Sul “manifesto” del 2 settembre 2004 fu pubblicata un’intervista di Marco Dotti e Jonni Costantino allo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, che aveva appena pubblicato in traduzione italiana Le labbra del tempo e l’aveva presentato a Piacenza. Posto qui l’ultima persuasiva risposta, che non riguarda solo gli scrittori. (S.L.L.)
Io credo che per potersi collocare, in un mondo che sta veramente a testa in giù, bisogna cambiare lo sguardo, perché tutto dipende dal punto di vista. Per poter vedere davvero com'è il mondo occorre conoscere il nostro punto di vista. Dal punto di vista di un verme, un piatto di spaghetti è un'orgia. La realtà è molteplice, diversa, troppo complessa per farsi racchiudere da un principio o da una verità universale. Ogni «centro del mondo», in quanto verità universale che nega ogni altro punto di vista, e quindi nega l'idea stessa dell'altro, è pericolosa.
Bisogna essere profondamente rispettosi della diversità del mondo, che è una diversità di punti di vista. Nel mio ultimo lavoro, Le labbra del tempo, c'è un testo titolato proprio in questo modo, «Punti di vista». Nella mitologia degli indios Ishir, come in tutta la mitologia universale, gli uomini rubano qualcosa agli dei. Prometeo rubò il fuoco, gli Ishir hanno rubato i colori. Grazie a loro il mondo non è più grigio. Qualche tempo fa, Ticio Escobar, un mio amico paraguaiano, accompagnò un'équipe televisiva europea che voleva filmare scene di vita quotidiana di questi indigeni. C'era una bambina che seguiva come un'ombra il regista francese, il quale aveva dei bellissimi occhi azzurri. Quando il regista le chiese come mai lo seguiva, la bambina rispose che voleva sapere di che colore vedesse il mondo. «Del tuo stesso colore», le rispose il regista. La bambina, indispettita, replicò: «E lei che cosa ne sa di che colore vedo io le cose?».
La più grande ricchezza risiede nella diversità degli occhi che guardano il mondo, nella quantità di mondi che il mondo contiene. Per questa ragione dobbiamo cercare con ogni mezzo di salvare la pluralità di sguardi e di mondi che, giorno dopo giorno, viene non minacciata, ma massacrata da questa cosa che qualcuno si ostina a chiamare globalizzazione, mentre altro non è che una riduzione dei punti di vista ad un unico punto di vista. La sottrazione dei mondi alle diversità che li abitano.
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