Piero Bartezzaghi |
L'articolo che segue uscì sul
“manifesto” il 22 ottobre 1989, pochi giorni dopo la morte di
Piero Bartezzaghi.
Lo ripropongo - io che spesso tradisco la
“Settimana” per scegliere il più innovativo e impegnativo
“Domenica quiz” - per ricordare con Bartezzaghi il suo cruciverba
a schema libero, indimenticabile, inimitabile, a volte quasi
insolubile. Ho il fondato sospetto che l'Alessandro intervistato da
del Sette sia un Bartezzaghi anche lui, uno dei figli di Piero,
quello che continua a svolgere un'opera benemerita come vicedirettore
della rivista “che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”.
(S.L.L.)
«La Settimana è
fatta così: non vuole occhi indiscreti»
Finalmente il «sì».
Dall'altra parte del filo telefonico, 130 chilometri fra Torino e
Milano, la voce di Piero Bartezzaghi usa toni pacati e gentili per
dirmi che potrò varcare la soglia della “Settimana Enigmistica”.
Ci sono volute molte telefonate e un po' di insistenza per arrivare
al traguardo. Ma forse, ciò che più ha contato è quel nome, “il
manifesto”, che aveva subito suscitato curiosità in Bartezzaghi.
«Come mai il nostro giornale vi interessa?». E io a spiegargli di
un popolo italiano fatto di viaggiatori ferroviari, sedentari in
poltrona mamme in attesa, insospettabili professionisti: tutti
ostinatamente fedeli al rito del venerdì, giorno di uscita della
“Settimana”. «Va bene, l'aspetto», acconsente Bartezzaghi,
affrettandosi ad aggiungere che tante difficoltà da superare non
vanno addebitate a una sua personale forma di snobismo, a un
atteggiamento divistico. Rientrano nel costume «storico» della
“Settimana”, signora schiva, sdegnosa di ogni forma di pubblicità
a cominciare da quella tabellare. Sono passati due anni dai colloqui,
alla redazione. L'idea era nata per una pagina del Domenicale,
confesso che ho difficoltà a ricordare perché non si concretizzò.
Ma poi, eccola riaffacciarsi poche settimane fa: la “Settimana”
compie tremila numeri. Ma a imporsi è la notizia che Piero
Bartezzaghi, a qualche giorno di distanza da quel traguardo, era
arrivato al suo traguardo finale. I piccoli enigmisti si sono trovati
privi di un amico-nemico che nelle sue «Parole crociate a schema
libero» induceva a tirar tardi cercando di risolvere le definizioni
dotte, oppure nascoste nel sorriso di un calembour sottinteso
da tre puntini.
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Palazzo Vittoria:
ascensori, un portiere compito, dietro una porta d'ingresso la
reception e una signorina che, prescindendo dall'età anagrafica, è
in perfetta sintonia con lo spirito del «Periodico fondato e diretto
per 41 anni dal Cavaliere del Lavoro Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio
Sisini Conte di Sant'Andrea» (cosi si scrive a pagina 48 e ultima).
Il busto del suddetto Sisini, scultoreo nella sua pietra e
nell'ufficialità dei suoi titoli, vigila sull'attesa in sala-ospiti.
Bartezzaghi arriva (da dove?), agile come i suoi cruciverba, nascosto
come i tanti pseudonimi che usa per esercitare la sua scienza in ogni
pagina. Si sottrae all'intervista e presenta quello che sarà
l'interlocutore: Alessandro, giovane biondo chiomato, al terzo posto
per difficoltà di schemi liberi crociati. «Ma con Lei non posso
parlare?», chiedo un po' deluso. Piero sorride e conferma di nuovo,
davvero, la sua estraneità al ruolo di divo: «Alessandro fa parte
delle nuove leve, eppure ci conosce bene. Saprà spiegarle la
“Settimana” assai meglio di me che ci vivo da sempre». Scompare,
lasciando il ricordo di un signore in giacca e cravatta fuor di
appariscenza.
