11.10.16

Misteri italiani. La Cometa (Luigi Malerba)

Porano
Dietro il Colle di Settecamini, a metà strada tra Bagnoregio e Orvieto, in una valletta angusta che offre oggi il deprimente spettacolo di ulivi seccati dal gelo e di vigneti con i tralci cadenti, sorge a mezza costa una piccola e antica casa di contadini. Addossata com'è a una parete naturale di tufo, vista dal basso la casa sembra una piccola torre, mentre a monte la porta del primo piano si apre quasi al livello del terreno a causa del dislivello. Nel piano inferiore della casa c'è la stalla, un magazzino per gli attrezzi che serve anche da cantina e una tettoia per tenere al riparo il foraggio. Il piano superiore è composto di tre piccole stanze. Le due camere da letto stanno sopra la stalla e durante i mesi freddi il pavimento si intiepidisce per il calore naturale di un bue e di un asino che vengono tenuti al chiuso quando i pascoli sono deperiti per il freddo o coperti di neve. Nel camino, che occupa quasi la metà della piccola cucina, scoppietta per tutto il giorno il fuoco alimentato con legna di castagno.
I prodotti del piccolo podere sono insufficienti per mantenere la famiglia composta dal vecchio Salvatore, dal figlio Nunzio e dalla nuora Concetta. La terra intorno a casa è in tutto poco più di quattro ettari e una parte è occupata da una vecchia e arida cava di pozzolana nera. Nunzio deve quindi arrangiarsi con piccoli lavori a giornata, innesti di alberi da frutta, potatura di viti e ulivi e qualche modesta falegnameria che consiste più che altro nell'aggiustare le finestre e le porte delle case contadine dei dintorni. Nella stalla vengono allevati, per quanto si ricordano i vicini, solo un bue e un asino. Quando il bue ha due o tre anni viene venduto al macello e sostituito da un vitello da far crescere e da vendere quando ha raggiunto l'età e il peso convenienti. Lo stesso succede per l'asino, sul quale gravano le maggiori fatiche del trasporto del fieno e della legna.
In questa famiglia modesta, discreta e silenziosa un evento si ripete da tempo immemorabile ogni settantasei anni, in coincidenza con l'arrivo della cometa di Halley. Gli interessati non ne parlano mai, ma i vecchi del vicino paese di Porano raccontano ancora quello che è successo l'ultima volta che è comparsa la cometa, nella notte fra il 17 e il 18 maggio del 1910, così come l'hanno sentito raccontare dai loro padri. La madre di Salvatore, l'uomo che adesso ha settantacinque anni e che porta un nome che si tramanda in famiglia da nonno a nipote, venne presa dalle doglie del parto proprio quella notte mentre la cometa compariva con la sua doppia coda rosseggiante nel cielo basso a destra dell' Amiata, verso nord-ovest. Il padre e il marito accompagnarono la donna nella stalla sottostante e il parto avvenne sulla paglia stesa nella mangiatoia. Il piccolo nato trovò il primo tepore di questo mondo nel fiato del bue e dell'asino. Mentre molti abitanti del paese si erano rinserrati dentro le case aspettando la fine del mondo, un gruppetto di paesani era sceso invece nella piazzetta che si affaccia sulla valle e da qui si godeva lo spettacolo della cometa che, secondo il racconto dei vecchi, sembrava posata con il nucleo luminoso proprio sul tetto della casetta profilata con la sua sagoma scura sulla costa della collina. Questo succedeva mentre nella stalla veniva alla luce il bambino che qualche giorno dopo veniva battezzato con il nome di Salvatore nella chiesa parrocchiale di Porano.
I contadini e i paesani della zona sanno poche cose sulla cometa di Halley e sulle sue numerose apparizioni storiche, ma si dicono certi che è la stessa comparsa sopra Betlemme per segnare la strada ai Re Magi. Da Betlemme fanno un salto fino al 1835 quando si era ripetuta ancora una volta, insieme al passaggio della cometa, la scena della stalla dove era nato un altro Salvatore, che poi sarebbe diventato il nonno di quello che vive ancora oggi nella casetta dietro il Colle di Settecamini. I vecchi del paese e i contadini dei dintorni giurano che questa storia si ripete da secoli e secoli, ma il loro racconto assume spesso i toni della favola o della leggenda, qualche volta viene sussurrato con aria misteriosa quasi come una storia di stregoneria. Qualche anno fa il sindaco del paese, un comunista incredulo ma curioso, si è dato la briga di andare a sfogliare i vecchi registri della parrocchia e ha scoperto che effettivamente il nonno di Salvatore, anche lui di nome Salvatore, era nato nel 1835 e la data coincideva con il passaggio della cometa di Halley. Anche in quell' anno l'arrivo della cometa si temeva come portatore di gravi sciagure, ma nella casetta dietro il Colle di Settecamini, nella mangiatoia riscaldata dal fiato del bue e dell'asino, aveva portato un evento ritenuto lieto per definizione.
Un seguito di questa storia non c' è, né è facile capire a quali desideri o attese corrisponda. La cosa certa e verificabile oggi è che la vita del Salvatore settantacinquenne non è stata segnata da fatti eccezionali. È vissuto tranquillamente lavorando i suoi campi e il piccolo vigneto, ha combattuto in Etiopia nel 1936 e poi in Grecia durante l'ultima guerra, si è ubriacato una volta all'anno in occasione della trebbiatura e qualcuno mormora che una notte era stato sorpreso mentre rubava le galline in un pollaio vicino al paese. Ma aveva un figlio da mantenere, erano gli anni del primo dopoguerra e della fame, e si era comportato come fanno le volpi da quelle parti che in primavera si avvicinano alle case per portare qualche gallina ai loro piccoli nelle tane. Insomma non era un santo ma nemmeno un cattivo soggetto e quando gli era morta la moglie, e la nuora non poteva più uscire nei campi, aveva raddoppiato gli sforzi per fare produrre la poca terra del podere. A chi gli domandava perché tenesse nella stalla proprio un bue e un asino, rispondeva che questi due animali soddisfacevano le sue necessità, il bue per l'allevamento e l'asino perché è la bestia più adatta per i lavori in un podere piccolo come il suo. Un rapporto senza ombra di leziosità, scandito all'occorrenza da qualche bastonata.
In paese si domandano in molti come si possa fare coincidere con tanta precisione la nascita di un figlio con la comparsa della cometa. Una coincidenza può succedere una volta, ma qui pare che la cosa si ripeta con scadenza regolare ogni settantasei anni. E come mai un figlio sempre maschio? Qualcuno ha insinuato che in famiglia si tramanda un segreto di erbe che avrebbero il potere di anticipare o ritardare il parto e farlo coincidere con l'apparizione della cometa. La cosa sarebbe assai sorprendente se si tiene conto che si tratta di gente molto semplice e piuttosto rozza. I due fatti accertati con sicurezza sono tuttavia solo quelli del 1835 e del 1910. Tutto il resto appartiene alla leggenda o alla chiacchiera, anche se le tradizioni orali hanno pure qualche credibilità.

