In occasione della morte
del grande Ray Sugar Robinson, nella pagina dedicata al suo ricordo
comparve questo breve articolo siglato V.Z. L'autore dovrebbe essere
Vittorio Zucconi. (S.L.L.)
Robinson contro Archer (1965) |
Tre match per ricordare
Robinson. La sua storia con Jake La Motta ha qualcosa di tormentoso,
una rivalità piena di fiele. Il Toro del Bronx battè Sugar una sola
volta ma si affrontarono in sei incontri. Più che combattersi, si
odiarono.
L'ultimo fu quello più
carico di odio. Il 14 febbraio del 1951, Jake era un uomo alla
ricerca di un'identità e di un gruzzolo, Robinson un pugile ancora
valido e un avversario ancora troppo forte. Il conto dei match era
già di 4 vittorie ad una per Robinson. Era il combattimento che
tutta la boxe newyorchese aveva voluto per decidere se davvero il
Toro del Bronx, idolo di Little Italy, doveva dichiararsi finito
davanti a Robinson. E per avere una buonissima stagione per
scommettere. Per la prima volta si sale sul ring in un'ora insolita,
le 21, per esigenze di contratto tv. La diretta radio italiana andò
in onda alle 4. Primo round: tre colpi al viso e due alla figura per
Robinson che in finale di ripresa riesce a colpire al naso. La Motta
sanguina ma spinge l' avversario sulle corde. 2) C'è un tema fisso:
sinistro di Robinson-destro di La Motta, che va avanti per tutta la
ripresa; 3) La Motta infierisce per tutto il round ma alla fine
subisce un colpo alla figura che lo blocca; 4) La ripresa finisce con
La Motta che avanza sorridente: colpisce durissimo sui fianchi, al
viso, alla figura. E' un round perso per Robinson; 5) Robinson forse
risente dei colpi appena ricevuti. Certo sbanda, colpisce a sua volta
ma a vuoto; al suo angolo facce scure. 6) Un gancio di destro alla
mascella di La Motta che reagisce con due jab sinistri; 7) Robinson
sanguina, ma contiene le sfuriate di La Motta; 8) un violento scambio
di ganci alla mascella e al viso da entrambe le parti; 9) La Motta
attacca ancora piazzando due montanti. Robinson si impadronisce della
sua guardia e fino alla fine del round e ne fa strame. 10) Ampio
destro al mento da Robinson per La Motta. 11) Robinson piazza un
colpo sotto la cintura ed è ammonito; 12) Robinson va a segno cinque
volte al viso in un solo minuto. La Motta arranca, lo insulta,
affanna. 13) Robinson lo colpisce con due destri alla mascella, poi
altri due sinistri: La Motta è alle corde, è esposto, Robinson lo
colpisce come un sacco di pannocchie appeso a un filo. Ko tecnico.
Nel 1952 il match per
soldi tocca a lui farlo. Forse è la prima volta che Robinson è
costretto a cedere alle lusinghe di chi vuol fare un match per il
piacere degli sponsor e della borsa. Al perdente, Rocky Graziano,
88mila dollari. C'è in palio il titolo dei medi. Ma non c'è storia.
Rocky Graziano non gli resiste che tre riprese, poi va giù senza
tante storie. Vale più raccontare l'episodio del peso. Il manager di
Robinson, davanti ai pugili nudi sulle bilance, chiede di poter fare
una dichiarazione: “Spero che Ray possa incrociare presto i guanti
con Turpin, Olson e Glemmer, i pugili che sono in grado di
impegnarlo”. Si disse che il Ko di Graziano cominciasse in quello
spogliatoio.
Robinson comunica il suo ritiro dal ring |
Ultimo capitolo; il più
triste. Quel 10 novembre del 1965 il palazzetto dello sport di
Pittsburg è gremito di 2200 persone. C'è il vecchio Ray Sugar
Robinson, 44 anni suonati, che vuole rientrare nel giro. Ma per tutti
è un raccattaborse di fortuna, fa quasi pena vederlo ancora
combattere. Il match con Joey Archer comincia con un atterramento, va
sulle corde, poi scende lento verso il tappeto. Si affloscia mentre
l'arbitro conta. A nove, alle soglie della sconfitta, si rialza e
porta a termine il match. Battuto ma in piedi. E ad Archer toccano
più pugni di quelli programmati. Seconda, terza, fino alla decima
ripresa. La carriera di Robinson si conclude in piedi, suonata di
pugni, ma in piedi. Aveva ragione Jake La Motta, che aveva nutrito
l'ultima parte della sua vita facendo da sparring partner ai
suoi avversari: “La sua forza non è mai stata fisica, ma nella
mente, qui (indicava la testa) è un mostro, è un pugile mentale”.
Subito dopo il match Robinson dettò una dichiarazione d' abbandono:
“Volevo rientrare nel giro, invece debbo andarmene, ormai sono
vecchio e non voglio dar pugni in cambio di soldi, voglio rientrare
nel giro; se non è possibile, basta così”.
Due anni dopo gli
riconoscono l'ingresso nella Boxe Hall of Fame, il massimo
riconoscimento sportivo americano.
“la Repubblica”, 14
aprile 1989
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