Alessandro, il nome negli
schemi liberi è fra parentesi e non si sa se corrisponda a quello
vero, ha voglia di parlare. Domando: sempre la stessa e sempre
diversa? Risponde: «È difficile da credere, ma ogni volta che
abbiamo apportato cambiamenti a qualche sezione della “Settimana”
ci sono arrivate le proteste dei lettori. C'è un rapporto di
affezione che impedisce, e parlo di giovani e di anziani, modifiche o
ripensamenti in forma esteriore e di contenuti. Prenda i rebus. Lei
diceva che i disegni sono tristi, ha ragione, ma l'enigmista è
abituato ad arrivare alla soluzione attraverso codici grafici
precisi. Se glieli toglie lo disorienta lo offende in qualche modo. E
lo stesso vale per i quesiti polizieschi illustrati, ‘Se non lo
trovate... ve lo diciamo noi', ‘Il bersaglio", il ‘Quesito
con la Susy'. Le nostre piccole novità contano ormai molti anni:
'Una gita a...', 'Strano ma vero', 'Perché', che premia secondo
indici modestamente rivalutati (15mila lire, ndr) chi suggerisce una
domanda insolita, 'Forse che sì, forse che no', 'Parole crociate a
righe concatenate', ‘L'aneddoto cifrato'...».
Alessandro, un'occhiata
dietro quelle porte chiuse, per conoscere gli inventori di tutto
questo e altro ancora? Un sorriso dice tutto sull'impossibilità di
veder realizzato il desiderio. Ma chi e cosa si nasconde di tanto
misterioso? Altro sorriso e poi la risposta: «Nessuno e niente di
speciale. La “Settimana” è fatta cosi: non vuole occhi
indiscreti». Perché? Altro sorriso, altro mistero che si aggiunge a
quelli proposti ogni sette giorni: diaboliche 'Parole senza schema',
'Rebus stereoscopici', 'Quesiti per i piccoli', cioè infanti dotati
di un Io oggettivamente superiore. Bartezzaghi com'è, come lavora, è
immerso in un mare di enciclopedie? Alessandro muta il sorriso in
un'espressione di rispetto. «È lui la sua enciclopedia.
Distribuisce consonanti e vocali nello schema, poi le trasforma nelle
definizioni usando cultura e fantasia. È un maestro, un grande
maestro».
Mi piacerebbe sapere
qualcosa a proposito delle barzellette: 'Risate a denti stretti',
'Spigolature', 'Antologia del Buonumore', 'Le vicende di Carlo e
Alice', versione italica dell'americano Andy Capp, la doppia pagina
'Per rinfrancar lo spirito tra un enigma e l'altro' con 'Le ultime
parole famose'. Anche in questo caso, il tempo sembra essersi
fermato: litigi coniugali, ritrattini lifestyle in odore made
in Usa, suocere, pugili, uffici reclami ai Grandi Magazzini, il
Tenero Giacomo che vi rimanda all'ultima pagina. Tutte vignette che
solo di rado strappano alle labbra un aperto sorriso. Alessandro,
magari sul filo di un equilibrismo tra la sua giovane età e quella
agiata della Signora che rappresenta, parla di nuovo di una filosofia
votata alla tradizione: niente satira politica solo qualche accenno
(per carità benevolo e sporadico!) ai frikkettoni (quanto tempo è
passato!), all'inflazione vista in senso piccolo borghese. Vorrei
azzardare con lui l'ipotesi di un acquirente conservatore. La
contraddice l'immagine di quel pubblico così eterogeneo. Lui,
Alessandro, sembra intuire. «Prenda il concorso 'Questo l'ho fatto
io' (disegni su uno spunto grafico esilissimo, ndr). Ci arrivano
vignette da gente di tutte le età e su ogni tema possibile:
riferimenti alla Settimana, fantasie di un'ingenuità disarmante,
barzellette, rebus. C'è l'Italia, di ogni regione e di ogni classe».
“Settimana Enigmistica” come El Dorado.
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Stasera, due anni dopo,
cercherò di risolvere uno degli ultimi rompicapi lasciati in eredità
da Piero. Mancheranno moltissimo a chi, ogni venerdì, chiedeva se
era uscita “La Settimana Enigmistica”. E in realtà avrebbe
voluto chiedere se era già uscito Bartezzaghi.
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