Virtù mi parve, e forse era da pria,
Ma pestifero morbo ora diviene
Questo del mio pensiero abito intenso
Di penetrar le cose, e il come e il
quando
D’ogni minimo effetto, e la ragione
D’ogni forma indagare, e scarnar
tutte
Le viventi sembianze, e il verme e il
nume
A inesorata anatomia sopporre.
Perfin l’alto perché (già che
l’audace
Mente un perché si finge) entro alle
cose
Scovar presume, e con solenne sfida,
Poi che indarno il braccò, fremendo il
chiama.
Tutta così mi si scolora intorno
La vita, tutto si disforma, e vano
Re d’un deserto io gemo. Il mio
pensiero
Avoltojo s’è fatto, e ne’ miei
caldi
Visceri il rostro insaziato affonda.
Dagli Epigrammi (1888)
in Raccolta di poesie scelte
(a cura di Nunzio Vaccalluzzo), Sandron, 1930
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