Ho scritto questo testo
come corredo a un resoconto di un convegno a Regalbuto, città natale
di Riccardo Lombardi, per i 25 anni della morte, nell'autunno del
2009. Lo riprendo qui per ricordare a me stesso e rammentare a qualche altro una
figura importante della ricca storia socialista.
Riccardo Lombardi, a sinistra, con Pietro Nenni |
La vicenda umana e
politica di Riccardo Lombardi è tra le più intriganti del
Novecento, bella da conoscere, lunga da raccontare. Qui proverò a
sintetizzarne qualche momento.
Nato nel 1901 a Regalbuto, orfano a 3 anni di un
capitano dei carabinieri toscano che si era sposato nella Sicilia
dove prestava servizio, fece le medie dai gesuiti, nel rinomato
collegio Pennisi di Acireale, e si laureò in Ingegneria industriale
al Politecnico di Milano.
Antifascista della prima ora nelle file della sinistra cattolica vicina a Pietro Miglioli, ma totalmente alieno da settarismi, partecipò nel 1922 con gli Arditi del popolo alla difesa dell'"Avanti" assaltato dai fascisti. Si avvicinò al marxismo quando il cattolicesimo italiano, nei suoi vertici vaticani e nelle gerarchie locali, cessò di opporsi al fascismo e, anzi, ne preparò la benedizione concordataria.
Antifascista della prima ora nelle file della sinistra cattolica vicina a Pietro Miglioli, ma totalmente alieno da settarismi, partecipò nel 1922 con gli Arditi del popolo alla difesa dell'"Avanti" assaltato dai fascisti. Si avvicinò al marxismo quando il cattolicesimo italiano, nei suoi vertici vaticani e nelle gerarchie locali, cessò di opporsi al fascismo e, anzi, ne preparò la benedizione concordataria.
Lombardi era tra quelli
che "non mollarono" anche dopo la soppressione dei partiti
e delle libertà politiche e subì, durante un volantinaggio
clandestino, l'aggressione di una squadraccia che ne danneggiò
permanentemente il fisico.
Negli anni Trenta, da
dirigente della sede milanese di un gruppo tedesco-olandese di
impiantistica chimica, conobbe importanti successi industriali,
rimase tuttavia collegato ai gruppi dell'antifascismo, aderendo a
Giustizia e Libertà.
Nel gennaio 1943 è tra i
fondatori del Partito d'Azione e nello stesso anno, nonostante i
problemi di salute, è tra i partigiani, comandante nelle brigate di
Giustizia e Libertà. Rappresenterà il Comitato di Liberazione nelle
trattative per la resa di Mussolini avviate dal cardinale Schuster.
Nell'incontro in Arcivescovado è lui a dire al "duce" e
Graziani che nulla c'è da trattare se non la resa incondizionata dei
fascisti.
Dopo la Liberazione è
Prefetto di Milano per il governo Parri ed è Ministro dei trasporti
nel primo governo De Gasperi, artefice della rapida ricostruzione del
sistema ferroviario.
Ma una più grande
battaglia lo attende nella nativa Sicilia, quando, dopo la rottura
dell'unità antifascista e la fine del primo governo De Gasperi,
accetta di guidare nel 1947 quell'Ente Siciliano di Elettricità per
la cui costruzione si era battuto. Era convinto che nessun progresso
avrebbe portato la stessa riforma agraria senza l'elettrificazione
nelle campagne. Riuscì nei sedici mesi di presenza a impegnare
l'Ente nella costruzione di nuove centrali, ma non riuscì a spezzare
la forza del potente monopolio privato dalla Sges (Società generale
elettrica della Sicilia) di proprietà della grande finanza siciliana
ed italiana, che condizionava pesantemente la neonata Assemblea
regionale siciliana e acquisì una posizione assolutamente dominante
dopo il 18 aprile del 1948.
Questa battaglia perduta
gli servì forse da bussola quando, 15 anni dopo, con il primo
centro-sinistra fu tra gli alfieri della nazionalizzazione
dell'energia elettrica.
