Lo scenario che fa da
sfondo alla festa degli aquiloni del lago Trasimeno è di per sé
leggendario: qui Annibale sconfisse, nel 217 a.C., il console romano
Caio Flaminio. Ma è il paesaggio stesso, il Trasimeno e, in
lontananza, le colline con gli ulivi, i cipressi, i castagni, ad
essere fonte di possibile incanto. Vedendo correre gli aquiloni nei
cieli di queste terre si entra facilmente nel «regno delle fate»,
ed essi sembrano allora realmente animali mitologici, «uccelli di
paesi strani».
E d'altra parte che si
tratti di un «balocco» carico di simbologia fiabesca è evidente
dal fatto che sinonimi di aquilone sono «cervo volante» e «cometa».
Questa connotazione si mantiene anche in altre lingue : così in
inglese aquilone si dice kite che è anche il nome di un
falco, in tedesco invece drache, cioè drago, in spagnolo
cometa, per via della lunga coda, in francese cerf-volant,
in cinese, infine, si chiama feng-cheng che vuoi dire «arpa
suonata dal vento».
Adombramenti mitici si
rivelano inoltre nel fatto che la stagione degli aquiloni è
propriamente la primavera, quando si assiste al mistero della terra
che si risveglia. E in effetti, una relazione tra gli aquiloni, la
primavera e i ragazzi come principali, seppur non unici, destinatari
di ogni evento fiabesco, è al centro della riflessione di poeti e
scrittori. Già Pascoli, nella poesia L'aquilone sente che
intorno sono nate le viole e respira una «dolce aria» che sta
sciogliendo le «dure zolle» ed è: «...un'aria celestina che regga
molte bianche ali sospese... sì, gli aquiloni!». D'Annunzio, a sua
volta, descrive una schiera di monelli che passa di corsa «correndo
dietro il volo di un aquilone che prendeva vento beccheggiando».
Jahier, infine, individua come segno dell'anno scolastico che sta per
finire, «l'anno di lavoro per i ragazzi», il fatto che «nelle
vetrine dei cartolai ci sono più solo veline di aquilone».
L'aquilone è un
giocattolo molto semplice, formato da carta leggera stesa su delle
stecche o cannucce, con coda ad anelli; «è un aerodina, cioè un
mezzo più pesante dell'aria che vola per l'azione aerodinamica del
vento che lo investe». Il termine aquilone viene dal latino,
aquilo-aquilonis, ed indicava, per gli antichi, il
vento di nord e di nord-est. È un vento gelido, impetuoso, detto
anche vento di tramontana o borea, e da essi paragonato, appunto per
la sua veemenza, ad un'aquila. Ora, se l'etimologia della parola è
sicura, più incerte sono invece le origini del gioco; non si hanno
notizie sicure, l'aquilone potrebbe essere addirittura un oggetto
preistorico, come il boomerang australiano. In Oriente, in
ogni caso, questo balocco di carta era conosciuto prima ancora che
iniziasse la storia scritta.
Sembra quasi più
naturale, ad ogni modo, che l'origine dell'aquilone, proprio in
ragione della sua impalpabilità, sia avvolta nel mito. Infinite
sono, soprattutto in oriente, le leggende intorno agli aquiloni,
sulla nascita ed altro. In Corea, ad esempio, circola ancora una
storia sull'origine del-. aquilone in cui si racconta di un generale
che prima di una battaglia importante, vedendo i suoi soldati
demoralizzati, ordinò che si lanciasse un aquilone illuminato,
facendo al contempo diffondere la voce che si trattava di una nuova
stella, e quindi di un segnale di augurio e di buona fortuna. Il
risultato fu eccellente, i guerrieri combatterono con successo.
Un'altra leggenda,
riferita questa volta al popolo cinese, parla dell'uso geniale degli
aquiloni fatto da uno scienziato di nome Huan Theng, durante la
dinastia degli Han, per scongiurare un'invasione barbarica. Huan
Theng mandò in volo di notte degli aquiloni nel campo nemico: il
vento fece vibrare le arpe e fischiare le canne di bambù, ne risultò
un ululato profondo e molto cupo, come se si trattasse di urla
strozzate. Fece quindi spargere la voce tra i nemici, per mezzo di
infiltrati, che si trattava di un chiaro segno divino e che quelle
urla altro non erano le urla disperate che essi stessi avrebbero
lanciato all'indomani in battaglia, durante la quale sarebbero stati
sconfitti. Il panico si diffuse tra i nemici, che levarono le tende.
