Così
lo Zingarelli nella sua prima edizione (Bietti e Reggiani, 1917)
definiva il lemma cacchióne:
“Sost. 1.
Malumore; 2. Larva a forma di vermiciattolo bianco e senza piedi che
vive nel miele e diventa pecchia.
Vocabolari
più recenti tralasciano la prima accezione, evidentemente caduta in
disuso, estendono la seconda anche a larve di altri insetti (la mosca
soprattutto) e aggiungono come significato le prime penne degli
uccelli, specialmente dei gallinacei, quelle che crescono a fior di
pelle.
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