1
Ahimè la mia giovinezza
che ho sognato poledro di fierezza.
Ahimè che nera canzone,
spirata ai corni della luna,
teneri lungo la tela di lino.
Ahimè che lutto e vino,
che notturna mandola pizzicata.
2
La mia giovinezza ecco com'era,
un'invenzione di figura e fiera,
perché sola. Ma non fatele occhiatura
per lei che sempre si emula, pietà.
3
La mia giovinezza dico servitù,
forte sperpero in un clima
di luna solidale, di sole ecco.
La giovinezza che avido cuore
di scorpione. O che narcissa.
4
La giovinezza è dolce fendente,
il nostro godere la sua minaccia.
La giovinezza è luna fuggente,
già una cicatrice nella faccia.
5
La mia giovinezza ecco com'era,
meridiana ecco e avventura:
l'est e l'ovest di un marinaio,
la Lucifera Venere che irrora
di luce balneare questo segno,
questo tratto vuoto della mia mano.
La giovinezza ecco che usura.
Da Codice siciliano,
All'insegna del Pesce d'oro, Vanni Scheiwiller, 1957 (testo non
compreso nell'edizione Rizzoli, 1978)
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