In un altro racconto,
sempre a sfondo guerresco, gli aquiloni sono usati come segnale di
raccolta dell'esercito. Un imperatore aveva dato l'ordine ad un suo
generale di mantenere soltanto una piccola guardia permanente e
lasciare l'esercito libero ma con l'ordine di radunarsi ad un segnale
convenuto. Se dal palazzo imperiale fossero stati lanciati gli
aquiloni voleva dire che c'era pericolo, che il nemico era alle porte
e che bisognava combatterlo.
Oltre alle leggende cui
abbiamo fatto cenno, ci sono, in Oriente, tutta una serie di riti e
di credenze legate agli aquiloni. Nelle regioni della Cina
meridionale, ad esempio, c'era la tradizione, quando un ragazzo
giungeva in età di lavoro, ed iniziava quindi una nuova fase della
vita, di trarre gli auspici con gli aquiloni. Si trattava di far
volare un aquilone a cui erano state legale, alla struttura e alla
coda, ciuffi di piantine e semi di riso. Se il ragazzo riusciva a far
volare l'aquilone fino a quando non aveva sparso tutti i suoi semi
era un buon segno; voleva dire che sarebbe diventato un buon
contadino e i suoi raccolti sarebbero stati abbondanti. In Corea,
invece, si usa ancora oggi far volare, i primi giorni dell'anno, un
aquilone a cui vengono attaccati fogliettini di carta con il nome e
la data di nascita dei figli.
Quando l'aquilone è ben
alto nel cielo si taglia il cavo, lasciando che si disperda. Si è
convinti così che le disgrazie, che il nuovo anno potrebbe riservare
a coloro i cui nomi sono scritti nei fogliettini legati all'aquilone,
ne inseguiranno vanamente le tracce e non riusciranno a trovarli. In
Cina, poi, nel giorno conclusivo del grandioso Festival delle
Ascensioni, che si svolge dal 1° al 9 settembre, tutti quelli che
lanciano un aquilone non lo recuperano, lo lasciano volare: in questo
modo credono che volino via anche la sfortuna, la sofferenza e ogni
sorta di male. Sempre in Oriente gli aquiloni avevano, e talora
ancora hanno, una funzione apotropaica: proteggere dagli spiriti
maligni, e, se equipaggiati con strumenti musicali, tener lontano
ladri e briganti.
Sulla presenza
dell'aquilone in Occidente sembrano esserci, invece, notizie più
sicure; la tradizione attribuisce la sua invenzione ad Archita di
Taranto, filosofo pitagorico e matematico vissuto intorno al 430 a.C.
Archita, che taluni considerano il fondatore della meccanica
scientifica, fu un ingegno multiforme: fu teorico musicale, fece
studi d'acustica, distinse tra progressione aritmetica e progressione
geometrica. A lui vengono attribuite l'invenzione della vite, della
puleggia, di una colomba meccanica e, appunto, dell'aquilone.
È probabile, in ogni
caso, che l'occidente abbia scoperto e riscoperto l'aquilone più
volte, nel corso dei suoi contatti con l'Oriente; se ne trovano,
infatti, tracce qua e là. Così avviene, per esempio nel Magia
naturalis di Giovan Battista Della Porta, stampato a Napoli nel
1589, dove accanto ad un trattato sul magnetismo, alle osservazioni
sulla camera oscura, ed a una confutazione della demonologia e della
credenza nelle streghe, si parla appunto di aquiloni.
Una data certamente
importante nella storia dell'aquilone è il 1762, quando Benjamin
Franklin lo utilizzò per compiere i suoi esperimenti
sull'elettricità atmosferica, in seguito ai quali inventò il
parafulmine. Da allora si ha la sensazione che la vicenda
dell'aquilone in Occidente, e la sua stessa dimensione leggendaria,
sia stata tutta interna all'«idea di progresso». Tra '800 e '900 si
pensò agli aquiloni come a degli strumenti di osservazione
meteorologica e militare. D'altra parte, già nel 1794, Alexander
Wilson e Thomas Melville, in Scozia, avevano studiato i cambiamenti
della temperatura dell'aria, alle diverse quote, applicando ad alcuni
aquiloni termometri di massima e di minima.
