24.10.14

Marylin e la barba di Balbo (Salvatore Lo Leggio)

L'articolo è una cronaca culturale di cinque anni fa e non riguarda eventi memorabili. La ripropongo perché mi pare che sia emblematica di un andazzo che, in cinque anni di tagli alla spesa pubblica per la cultura, si è aggravato. Sempre più spesso, infatti, ci si affida a organizzatori di scarsa qualità che, ottenendo sponsorizzazioni pubblicitarie e guadagnando sulla vendita collaterale di mercanzie, fanno spendere poco o niente a Comuni e Regioni per mostre o esibizioni. Ad avere denaro sono rimaste solo le Fondazioni bancarie, ma le loro politiche culturali sono spesso inficiate da provincialismo ideologico e gretto campanilismo. (S.L.L.)
Alessandro Bruschetti
La contemporaneità di due mostre perugine, nonostante la diversità delle offerte, spinge automaticamente a paragoni. Si tengono entrambe in centro, l’una alla ex Sala della Borsa merci, l’altra nel Palazzo Baldeschi al Corso, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio. Entrambe patinate e ospitate in spazi prestigiosi.
Alla ex Borsa ci sono una cinquantina di opere di Andy Warhol. Dell’artista è rappresentato il periodo più tardo con serigrafie poco significative. La mostra, composta di opere qualsiasi, a detta degli organizzatori, non sarebbe che un momento di una catena di eventi (Andy Warhol in the city) che proseguirà fino ai primi di novembre, estendendosi ad altri spazi cittadini (una nota galleria, e anche bar, negozi di abbigliamento, rosticcerie, etc.); ma questo non giustifica la molta approssimazione. Nonostante la pletora di soggetti implicati (patrocinanti pubblici, sponsor a decine, personale di bella presenza in abbondanza nelle tre sale) al secondo giorno di visita l’esposizione era ancora in allestimento e circolava tra la gente la donna delle pulizie. In tale apparato si chiedevano ben 10 (dieci) euro per l'ingresso, promettendo o minacciando altri momenti collegati alla mostra, come concerti, ecc.. da tenersi nelle settimane a venire. E si chiedevano 25 euro per un catalogo pretenzioso nell’aspetto ma di nessuna sostanza, in quanto, oltre a foto poco rispettose degli originali, non presentava che uno striminzito testo biografico e nessun apparato critico. In compenso il bookshop si presentava ben rifornito di magliette e simili. Insomma, mangiata l’enorme torta decorata dalla Marilyn wharoliana, cosa resterà?
Per il fruitore, nel rapporto qualità prezzo, vince assolutamente la mostra di Palazzo Baldeschi, in quanto gratis. L’esposizione è dedicata a Alessandro Bruschetti, un pittore, restauratore e scultore futurista di cui sono visibili quattro grandi quadri rappresentativi di diversi periodi della sua lunga attività, che copre dal 1929 al 1979, più una quarantina di pitture, abbozzi, sculture, focalizzati sul tema del sacro. In contemporanea è stata realizzata a Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago la presentazione di circa settanta opere datate fra il 1928 e il 1977, che ripercorrono tutto l’itinerario dell’artista e l’evoluzione del suo linguaggio. Il Comune di Perugia, dal canto suo, sponsorizza alla Galleria Benucci l’esposizione dell’opera grafica di Bruschetti, curata dall’Associazione Arco.
La plurimetria è il connotato specifico di questo epigono del futurismo che operò tra Perugia, Città di Castello e Monza, è un anelito quasi mistico, che fa pendere la sua produzione, specie di arte sacra, nella direzione di quella “spiritualizzazione della materia”, che, secondo il suo mentore Gerardo Dottori, era la sua specialità. Nelle opere si può riconoscere un discreto estro, anche se le fonti d’ispirazione sono tutte rintracciabili e, talvolta, la ricerca di un’originalità di proposte spinge al sorriso (ad esempio i santi collocati in contesti da fumetto Ufo). La mostra peraltro si inquadra nell’ambigua rivalutazione del futurismo di cui la Fondazione è partecipe entusiasta. Non ci pare un caso del resto che, nel segnalibro che viene regalato come souvenir, l’autoritratto di Bruschetti rammenti tantissimo Italo Balbo. Il taglio della barba, l’espressione, lo sguardo nei ritratti e nelle foto portano spesso seco le tracce evidenti di una temperie storica e culturale. Se l’aviatore Balbo, con la sua faccia, può ben significare il fascismo, il suo imitatore perugino vocato al sacro può ben rappresentarne la variante clericale.
Ultima notazione. Il catalogo è ricco e ottimamente curato, ma non fermatevi a sfogliarne la copia a disposizione dei visitatori, se non pensate di acquistarlo. C’è un omino che è pronto a seguirvi per strada e dovunque per cercare di venderlo. Ah, la crisi!

"micropolis", ottobre 2009

2 commenti:

LABRA ha detto...

NON ERA NÉ UN FASCISTA NÉ UN NOSTALGICO, BRUSCHETTI. FU UN RESTAURATORE DI AFFRESCHI, UN INSEGNANTE DI DISEGNO, STIMATO DAI SUOI ALUNNI, A CITTÀ DI CASTELLO, PER ANNI, UN PITTORE, PROBABILMENTE INGENUO, SÌ, MA ANCHE SCHIVO E ALIENO DA FACILI PROTAGONISMI CUI MAI SI PRESTÒ. E SE IN QUELLA FOTO RICORDA BALBO IN ALTRE RICORDA SOLO SE STESSO, NON SI AFFIDI UN GIUDIZIO ESTETICO/MORALE A UNA SOMIGLIANZA, PER FAVORE ... (SEGUENDO IL LINK DEL FLIPBOOK, ALLA SECONDA PAGINA SI PUÒ VEDERE LA FOTO DI UNA PERSONA CON UN'ESPRESSIONE MOLTO APERTA E UMANA: http://flipbook.cantook.net/?d=%2F%2Fedigita.cantook.net%2Fflipbook%2Fpublications%2F14406.js&oid=170&c=&m=&l=&r=&f=pdf)

Salvatore Lo Leggio ha detto...

Del pittore Bruschetti non ho detto solo male in quel vecchio articolo; e non ne conosco in dettaglio l'evoluzione politica. E' possibile che il suo fascismo del tempo del regime fosse, come quello di molti, di facciata e che, dopo, egli abbia nutrito idee assai diverse. Ma a valorizzare la sua amicizia con Dottori (che, invece, fu molto fascista) e a scegliere quella foto per il segnalibro, non sono stato io, ma gli organizzatori della mostra del 2009, quella Fondazione perugina che sistematicamente valorizza la cultura del ventennio e della reazione (da Dottori a Buitoni, a Prezzolini) ispirata da un biografo di Mussolini (simpatizzante) che ha un grande peso nei suoi organismi scientifici. Non ho comunque ragione di mettere in discussione la sua testimonianza che ci presenta il Bruschetti come stimato insegnante e valido restauratore, oltre che buon pittore in proprio. Ed anche sul suo clericofascismo posso ricredermi in presenza di una documentazione che attesti una sua evoluzione politica positiva. Ammetterà, tuttavia, che sono stato fuorviato dalla mostra che ne accredita una certa immagine... Grazie comunque dell'attenzione.

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