è una ferita aperta nel cuore della città che avrebbe dovuto essere sanata».



“pagina99we”, 27 settembre 2014

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