Dalla rivista "Nuovo impegno", n.11, maggio 1968 (data fatidica) recupero l'incipit di un articolo di Paolo Cristofolini Considerazioni sui cristiani e la violenza, che dà conto di un'inchiesta condotta dalla rivista tra i gruppi e le riviste del cattolicesimo di sinistra. La considerazione qui svolta mi sembra denunciare una contreddizione e un'ambivalenza che si protrae fino ai giorni nostri. (S.L.L.)
Ravenna, Cappella Arcivescovile, Cristo guerriero |
Si ha l’impressione che una delle questioni su cui i cristiani in generale, e i cattolici in particolare, hanno le idee più confuse sia quella della violenza. Sembra che si aggroviglino diverse contraddizioni difficili a districarsi: la contraddizione fra i verbo d’amore del Nuovo Testamento e la ferocia del Vecchio; la contraddizione fra l’aspirazione sentimentale di tanti credenti a un mondo d’armonia e di pace, e il loro adagiarsi all’interno del sistema imperialista, produttore di razzismo e di guerra; la contraddizione tra la chiesa come struttura autoritaria, accentratrice, violenta e invadente con la sua storia antica e recente intessuta di massacri e di complicità, la contraddizione fra gli idilli della vita interiore e la dura realtà del mondo.
E’ difficile essere cristiani.
E’ difficile essere cristiani.
In questi ultimi anni si è venuta poi diffondendo l’idea che la posizione e il modo di affermare le proprie idee più confacente al cristianesimo sia quella della non-violenza , e si è pure diffusa l’opinione che la resistenza non-violenta abbia nel cristianesimo la sua ispirazione originale. Si tratta di un’errata opinione, sia perché i metodi di lotta non-violenti sono stati collaudati su vasta scala fuori dal mondo cristiano prima di raggiungerlo (possiamo indicare nel misticismo indù di Gandhi e nel razionalismo scettico di Bertrand Russell) le fonti più importanti, sia perché sono estranei a tutta la tradizione della Chiesa. Passi della Scrittura come il cap. VIII di San Matteo sul non resistere alla forza, sul porgere l’altra guancia, ecc., non possono fare testo, sia perché il concetto di non resistenza qui sostenuto è radicalmente diverso da quello di resistenza non-violenta, sia perché non risulta che vi sia molta gente, tra i cristiani e non, che metta in pratica quelle prescrizioni.
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