Chicago 1968. La polizia picchia selvaggiamente i contestatori al Congresso del Partito Democratico |
L'hanno tanto amata, l'America, quei giovani americani che hanno scoperto, all'inizio degli anni 60, che la società che serviva da modello e faro al mondo occidentale non era così perfetta come si voleva far credere loro.
Educati nel rispetto dei diritti dell'individuo, non potevano comprendere che si impedisse a un nero l'accesso a una scuola. Che il governo, garante della Costituzione, accettasse che i neri non potessero, nelle piazze, sedersi sulle panchine riservate ai bianchi. Che vi fossero bar per neri e bar per bianchi.
Educati nel rispetto dei diritti dell'individuo, non potevano comprendere che si impedisse a un nero l'accesso a una scuola. Che il governo, garante della Costituzione, accettasse che i neri non potessero, nelle piazze, sedersi sulle panchine riservate ai bianchi. Che vi fossero bar per neri e bar per bianchi.
Questo non era tollerabile.
Non era quello che avevano appreso sulla lotta tra il Bene
(l'America) e il Male (il comunismo). L'America mentiva sui propri
valori …
Allora
essi scesero nelle vie e sulle strade del sud degli Stati Uniti per
proclamare questa evidenza. E fu a colpi di pedate, di lance
antincendio e di imputazioni per turbamento all'ordine pubblico che i
poveri d'America insegnarono loro la verità sullo “stato
dell'Unione”.
Prima
falla nella fede nell'invincibilità e nella legittimità del “sogno
americano”, che andrà allargandosi nel corso degli anni 60.
Terremoti. Il problema nero, certamente, e l'esplosione della rivolta
nei ghetti delle grandi città industriali. Primi echi delle guerre
all'estero fomentate o sostenute dalla potenza americana, in Asia o
America latina. Ma è soprattutto la proibizione di esprimere le loro
contestazioni nei campus universitari, che giocherà il ruolo di
detonatore e spingerà i giovani americani a sfidare tutti i poteri.
I
poeti beatniks diedero un'anima alla loro rivolta: l'intelligenza e
lo humour erano loro alleati. Herbert Marcuse fece loro
comprendere l'alienazione degli individui rinchiusi nella loro
funzione di strumenti di produzione, non ammessi al piacere, alla
gioia. McLuhan insegnò loro l'enorme potere dei nuovi media. Bob
Dylan e Joan Baez indicarono loro le virtù del ritmo, della musica e
dei testi impegnati, per mobilitare le folle. Quanto ai neri, essi
mostrarono loro che per vincere bisogna battersi fino in fondo, quale
che ne sia il prezzo.
Nel
1962 dei giovani militanti creano lo SDS (Student for a Democratic
Society), organizzazione che unifica tutti i contestatori dei
campus universitari. Questo movimento dieviene la punta di lancia
della rivolta, quando Kennedy si impantanò nel Vietnam e l'invasione
di Cuba finì in fiasco.
Durante
quegli anni, la gioventù diventa il motore di una rivoluzione dei
costumi, delle mentalità, dei rapporti fra gli individui.
1968.
Tutte
le forze contestatrici convergono per far vacillare il formidabile
potere dell'establishment. Nel Vietnam c'è l'offensiva del
Têt. L'armata americano comincia a temere la disfatta, i campus
universitari sono occupati, le manifestazioni per la pace si
moltiplicano. A Chicago sono i “giorni della collera”: quelli che
si oppongono alla guerra si lanciano all'assalto della Convenzione
del Partito democratico. Bob Kennedy e Martin Lother King sono
assassinati.
Alcune
donne, vere e proprie pioniere, bruciano pubblicamente i loro
reggiseni e disturbano la solenne cerimonia dell'incoronazione di
Miss America...
Il
potere è scosso, ma non vacilla. Il popolo americano si emoziona per
la rivolta dei giovani, ma non mette in discussione i fondamenti
dell'ordine sociale.
Molto
presto, l'unanimità artificiale dei contestatori esplode. I neri
esigono il black power, e le Pantere nere spingono una
minoranza di militanti verso l'autodifesa armata. Una tentazione
analoga animerà alcuni gruppi di bianchi, i Weathermen,
mentre gli yippies resteranno fedeli alla loro volontà di sedurre
attraverso la provocazione, la beffa, l'instancabile appello al
godere. Quel che nel Vecchio continente fanno già da qualche anno i
“provos” di Amsterdam. Il movimento delle donne si spacca negli
anni 70 in tendenze nemiche, il che indebolirà, senza peraltro
cancellarle del tutto, le vittorie che aveva saputo conquistare.
E
soprattutto, l'America alla fine si libera di quel fardello
insopportabile: la guerra del Vietnam. Essa deve accettare
l'umiliazione e la sconfitta, ma questo la libera dal corrosivo
dubbio che la rode.
La
repressione può abbattersi sui contestatori.. Prigioni, assassinii,
violenze d'ogni genere. Ma anche recupero, per la gioia e il conforto
del sistema. Molti,
se non sono stati uccisi, tornano ad istallarsi nel “ventre della
bestia” che hanno tanto odiato.
Da
Nous l'avons tant aimée la revolution, Editions Bernard
Barrault, Parigi, 1986 – Trad. Salvatore Lo Leggio
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