Questa pratica, di alzare
per mezzo degli aquiloni delle vere e proprie stazioni
meteorologiche, diventò sempre più diffusa: stazioni così
attrezzate sorsero in Danimarca, Svezia, Francia. Agli inizi del
secolo ben diciassette erano negli Usa le stazioni equipaggiate con
aquiloni, che venivano utilizzate anche in Italia dall'allora
«ufficio Presagi dell'Aeronautica italiana». Per svolgere simili
funzioni era necessario costruire aquiloni di grandi dimensioni e
comunque molto resistenti. Non si può non menzionare, a questo
proposito, Lawrence Hargrave, padre dell'aquilone «cellulare» che
sperimentò a partire dal 1890 nel Nuovo Galles meridionale
(Australia), riuscendo egli stesso a sollevarsi dal suolo fino a
cinque metri con un treno di quattro aquiloni.
Gli stessi fratelli
Wright, si ispirarono, nella costruzione del loro primo aeroplano,
all'aquilone di Hargrave. Prima di lui, intorno alla metà dell'800,
George Pocock aveva fatto volare fino a trenta metri una ragazza, con
l'intenzione di dimostrare come con un aquilone si potesse
ispezionare le linee nemiche. Nel giugno del 1894 fu quindi la volta
del capitano B.F.S. Baden-Powell, della Guardia Scozzese, che costruì
un aquilone grandioso con cui raggiunse la quota di trenta metri.
Questi due riferimenti
introducono, inevitabilmente, gli usi militari dell'aquilone. Durante
l'ultima guerra la R.a.f. dava in dotazione, agli equipaggi che
compivano missioni sul mare, speciali razzi-aquilone che venivano
lanciati, in caso di abbattimento dell'aereo, dal battellino
gonfiabile. Anche l'Australia utilizzò aquiloni di questo tipo,
ancora usati, peraltro, per innalzare l'antenna della Gibson Girl, la
radio d'emergenza. Ma il primo che probabilmente usò un aquilone per
innalzare una antenna radio fu proprio Gugliemo Marconi, il quale
nella leggendaria trasmissione transatlantica da Paldhu in
Cornovaglia a Signal Hill nel Newfoundland alzò, proprio con un
aquilone, l'antenna ad una altezza di centocinquanta metri circa.
Le possibilità di
utilizzazione degli aquiloni sono, insomma, molteplici: oggi li si
usa anche per riprese fotografiche e filmati, come veicoli di
pubblicità e perfino per andare a pesca. Un segno dell'enorme
diffusione che l'aquilone sta avendo si ricava dal .numero di
festival che ci sono nel mondo : in Oriente sono tantissimi, ma anche
negli Stati uniti e in Gran Bretagna ci sono competizioni importanti.
Quanto all'Italia, tra le prime e principali manifestazioni c'è la
«Sagra dell'aquilone» di Badia Polesine; degne di nota sono anche
«Festa degli aquiloni» di San Miniato al Tedesco, la «Giornata
degli aquiloni» di Assisi, le feste di Rosignano Solvay, di Urbino,
di Polignano a Mare.
In ogni caso gli aquiloni
rimangono, fondamentalmente, un oggetto di svago: i giochi che si
possono fare con essi sono infiniti. Ci sono gli aquiloni luminosi
che vengono lanciati per i voli notturni e quelli che suonano, gli
aquiloni per le battaglie aeree e quelli per le gare in altezza.
Tantissimi sono anche i modelli: si va dall'aquilone con la
decorazione del fokker rosso del barone Von Richtoofen al
Ghost Clipper, il vascello fantasma, dal «tukkal indiano»
all'aquilone tradizionale giapponese con disegni di volti degli
attori del teatro kabuki, dal «wau bulan» malese, l'aquilone della
luna, all'uccello del paradiso» della Thailandia.
“il manifesto”, 4
maggio 1986
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