4.10.16

Arte ed enigmistica (Arianna Di Genova)

Alighiero Boetti, Niente da vedere niente da nascondere
Alighiero Boetti si era divertito a sdoppiare se stesso inventando un gemello solo nominale e applicava la medesima pratica nel suo fare arte: «mettere ordine in certi disordini», diceva elargendo rebus, enigmi e giochi di parole, compresi i cruciverba in stoffa, quei «mosaici» quadrati che divenivano quasi delle pagine di diario, una volta decifrate correttamente. In realtà il suo era un divertissement: lungi, infatti, da lui l'idea che l'ars combinatoria cui faceva ricorso con maestria potesse mettere fine al caos creativo. Il mondo era e rimaneva per Boetti un fluido specchio di geografie e identità varie, un contenitore di germinazioni semiotiche e iconografiche. Gli indovinelli figurati poi vantano una lunga storia popular che va dalle «ventarole» morali seicentesche ai motti dei volantini politici dell''Ottocento, una storia che taglia il traguardo del Novecento, accendendosi di umori d'avanguardia con i futuristi fratelli Cangiullo ma attraversando anche i mitici Sixties, con artisti quali Mambor e Tano Festa che non disdegnarono di prelevare direttamente dalla Settimana Enigmistica alcune vignette disegnate per poi riprodurle in serie.
Magritte, Les amants 1928
Enigmi in senso lato sono tutte le piazze dechirichiane e altrettanto misteriose strade seguono gli «slogan» surrealisti dei quadri di René Magritte. A volte, i suoi quadri sono dei veri e propri rebus visivi che necessitano - per essere interpretati correttamente - di una conoscenza approfondita della biografia dell'autore. Un gioco sopraffino dell'intelletto che richiede la complicità dell'osservatore (come avviene nei giochi enigmistici, dove la liaison è strettissima fra chi promuove e chi risolve) è rappresentato dal dipinto Les amants (1928). Qui, la persona che guarda inquieta quell'opera così cupa deve sapere che la madre di Magritte venne trovata annegata, nel fiume Sambre, con la testa avvolta da una camicia da notte bianca. Solo così risolverà l'enigma proposto, rimanendo in bilico fra inconscio e consapevolezza. Allargando ancora un po' la lente per inquadrare i rapporti fra arte e rebus ci si può spingere fino al lettering dei graffitisti spruzzato sui muri, le saracinesche e i vagoni delle metropolitane. Non sono un invito alla lettura senza confini tipografici né griglie grafiche da rispettare? E richiedono la concentrazione del passante, sono parole-attrazione, esattamente come i ludici sentieri e labirinti di significati inseriti negli albi dei giochi enigmistici.


“alias il manifesto”, 21 gennaio 2012

Nessun commento:

statistiche