Renato Guttuso - Occupazione delle terre incolte (1950) |
Manovre dei
liberali per impedire l’attuazione della riforma - Unità e
solidarietà tra i contadini, che intensificano la lotta
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PARTICOLARE
PALERMO, 3. — Con
vivissimo entusiasmo è stata appresa in tutta l’Isola la notizia
che 370 agrari siciliani hanno ricevuto formale dichiarazione di
sfratto dai loro feudi. Come è stato annunciato ieri, ai 370 agrari
è stata comunicata — in base alla nuova legge di modifica della
vecchia legge di riforma agraria — la disdetta entro il termine
previsto per tale comunicazione, che era jl 31 agosto. L’obiettivo
che il movimento contadino siciliano si era prefisso in questa prima
fase della lotta è stato così in gran parte raggiunto: entro il 31
ottobre gli agrari espropriati dovranno abbandonare le terre finora
mantenute in barba alle leggi di Riforma.
Per illustrare
l’importanza di questo successo bastano alcune considerazioni.
Quando l’Assemblea
discusse, su proposta dei deputati di sinistra e delle ACLI, la
proroga al 31 ottobre del termine fissato nella vecchia legge per
l’immissione in possesso degli assegnatari e quindi per la cacciata
degli agrari, fu subito avanzato dai deputati monarchici e agrari un
emendamento, che il governo si affrettò ad accettare, secondo il
quale l’immissione in possesso entro il 31 ottobre veniva limitata
a quelle terre i cui proprietari fossero stati preavvisati con
disdetta entro il 31 agosto.
La manovra degli agrari
era chiara. Come dicono i contadini siciliani, essi in tutti gli
uffici della riforma «hannu i cani attaccati», cioè sono nella
posizione di quei ladri che possono rubate a man salva perché i cani
da guardia sono stati precedentemente e fraudolentemente legati. Essi
contavano di consumare ancora per un anno la truffa a danno dei
contadini e della riforma: e quest’anno poteva essere decisivo
perchè in cantiere c’è un’altra truffa: la legge elettorale che
Restivo, Alessi, Maiorana. Bianco ed altri esponenti monarchici,
democristiani c missini stanno tramando. Per cui due mesi fa, nei
corridoi dell’ Assemblea regionale, il barone Maiorana della
Nicchiare, deputato monarchico e capo degli agrari della Sicilia
orientale, poteva affermare altezzosamente: nella terza legislatura
non si parlerà più di riforma agraria e di leggi agrarie!
Fidavano anche gli
agrari, sulla data prossima del 31 agosto, che non avrebbe consentito
ai contadini di esercitare una sufficiente vigilanza e pressione.
Ma si sono ingannati. I
contadini siciliani hanno saputo preparare la lotta per la terra
mentre si raccoglieva il grano ed hanno saputo intraprendere la via
tradizionale della occupazione delle terre anche in un periodo in cui
mai, a memoria d’uomo, si era realizzato un cosi vasto movimento di
lotta per la terra.
I contadini siciliani
hanno ottenuto non solo che nel mese di agosto si assegnassero più
terre di quante non ne erano state assegnate nei tre anni precedenti,
ma sono riusciti ad imporre il rispetto sostanziale di quella norma
di legge che essi avevano conquistato.
Ora i contadini
continueranno la lotta perché tutti i piani di esproprio non ancora
pubblicati siano pubblicati e sopratutto per l’attuazione del
limite dei 200 ettari. Continueranno a vigilare e a lottare perché
effettivamente entro il 31 ottobre le decine e decine di migliaia di
ettari ottenuti in questi 370 piani di esproprio siano tutte
assegnate nel modo più giusto, rispettando la legge ultimamente
approvata e appostando le ulteriori necessarie modifiche.
Man mano che il ritmo
delle assegnazioni aumenta, aumenta anche la forza e la collera dei
contadini ingiustamente esclusi dalla terra. Sta prendendo forma e
vigore in questi giorni, nei paesi dove avvengono le assegnazioni,
quello che ormai viene chiamato il «movimento degli esclusi». Chi
sono gli «esclusi»? Sono innanzitutto coloro che la legge ingiusta
di Restivo e degli agrari ha tenuto fuori dagli elenchi e quindi dal
diritto ad aspirare alla terra. Su oltre 165 mila domande presentate
dai contadini siciliani tre anni fa. solo 67 mila sono stati accolte
perché la legge prevedeva la esclusione del diritto alla terra di
tutti coloro che avevano più dì 100 lire di imponibile o facevano
qualche giornata nell’edilizia.
Appartengono agli esclusi
tutti quei compartecipanti, “metatieri”, “terraggieri” che la
legge caccia fuori dalla terra.
Tutti questi contadini
sanno che non sono gli assegnatari, non è la lotta per la terra che
li scaccia dalla terra; sanno che è la legge voluta dal governo
agrario e clericale, che sono Restivo e Germanà a scacciarli. Essi
sanno anche che era stata presentata una legge a loro favoie, che
questa legge è stata respinta e che sarà ripresentata alla ripresa
dei lavori parlamentari.
Perciò essi stanno
discutendo ed elaborando le loro rivendicazioni in piena fraternità
e solidarietà con gli assegnatari e i contadini iscritti negli
elenchi, rivendicazioni che vanno dalla riapertura dei termini
prevista dalla legge alla richiesta d’indennizzo da parte dell’ERAS
per il danno subito, alla richiesta di assegnazione di un pezzo di
terra da coltivare comunque quest’anno.
Questo movimento dà una
altra risposta alla manovre di divisione che, con il sorteggio
indiscriminato, agrari e governo volevano tentare ai danni del
movimento contadino. Gli “esclusi” diventano una delle forze
fondamentali che spingono per lo esproprio delle terre e per
l’attuazione del limite di 200 ettari.
Già in alcuni paesi
Leghe di braccianti, Cooperative e ACLI cominciano a votare ordini
del giorno per un’ulteriore riduzione del limite di superficie. Gli
agrari cercano in ogni modo dì frenare il movimento e di salvare le
loro terre. Ricorrono alla carta bollata, ai sequestri, trovano nel
Consiglio di Giustizia Amministrativa, in gran parte nominato dal
governo Restivo, riconoscimento di tesi che sono in aperto contrasto
con la legge. Esercitano attraverso i loro deputali pressioni
sull’assessore Germanà e sul governo, come se ormai fare o non
fare la Riforma dipendesse da Germanà o da Restivo. Si dice perfino
che il segretario nazionale del partito liberale, l'europeista
Malagodi abbia intimato all'assessore Germanà, attualmente liberale,
di fermare le assegnazioni, schierandosi così assieme ai monarchici
e sopratutto assieme agli agrari e alla mafia siciliana.
Questi tentativi saranno
nel futuro vani come sono stati vani finora. Poche volte come in
questo momento gli agrari siciliani sono stati tanto isolati davanti
al popolo siciliano. E, con loro, è isolato chi li ha serviti per
tanti anni nel Parlamento e nel governo della Regione.
“l'Unità”,
sabato 4 settembre 1954
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