Uno dei tipici ritratti di Kees Van Dongen |
Agli inizi del Novecento,
il Bateau-Lavoir di Parigi, ex fabbrica di pianoforti in place Emile
Goudeau, viene trasformata in appartamentini (non hanno né luce né
gas e l’acqua arriva solo al primo piano) destinati a studi di
artisti. Fra essi, Braque, Jacob, Picasso, Léger, Matisse, Cocteau,
Gris, Brancusi, Modigliani, Gauguin (reduce da Tahiti). Dal dicembre
1905 ci va a stare, per circa un anno, anche l’olandese Cornelis
Theodorus Maria (Kees) van Dongen (1877-1968) con la compagna Augusta
Preitnger («Guus») e la figlia Dolly. «Guus è vegetariana —
scrive Dan Franck ne La favolosa Parigi d’inizio secolo —
e dai van Dongen si mangiano solo.spinaci». Una volta che l’artista
si separa dalla donna, va a mangiare al ristorante, sulla cui porta
appare il cartello: «Dove si può vedere van Dongen mettere il cibo
in bocca, masticarlo, digerirlo e fumare? Da Jordan ristoratore, 10
rue des Bons-enfants».
Al Bateau-Lavoir gli artisti fumano l’oppio comprato dai marinai provenienti dall’Indocina; oppio che a qualcuno produce strani effetti. Apollinaire, per esempio, lo fuma assieme a Picabia e crede di essere in un bordello; Picasso — che in quel periodo vive con Femande Olivier e dipinge Les demoiselles d’Avignon — ogni tanto grida che con l’avvento della fotografia, la sua arte non vale nulla: allora è meglio suicidarsi. Effetti momentanei, s’intende, che non hanno seguito.
Al Bateau-Lavoir gli artisti fumano l’oppio comprato dai marinai provenienti dall’Indocina; oppio che a qualcuno produce strani effetti. Apollinaire, per esempio, lo fuma assieme a Picabia e crede di essere in un bordello; Picasso — che in quel periodo vive con Femande Olivier e dipinge Les demoiselles d’Avignon — ogni tanto grida che con l’avvento della fotografia, la sua arte non vale nulla: allora è meglio suicidarsi. Effetti momentanei, s’intende, che non hanno seguito.
Kees Van Dongen |
Esperienze, queste al
Bateau-Lavoir, importantissime per la stagione fauve di Kees van
Dongen, cui Parigi, per l’anno culturale olandese in Francia,
dedica al Musée de Montmartre (sino al 26 agosto) la rassegna Van
Dongen et les artistes du Bateau-Lavoir, a cura di Anita Hopmans:
una settantina fra oli e disegni che restituiscono un’immagine
precisa di questo artista anarchico e mondano.
A Parigi, Kees arriva nel
1897: vent’anni e tanta voglia di farsi strada. Ha con sé alcuni
dipinti con scene popolari eseguiti nella città natia e altri
dell’iniziale soggiorno parigino del 1897 e di quello definitivo
dai 1899. Nel 1904, la sua prima personale, l’incontro con Derain e
la conversione al fauvismo. Per vivere, il giovane olandese fa
disegni satirici per alcuni periodici, lo strillone di giornali, il
fattorino ed essendo piuttosto robusto come George Braque, persino il
lottatore nelle fiere.
Nella mostra di
Montmartre c’è anche il ritratto di Fernande. Raccontano che nel
vedere le sembianze seminude dell’amante, Picasso l’abbia presa a
sberle. Lei era scappata: non solo per questo ma anche per la troppa
sporcizia dello studio dell’artista spagnolo. Cosi Pablo aveva
chiesto ad Apollinaire di aiutarlo a pulire ed aveva regalato alla
donna profumi così forti che quando Femande era da lui, gli amici ne
captavano l’odore («Madame Picasso è da queste parti»,
dicevano).
Se i primi nudi dipinti
in Olanda avevano un aspetto «domestico», adesso Kees cerca le sue
modelle nei bordelli e per le strade: prostitute, bottegaie,
cabarettiste, acrobate. L’eclettismo giovanile lascia il posto a
una tavolozza dai colori accesi. Le sue donne hanno occhi grandi e
labbra rosso-fuoco. Sarà Lo scialle spagnolo, esposto al
Salon nel 1913, a farlo notare alla Parigi che conta, un dipinto
suscita scandalo, ma fa sì che sull’artista olandese si apra un
forte dibattito. È l’inizio del successo. Grazie soprattutto a due
nuove amanti — Jasmy Jacob, direttrice commerciale di grandi case
di moda, e la marchesa Luisa Casati — e a Felix Fenelon, il critico
più importante di allora. Van Dongen diventa il ritrattista del «bel
mondo»: politici e cortigiane, letterati e attrici, ambasciatori e
cantanti liriche, galleristi e finanzieri. Insomma, la borghesia si
mette in posa.
Kees ritrae le donne non
come sono, ma come vorrebbero essere; le rende desiderabili,
irresistibili. Con un tratto sono selvagge, orientaleggianti,
carnali, con languori di sapore baudeleriano. Il pittore coglie i
patiti dell’Opera, le boutique della moda. Ritratti e ancora
ritratti: per lui posano anche Leopoldo III del Belgio e l’Agha
Khan. In realtà, sul piano artistico — a parte i rapporti coi
fauves e alcuni espressionisti tedeschi — Kees se ne sta
lontano da gruppi e correnti.
Per i temi trattati viene
accostato a Degas e a Toulouse-Lautrec. Negli anni Venti, il «salto».
Sino a quando, nel 1941, Amo Breker, scultore ufficiale del III
Reich, lo invita in Germania. Viaggio, questo, che i francesi non gli
perdonano. Al rientro a Parigi viene boicottato. Tant’è che,
lasciata la Ville Lumière, va in Bretagna e, nel '47, a Montecarlo,
dove comprerà una villa. Cui, in ricordo dei vecchi tempi, darà il
nome di Bateau-Lavoir.
Corriere della sera, 1
luglio 2018
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