La
causa per cui avvengono i terremoti non è ignota solo alla
percezione e al giudizio delle persone comuni, ma neanche le
filosofie fisiche hanno una teoria consistente. Se si verifichino per
la forza del vento che penetra nelle caverne e nelle fenditure della
terra o per quella dell'acqua che si muove negli anfratti sotterranei
con scuotimenti e flutti (così sembra che la pensassero i più
antichi dei Greci che chiamarono Nettuno “agitatore della terra”)
o derivino da qualche altra causa, dal potere e dalle prerogative di
un qualche altro dio, come dicevamo, non è dato di conoscere con
certezza. Pertanto gli antichi Romani, essendo estremamente
rispettosi e cauti sia in relazione ai doveri della vita sia per ciò
che riguarda l'istituzione di riti religiosi e l'ossequio verso gli
dei immortali, non appena percepivano un terremoto o ne ricevevano
notizia, con un editto stabilivano alcuni giorni di culto e di
preghiera con quello scopo, ma evitavano di stabilire e indicare il
nome del dio cui dedicare i giorni di ferie come si fa di solito, per
non legare il popolo a una falsa religione indicando un dio al posto
di un altro. Se per caso qualcuno avesse profanato quelle ferie e per
questa ragione vi fosse bisogno di un rito di espiazione, immolavano
la vittima “al dio se è un dio, alla dea se è una dea”: Marco
Varrone spiega che questo procedimento veniva scrupolosamente seguito
per decreto dei pontefici, giacché non si sapeva con certezza per
quale forza e per azione di quale divinità la terra tremasse.
Traduzione
S.L.L.
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