Ora siamo alla fine del 1985 e il passaggio della cometa di Halley è previsto per il 31 di dicembre. La nuora di Salvatore, moglie di Nunzio, è incinta e il figlio dovrebbe nascere in una data ormai vicina. Chi l'ha vista dice che la donna si muove goffamente con il suo pancione, che traffica nella cucina intorno al fuoco, che canticchia canzoni sentite alla televisione e che da qualche tempo non va più in paese a fare la spesa. Va quasi sempre il vecchio Salvatore che ha ancora buone gambe per fare i due chilometri di strada a piedi. Qualche giorno fa è entrato nello spaccio e ha comperato tre candeline, una gialla, una bianca e una celeste. Per l'albero di Natale? ha domandato il droghiere. No, per il presepio, ha detto Salvatore. Il droghiere gli ha offerto allora una cometa di cartone coperta di vetrini luccicanti, ma il vecchio l'ha rifiutata con un sorriso. Lo credo, ha commentato poi il droghiere. La notte del 31 dicembre i giovani di Porano andranno in giro festeggiando e ballando tutta la notte, ma altri paesani scenderanno nella piazzetta per vedere se ancora una volta la cometa di Halley andrà a posarsi sul tetto della casa di Salvatore, poi aspetteranno che la famiglia al completo porti a battezzare il bambino nella chiesa parrocchiale. Se questo non avvenisse il fatto verrebbe giudicato molto strano. Se qualcuno volesse raggiungere Porano la sera del 31 dicembre, può uscire dalla Autostrada del Sole al casello di Orvieto, imboccare la strada per Bagnoregio e dopo sei o sette chilometri svoltare al bivio per Porano, tre chilometri. La piazzetta panoramica è nella parte alta del paese. Ci saranno sicuramente dei paesani che potranno indicargli la casa di Salvatore, sul profilo della collina di fronte, in direzione nord-ovest.

"la Repubblica", 24 dicembre 1985

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