Nel 1911 ci fu un’epidemia di colera. Le autorità avevano proibito di mangiare fichi. Mia madre se ne rideva, e continuava a scendere nei bassi per procurare cassette di fichi a tutti noi. Restavo di guardia nel vicolo, per poter dare l’allarme. Una volta arrivarono due carabinieri, e io iniziai a cantare Torna a Surriento, mentre alle mie spalle le ceste venivano fatte sparire. I carabinieri mi dissero: “Bravo guagliò, continua!”, mentre il tramestìo nel basso non accennava a finire. Per prendere tempo cantai tutto il repertorio napoletano.
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