Riccardo Lombardi con Pietro Nenni |
Dopo la sconfitta del
Blocco del Popolo il 18 aprile del 1948, nell'annuale congresso del
Psi svoltosi a fine giugno ottenne la maggioranza una inedita
alleanza tra la corrente di “Riscossa socialista” guidata da
Riccardo Lombardi, composta soprattutto da giovani della Resistenza, e
quella di destra, “Autonomia socialista”, che faceva capo a Romita
e raggruppava soprattutto notabili del riformismo prefascista.
Lombardi immaginava un'opposizione dura alla DC e al governo De
Gasperi, ma distinta da quella del Pci e tendeva a prendere le
distanze dal Pci sulle questioni di politica internazionale. I
romitiani aspiravano invece a ricompattarsi con i socialisti
governativi del Psli guidati da Saragat, alleati della Dc.
Il veto dei romitiani
fece sì che la segreteria del Psi fosse assegnata ad Alberto
Jacometti mentre a Lombardi fu affidata la direzione dell'“Avanti”.
Restava Lombardi, in ogni caso, il protagonista del dibattito
politico a sinistra e soprattutto contro di lui si appuntarono gli
attacchi dei “frontisti” guidati da Nenni e Morandi, che nel
Congresso del 1949 riuscirono a riconquistare la guida del partito.
Nel 1950 i sovietici conferirono a Pietro Nenni il Premio Stalin per
la pace. A Lombardi, fino al 1956, toccò il ruolo di minoranza
critica nel suo partito.
L'articolo che segue
mostra come contro Riccardo Lombardi e le sue ambizioni autonomiste
venissero attacchi pesanti anche da parte del Pci. Quello qui
pubblicato porta una firma particolarmente autorevole, quella di
Luigi Longo che, al tempo, reggeva
la segreteria come vice di Palmiro Togliatti, ancora in ospedale per il
postumi dell'attentato di luglio. (S.L.L.)
Luigi Longo in un comizio a Milano nel 1950 |
SOCIALISTI E COMUNISTI
L’URSS e i popoli dei
paesi borghesi
Abbiamo veduto che il
compagno Riccardo Lombardi concepisce soltanto come un dovere di
solidarietà e di aiuto verso l’URSS i rapporti che devono
intercorrere tra l'Unione Sovietica e i popoli dei paesi borghesi;
egli non h intende come una esigenza e un interesse di tutte le forze
democratiche e socialiste, se esse vogliono portare, nazionalmente e
internazionalmente, a vittoriosa conclusione la loro battaglia per la
creazione di una società e di un mondo nuovi, fondati sulla libertà
e sul lavoro.
Posta così la questione,
il compagno R. Lombardi si chiede:«L'esercizio di tale dovere...
deve tradursi in un impegno ad assecondare la politica che per la
difesa e l’incremento dell'Unione Sovietica decidono, volta per
volta, i suoi organi di governo?». A questa domanda, dice il
compagno Lombardi, «rispondiamo francamente no... i partiti
socialisti non devono isterilirsi in una mera opera di assecondamento
della politica dello Stato sovietico».
Concetti e parole, come
si vede, che riecheggiano i concetti e le parole che stanno alla base
di tutta la campagna anticomunista dei nemici della democrazia e del
socialismo: i partiti comunisti, dicono costoro, sono dipendenze
dell’apparato statale sovietico, sono pedine di uno stato
straniero, ecc. ecc.
Ma chi chiede, chi ha mai
chiesto, chi sostiene e chi ha mai sostenuto che i partiti comunisti
o socialisti devono «isterilirsi in una mera opera di assecondamento
della politica dello Stato sovietico », di una politica elaborata e
derisa da altri, cioè dagli organi di governo dell’URSS?