Nel 1948 con Fernando
Santi e Vittorio Foa è alla testa della corrente autonomista che
vince il congresso del Psi. La linea proposta è chiara: superamento
del Fronte popolare, autonomia dai comunisti, ma anche opposizione
netta al nascente regime democristiano. Da direttore dell'"Avanti"
in un articolo del 31 dicembre 1948, intitolato Prospettiva 1949, si
schiera nettamente contro gli irrigidimenti della guerra fredda.
Parla di una negativa sfiducia che spingerebbe la sinistra ad
affidarsi "alla pressione militare e politica dell'Unione
Sovietica" più che "allo sforzo autonomo e rivoluzionario
delle masse, all'iniziativa popolare, alla diuturna conquista e alle
faticose realizzazioni".
Gliene viene una sorta di
scomunica da parte di Rodolfo Morandi che, a quel tempo
allineatissimo con Mosca, lo accusa di "insensibilità di
classe" e di "socialismo liberale", anche per la sua
matrice GL, e ne chiede la rimozione da direttore del quotidiano del
Psi. Lombardi replica il 18 gennaio scrivendo tra l'altro che "la
fase sovietica, di diretta democrazia popolare è ineliminabile"
in ogni rivoluzione e deve anche durare: "La costituzione di
consigli degli operai e dei contadini non può essere sostituita da
nessuna parata di truppe liberatrici".
Nonostante l'impegno di
Lombardi il primato degli "autonomisti" durò poco nel Psi
e in meno di un anno a riprendere il controllo del partito furono i
"frontisti" di Morandi e Nenni (che nel 1950 vincerà il
premio Stalin). Lombardi si proclamava "acomunista", per
sottolineare la distinzione dall'Urss e dal Pci, ma rifiutava
l'anticomunismo; ed era, da autonomista, favorevole a un rapporto e,
se possibile, a un raccordo con il Pci.
Dopo "l'indimenticabile
1956" Lombardi rientra con forza nel gioco politico del suo
partito, lo convince a votare per il Trattato di Roma che dà l'avvio
alla Comunità Europea (i comunisti votarono contro) ed è parte
fondamentale della nuova maggioranza che governa il Psi dopo il
Congresso di Venezia del 1957.
L'obiettivo è la "svolta
a sinistra", cioè un governo appoggiato dai socialisti che
realizzi - grazie alla programmazione democratica - una serie di grandi
riforme (nazionalizzazione dell'energia elettrica, pubblicizzazione
dei suoli edificabili, scuola media unica, servizio sanitario
nazionale etc.).
La prospettiva pare
realizzarsi con il governo Fanfani del 1962, cui il Psi garantisce un
appoggio esterno e una fattiva collaborazione (il lombardiano Ruffolo
dirige la programmazione e Lombardi segue personalmente la nascita
dell'Enel), mentre il Pci togliattiano, pur critico dell'operazione,
si astiene sulla fiducia. Lombardi è tuttavia tra i primi ad
avvertire l'impantanamento della originaria spinta riformistica del
centro-sinistra e nel 1964 la sua corrente non entra nel governo di centro-sinistra "organico" presieduto da Aldo Moro.
Negli anni successivi
Lombardi mantenne nel suo partito questa posizione critica e cominciò
a prospettare una "alternativa di sinistra" alla Dc,
favorita dall'evoluzione del partito comunista italiano. Da queste
posizioni criticò fortemente il "compromesso storico"
berlingueriano e, su questa linea, contribuì nel 1976 all'elezione a
segretario del Psi di Bettino Craxi.
L'alleanza Craxi-Lombardi
raggiunse il suo punto massimo nel congresso di Torino (1980), in cui
Lombardi si fece fautore di una svolta mitterandiana, ma anche di una
nuova Bad Godesberg che riscrivesse il programma fondamentale del
Psi. Eletto presidente del partito nel gennaio del 1980 si dimise un
paio di mesi dopo perché isolato rispetto alla sua stessa corrente
di "sinistra socialista", i cui principali esponenti, De
Michelis, Signorile, Cicchitto sembravano più interessati a un
accordo di potere, di governo e sottogoverno con Craxi che non alle
politiche ed avallarono, sia pure in modi diversi, le scelte di
rottura a sinistra. Morì il 18 settembre 1984.
settembre 2009
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