4.10.16

Intervista. Nella redazione della “Settimana enigmistica” (Luciano del Sette)

Piero Bartezzaghi
L'articolo che segue uscì sul “manifesto” il 22 ottobre 1989, pochi giorni dopo la morte di Piero Bartezzaghi. 
Lo ripropongo - io che spesso tradisco la “Settimana” per scegliere il più innovativo e impegnativo “Domenica quiz” - per ricordare con Bartezzaghi il suo cruciverba a schema libero, indimenticabile, inimitabile, a volte quasi insolubile. Ho il fondato sospetto che l'Alessandro intervistato da del Sette sia un Bartezzaghi anche lui, uno dei figli di Piero, quello che continua a svolgere un'opera benemerita come vicedirettore della rivista “che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”. (S.L.L.)

«La Settimana è fatta così: non vuole occhi indiscreti»
Finalmente il «sì». Dall'altra parte del filo telefonico, 130 chilometri fra Torino e Milano, la voce di Piero Bartezzaghi usa toni pacati e gentili per dirmi che potrò varcare la soglia della “Settimana Enigmistica”. Ci sono volute molte telefonate e un po' di insistenza per arrivare al traguardo. Ma forse, ciò che più ha contato è quel nome, “il manifesto”, che aveva subito suscitato curiosità in Bartezzaghi. «Come mai il nostro giornale vi interessa?». E io a spiegargli di un popolo italiano fatto di viaggiatori ferroviari, sedentari in poltrona mamme in attesa, insospettabili professionisti: tutti ostinatamente fedeli al rito del venerdì, giorno di uscita della “Settimana”. «Va bene, l'aspetto», acconsente Bartezzaghi, affrettandosi ad aggiungere che tante difficoltà da superare non vanno addebitate a una sua personale forma di snobismo, a un atteggiamento divistico. Rientrano nel costume «storico» della “Settimana”, signora schiva, sdegnosa di ogni forma di pubblicità a cominciare da quella tabellare. Sono passati due anni dai colloqui, alla redazione. L'idea era nata per una pagina del Domenicale, confesso che ho difficoltà a ricordare perché non si concretizzò. Ma poi, eccola riaffacciarsi poche settimane fa: la “Settimana” compie tremila numeri. Ma a imporsi è la notizia che Piero Bartezzaghi, a qualche giorno di distanza da quel traguardo, era arrivato al suo traguardo finale. I piccoli enigmisti si sono trovati privi di un amico-nemico che nelle sue «Parole crociate a schema libero» induceva a tirar tardi cercando di risolvere le definizioni dotte, oppure nascoste nel sorriso di un calembour sottinteso da tre puntini.
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Palazzo Vittoria: ascensori, un portiere compito, dietro una porta d'ingresso la reception e una signorina che, prescindendo dall'età anagrafica, è in perfetta sintonia con lo spirito del «Periodico fondato e diretto per 41 anni dal Cavaliere del Lavoro Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisini Conte di Sant'Andrea» (cosi si scrive a pagina 48 e ultima). Il busto del suddetto Sisini, scultoreo nella sua pietra e nell'ufficialità dei suoi titoli, vigila sull'attesa in sala-ospiti. Bartezzaghi arriva (da dove?), agile come i suoi cruciverba, nascosto come i tanti pseudonimi che usa per esercitare la sua scienza in ogni pagina. Si sottrae all'intervista e presenta quello che sarà l'interlocutore: Alessandro, giovane biondo chiomato, al terzo posto per difficoltà di schemi liberi crociati. «Ma con Lei non posso parlare?», chiedo un po' deluso. Piero sorride e conferma di nuovo, davvero, la sua estraneità al ruolo di divo: «Alessandro fa parte delle nuove leve, eppure ci conosce bene. Saprà spiegarle la “Settimana” assai meglio di me che ci vivo da sempre». Scompare, lasciando il ricordo di un signore in giacca e cravatta fuor di appariscenza.
