23.10.16

Nei terremoti non si sa a quale dio votarsi (Aulo Gellio, Noctes Atticae, II, XXVIII, 1)

La causa per cui avvengono i terremoti non è ignota solo alla percezione e al giudizio delle persone comuni, ma neanche le filosofie fisiche hanno una teoria consistente. Se si verifichino per la forza del vento che penetra nelle caverne e nelle fenditure della terra o per quella dell'acqua che si muove negli anfratti sotterranei con scuotimenti e flutti (così sembra che la pensassero i più antichi dei Greci che chiamarono Nettuno “agitatore della terra”) o derivino da qualche altra causa, dal potere e dalle prerogative di un qualche altro dio, come dicevamo, non è dato di conoscere con certezza. Pertanto gli antichi Romani, essendo estremamente rispettosi e cauti sia in relazione ai doveri della vita sia per ciò che riguarda l'istituzione di riti religiosi e l'ossequio verso gli dei immortali, non appena percepivano un terremoto o ne ricevevano notizia, con un editto stabilivano alcuni giorni di culto e di preghiera con quello scopo, ma evitavano di stabilire e indicare il nome del dio cui dedicare i giorni di ferie come si fa di solito, per non legare il popolo a una falsa religione indicando un dio al posto di un altro. Se per caso qualcuno avesse profanato quelle ferie e per questa ragione vi fosse bisogno di un rito di espiazione, immolavano la vittima “al dio se è un dio, alla dea se è una dea”: Marco Varrone spiega che questo procedimento veniva scrupolosamente seguito per decreto dei pontefici, giacché non si sapeva con certezza per quale forza e per azione di quale divinità la terra tremasse.


Traduzione S.L.L.

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