5.12.09

I super ricchi nella crisi. Verso una società oligarchica?



Tra i ritagli che conservo ho trovato un articolo su "La Stampa" di Marcello Sorgi. E' del due aprile 2007, una sorta di bilancio del decennio blairiano in Inghilterra dal titolo molto forte, I super ricchi, l'eredità di Blair.
Secondo i dati che Sorgi espone e commenta la cosa che sarebbe più cresciuta al tempo del narciso inglese è la ricchezza, e non quella tradizionale e familiare, mai esibita e ben protetta, ma quella nuova "degli ultraricchi, con I suoi simboli e i suoi officianti, le supercase, gli aerei privati, i maxi-yacht, gli specialisti del rischio e le banche d'affari". Il paradosso di un governo di sinistra che corre in soccorso dei più abbienti è esemplificato con alcune cifre :
1. "Nel 2006 il patrimonio dei dieci più ricchi del Regno Unito ha sfiorato i 60 miliardi di sterline (circa 90 miliardi di euro, oltre 160 mila miliardi di vecchie lire)". Al tempo dei Tory per raggiungere un patrimonio così di super ricchi ce ne volevano 200.
2. "La Roll's Royce, che ha studiato attentamente il fenomeno, calcola che ci siano almeno 80 mila persone in Inghilterra con un patrimonio superiore ai 50 milioni di dollaro".
3. Dalle aziende circa 3.000 persone, alti dirigenti e manager, hanno ricevuto in premio un milione di sterline e più a testa.
Sorgi spiega che i megaricchi non sono tutti cittadini britannici, ma affaristi, finanzieri soprattutto, di varia provenienza: scandinavi, russi e arabi in prima linea. Accanto a loro sono cresciuti di numero anche i ricchi semplici (sempre con patrimoni di milioni di sterline) e tra tutti costoro, anche per le invidie reciproche, cresce la volgarità nell'esibizione.
L'articolo in questione precede l'esplosione della crisi finanziaria di un anno e più, ma in un certo senso è ancora più attuale oggi. Quei dati e quella rappresentazione, infatti, non segnalavano un aumento della ricchezza quanto una polarizzazione. L'affermazione di un ampio ceto di super ricchi ha avuto infatti come corrispettivo la perdita di diritti e di reddito non solo da parte dei ceti popolari, ma anche da fasce di popolazione relativamente agiate: insegnanti, dipendenti pubblici, operai specializzati, medici pubblici.
Non c'è dubbio che per effetto della crisi una porzione di super ricchi ha subìto qualche rovescio, ma non più di quanto non l'abbiano subìto milioni di piccoli risparmiatori, di pensionati e infine, grazie alla conseguente enorme crisi industriale, di operai.

In massima parte i ricchi super e mega di cui parla Sorgi sono riusciti a trasformare in beni durevoli (appunto ville, barche, tenute agricole, aerei e grandi automobili, costose opere d'arte, ecc.) i frutti della gigantesca rapina operata ai danni degli operai e dei ceti popolari, compressi nel reddito e nei diritti. La crisi e i modi con cui è stata affrontata (tesi a salvaguardare le banche e le compagnie finanziarie) accentueranno probabilmente le sperequazioni.
Il Regno Unito è peraltro in buona compagnia: pur senza raggiungere i livelli di raffinatezza di Blair quasi tutti i governi europei, in primis quelli italiani, non importa se di destra o di centrosinistra, hanno favorito massicci spostamenti di ricchezza, hanno teso ad arricchire i ricchi attraverso una serie di meccanismi che vanno dalle privatizzazioni alle politiche fiscali, dalla riduzione dei controlli sulle transazioni finanziarie ai supercontratti e superpremi per manager, manageroni e managerini dello Stato, del parastato, del pubblico e del semipubblico.

In nessun paese, in Europa, si prospettano politiche che vogliano far pagare a questi gruppi privilegiati i prezzi della crisi. Quello che ovunque si può vedere è un'ulteriore impoverimento dei ceti popolari e di larghe porzioni di ceto medio e il delinearsi di una società oligarghica, che in diversi paesi dell'Est e dei Balcani (anche in Italia - temo) assumerà tratti di spossessione e di subordinazione personale pressochè feudali.

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