Alessandro, il nome negli schemi liberi è fra parentesi e non si sa se corrisponda a quello vero, ha voglia di parlare. Domando: sempre la stessa e sempre diversa? Risponde: «È difficile da credere, ma ogni volta che abbiamo apportato cambiamenti a qualche sezione della “Settimana” ci sono arrivate le proteste dei lettori. C'è un rapporto di affezione che impedisce, e parlo di giovani e di anziani, modifiche o ripensamenti in forma esteriore e di contenuti. Prenda i rebus. Lei diceva che i disegni sono tristi, ha ragione, ma l'enigmista è abituato ad arrivare alla soluzione attraverso codici grafici precisi. Se glieli toglie lo disorienta lo offende in qualche modo. E lo stesso vale per i quesiti polizieschi illustrati, ‘Se non lo trovate... ve lo diciamo noi', ‘Il bersaglio", il ‘Quesito con la Susy'. Le nostre piccole novità contano ormai molti anni: 'Una gita a...', 'Strano ma vero', 'Perché', che premia secondo indici modestamente rivalutati (15mila lire, ndr) chi suggerisce una domanda insolita, 'Forse che sì, forse che no', 'Parole crociate a righe concatenate', ‘L'aneddoto cifrato'...».
Alessandro, un'occhiata dietro quelle porte chiuse, per conoscere gli inventori di tutto questo e altro ancora? Un sorriso dice tutto sull'impossibilità di veder realizzato il desiderio. Ma chi e cosa si nasconde di tanto misterioso? Altro sorriso e poi la risposta: «Nessuno e niente di speciale. La “Settimana” è fatta cosi: non vuole occhi indiscreti». Perché? Altro sorriso, altro mistero che si aggiunge a quelli proposti ogni sette giorni: diaboliche 'Parole senza schema', 'Rebus stereoscopici', 'Quesiti per i piccoli', cioè infanti dotati di un Io oggettivamente superiore. Bartezzaghi com'è, come lavora, è immerso in un mare di enciclopedie? Alessandro muta il sorriso in un'espressione di rispetto. «È lui la sua enciclopedia. Distribuisce consonanti e vocali nello schema, poi le trasforma nelle definizioni usando cultura e fantasia. È un maestro, un grande maestro».
Mi piacerebbe sapere qualcosa a proposito delle barzellette: 'Risate a denti stretti', 'Spigolature', 'Antologia del Buonumore', 'Le vicende di Carlo e Alice', versione italica dell'americano Andy Capp, la doppia pagina 'Per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l'altro' con 'Le ultime parole famose'. Anche in questo caso, il tempo sembra essersi fermato: litigi coniugali, ritrattini lifestyle in odore made in Usa, suocere, pugili, uffici reclami ai Grandi Magazzini, il Tenero Giacomo che vi rimanda all'ultima pagina. Tutte vignette che solo di rado strappano alle labbra un aperto sorriso. Alessandro, magari sul filo di un equilibrismo tra la sua giovane età e quella agiata della Signora che rappresenta, parla di nuovo di una filosofia votata alla tradizione: niente satira politica solo qualche accenno (per carità benevolo e sporadico!) ai frikkettoni (quanto tempo è passato!), all'inflazione vista in senso piccolo borghese. Vorrei azzardare con lui l'ipotesi di un acquirente conservatore. La contraddice l'immagine di quel pubblico così eterogeneo. Lui, Alessandro, sembra intuire. «Prenda il concorso 'Questo l'ho fatto io' (disegni su uno spunto grafico esilissimo, ndr). Ci arrivano vignette da gente di tutte le età e su ogni tema possibile: riferimenti alla Settimana, fantasie di un'ingenuità disarmante, barzellette, rebus. C'è l'Italia, di ogni regione e di ogni classe». “Settimana Enigmistica” come El Dorado.
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Stasera, due anni dopo, cercherò di risolvere uno degli ultimi rompicapi lasciati in eredità da Piero. Mancheranno moltissimo a chi, ogni venerdì, chiedeva se era uscita “La Settimana Enigmistica”. E in realtà avrebbe voluto chiedere se era già uscito Bartezzaghi.

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