6.4.11

Liz Taylor, la ragazza che sognava in viola (Mariuccia Ciotta)

Quelli che seguono sono alcuni passaggi del “coccodrillo” di Mariuccia Ciotta per Liz Taylor da “il manifesto”, 24 marzo 2011. (S.L.L.)
Magnetica, dagli occhi color «acino di uva schiacciato» (rischiò di perdere la vista sul set di La pista degli elefanti, William Dieterle, '54), è stata il trait-d'union tra le sexy-girl (Marilyn) e il loro contrario (come scrive Molly Haskell in From reverence to rape), corpo sfuggente alla categoria delle dive monumentali e delle esibizioniste del sesso. 
«Non sono una regina del sesso o un simbolo sessuale. Non credo proprio che sia per questo che la gente viene a vedere i miei film - scrive l'attrice nell'autobiografia - Simbolo sessuale fa venire in mente le stanze da bagno negli alberghi o cose del genere. Se siete una regina del sesso, fate degli spogliarelli, delle torte al formaggio e io non ho mai fatto nulla di simile».
Resta di lei una sottile malinconia, la Liz degli amori impossibili, stregati da una bellezza in eccesso, respingente per uomini che non tollerano i turbamenti esistenziali dietro la perfezione. Anche se lei rifiutava, insieme alla definizione di «regina del sesso», quella della sua straordinaria avvenenza: «Penso che Ava Gardner sia veramente bella... Io sono abbastanza carina. Non ho il complesso del mio aspetto, ma ho le gambe corte, le braccia troppo grosse, il doppio mento, il naso un po' storto, piedi grandi, mani grandi, e sono troppo grassa...». Eppure se ne va nel ricordo di una leggera, sottile apparizione, una scia di luce, per sempre «piccola donna» che guarda un mondo colorato di viola.

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