I partiti comunisti e i
partiti socialisti, e i partiti o movimenti democratici devono
elaborare e decidere la loro politica in piena indipendenza, in base
non a ordini immaginari, ma a una valutazione concreta di ogni
particolare situazione nazionale e internazionale e agli obiettivi
posti. Stia sicuro il compagno Riccardo Lombardi, da Mosca, né dagli
organi del Governo sovietico né dagli uffici del Partito bolscevico
partono ordini ai partiti comunisti. A Mosca si fa, sul piano
nazionale e internazionale, la politica della classe operaia al
potere, la politica di un paese che è la sesta parte del mondo, che
da trent’anni s'è liberato dalla schiavitù capitalistica, ha
costruito il socialismo e l’ha difeso e fatto trionfare contro
tutti i nemici interni cd esterni. Da Mosca si fa la politica di
redenzione sociale, di pace e di libertà che conosciamo oramai da
trent’anni.
Non sono gli immaginari
ordini che arriverebbero dal Cremlino, ad orientare la solidarietà e
la ammirazione di tutti i popoli e, in particolare, degli sfruttati e
dei proletari di tutti i paesi verso l'Unione Sovietica, verso la sua
politica e le sue conquiste: ma sono il sentimento e la coscienza
popolari che fanno riconoscere, in quella politica e in quelle
conquiste, esempi da seguire, posizioni da conquistare e da
difendere, aiuti preziosi per la marcia di ciascun popolo verso un
avvenire di democrazia e di socialismo.
È nel giudizio che viene
dato della realtà, delle conquiste e della politica dell'URSS che si
rivela non solo la capacità di analisi storica e politica, ma anche
la natura politica di un partito. Non è per caso che i reazionari di
ogni colore e di ogni latitudine hanno solo parole di odio e
propositi di fuoro contro l'URSS. Ma i lavoratori, i democratici
onesti e i sinceri socialisti e chi vede veramente nella abolizione
dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo la mèta socialista della
liberazione dell'umanità, non possono non sentire ammirazione per
quanto si è fatto in URSS e riconoscenza per l’aiuto che le
conquiste e la politica di quel paese danno al progresso e alla
liberazione di tutti i popoli del mondo, umiltà di discepolo per
tutti gli insegnamenti che da quella esperienza si possono elaborare
e trarre, con piena aderenza alle esigenze e alle situazioni
particolari e nazionali per la propria lotta liberatrice.
Il compagno R. Lombardi,
invece, vede in tutto questo un’alienazione della libertà di
giudizio e di azione, un insterilirsi in una mera opera di
assecondamento della politica dello Stato sovietico. Per giustificare
un'«esigenza socialista», che egli definisce di libertà e di
autonomia politica nei confronti dell'URSS, in contrasto con
un’«esigenza comunista», che egli definisce di semplice
assecondamento della politica che per la difesa dell’Unione
Sovietica decide, di volta in volta, il governo dell'URSS, il
compagno R. Lombardi, che pure aveva incominciato riconoscendo il
carattere socialista dello Stato sovietico, arriva a conclusioni
arbitrarie e assurde. Basa la sua «esigenza socialista» su casi che
egli stesso deve definire retorici e un poco paradossali, su
un'ipotesi — solo un’ipotesi, non una realtà, non una
prospettiva — un'ipotesi, ripetiamo, di conflitto fra gli
interessi permanenti di classe e gli interessi del paese in cui la
classe operaia è al potere. Troppo poco, e nemmeno serio per
giustificare una esigenza socialista in contrasto con un’esigenza
comunista — esigenza socialista poi che renderebbe possibile,
secondo il compagno Riccardo Lombardi, l'unificazione con tutti i
socialisti, anche con quelli saragattiani evidentemente, mentre
escluderebbe ogni idea di fusione, sotto qualsiasi forma, dei partiti
socialisti e comunisti.
Queste conclusioni
politiche e organizzative vanno molto lontano, come si vede. Per
meglio dimostrarne l'arbitrarietà e l'assurdità esamineremo ancora
l’ipotesi e l'esempio addotti per giustificare l’esigenza
socialista in contrasto con la supposta esigenza comunista, e diremo
in che cosa consista la «guida », la «funzioni dirigente» dello
Stato sovietica nella lotta per la pace, la democrazia e il
socialismo, che tanto preoccupano il compagno Riccardo Lombardi.
LUIGI LONGO
L'Unità, 1° settembre
1948
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