Il taser, la
pistola elettrica, già in uso alla forze dell’ordine di vari
paesi, tra cui gli Stati Uniti e la Svizzera, verrà sperimentata
anche in sei città italiane.
Il taser, dal nome della
più nota delle ditte produttrici, sarebbe un’arma non letale,
usata per immobilizzare con il dolore non per uccidere.
La realtà è molto
diversa.
Il quadro che emerge dai
paesi dove il taser è in dotazione alle forze dell’ordine da un
paio di decenni, è molto diverso.
La pistola elettrica,
oltre ad essere un evidente strumento di tortura, in più occasioni
ha ucciso.
Secondo Amnesty
International i morti, solo negli Stati Uniti, sono tra gli ottocento
e i mille in meno di vent’anni.
Nel 2007 l’ONU, che
certo non può essere sospettata di inclinazioni sovversive, ha
dichiarato che il taser è uno strumento di tortura.
Il principio è lo stesso
dell’elettroshock: cambia solo la durata della scarica. Chi viene
colpito riceve una scarica ad alta tensione e bassa intensità di
corrente, che ne paralizzerà i movimenti facendo contrarre
violentemente i muscoli.
È stato inventato alla
fine degli anni Sessanta, ma i modelli che permettono
l’immobilizzazione totale di una persona sono stati progettati a
partire dalla fine degli anni Novanta.
La scarica è calibrata
sul peso medio delle persone: da 50 a 90 kili. Spesso persone obese,
sono state colpite due volte di seguito, perché la prima scarica non
era sufficiente a bloccare. La seconda invece è spesso letale. I
malati di cuore sono a rischio se colpiti dal taser.
In Svizzera, dove è in
dotazione alle autorità cantonali, viene usato per spaventare e
torturare i migranti, che protestano contro i rimpatri coatti. La
polizia francese lo ha utilizzato alla frontiera di Ventimiglia.
Come tutte le armi “non
letali” ha regole d’uso meno rigide rispetto alle armi da fuoco.
La consapevolezza degli effetti terribili di questa pistola elettrica
e della facilità con cui può essere usata costituisce una minaccia
potente.
Il modello più
pericoloso è quello a doppia carica, che consente di sparare due
scariche consecutive, senza necessità di ricarica. Inutile dire nel
nostro paese è stato adottato proprio quello.
In Italia la
sperimentazione è partita il 20 marzo in sei province: Milano,
Brindisi, Caserta, Catania, Padova e Reggio Emilia. In una seconda
fase si andrà a regime in tutta Italia. La procedura coinvolge
poliziotti e carabinieri.
Umanità Nova, 28 marzo
2018
Nessun commento:
Posta un commento