Le due sponde del Volga
Liquidate dalla rivoluzione, insieme a tante altre strutture, le antiche divisioni amministrative del paese, oggi sono scomparsi i governatorati istituiti sotto Caterina II, e che da un secolo e mezzo erano così strettamente connessi al regime politico, al costume, alla letteratura da costituire una specie di suddivisione della natura stessa. Ma un tempo il governatorato di Simbirsk, dove trascorsero l’infanzia e la prima giovinezza del futuro Lenin, rappresentava una parte dell’immenso territorio che il Volga, re dei fiumi russi, riunisce sotto il suo scettro e sul quale regna sovrano. Chi è cresciuto sulle sue sponde ne porterà l’immagine tutta la vita. Il fascino particolare di questo fiume consiste nel contrasto delle sue rive: la destra si leva come un’alta barriera montuosa contro l’Asia, mentre la sinistra scorre pianeggiante verso Oriente all’infinito. A centocinquanta metri di altezza, al di sopra del fluido specchio dell’acqua, sorge la collina su cui allora si estendeva di sghimbescio, tra il verde dei suoi giardini, la città di Simbirsk, il più arretrato, il più remoto capoluogo di provincia della regione del Volga, segnando una divisione tra due correnti, tra il Volga e il suo affluente, lo Svjaga. Questi due fiumi, pur scorrendo paralleli per centinaia di verste, si dirigono in senso contrario (tale il capriccio del rilievo del terreno): il Volga verso il sud, lo Svjaga verso il nord; ma nei pressi dell’altura su cui sorge Simbirsk, si accostano tanto l’uno all’altro che la città si leva fra le loro due sponde destre.
Da Il giovane Lenin, Oscar Mondadori 1971, Traduzione di Alberto Pescetto.
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