Porano |
Dietro il Colle di
Settecamini, a metà strada tra Bagnoregio e Orvieto, in una valletta
angusta che offre oggi il deprimente spettacolo di ulivi seccati dal
gelo e di vigneti con i tralci cadenti, sorge a mezza costa una
piccola e antica casa di contadini. Addossata com'è a una parete
naturale di tufo, vista dal basso la casa sembra una piccola torre,
mentre a monte la porta del primo piano si apre quasi al livello del
terreno a causa del dislivello. Nel piano inferiore della casa c'è
la stalla, un magazzino per gli attrezzi che serve anche da cantina e
una tettoia per tenere al riparo il foraggio. Il piano superiore è
composto di tre piccole stanze. Le due camere da letto stanno sopra
la stalla e durante i mesi freddi il pavimento si intiepidisce per il
calore naturale di un bue e di un asino che vengono tenuti al chiuso
quando i pascoli sono deperiti per il freddo o coperti di neve. Nel
camino, che occupa quasi la metà della piccola cucina, scoppietta
per tutto il giorno il fuoco alimentato con legna di castagno.
I prodotti del piccolo
podere sono insufficienti per mantenere la famiglia composta dal
vecchio Salvatore, dal figlio Nunzio e dalla nuora Concetta. La terra
intorno a casa è in tutto poco più di quattro ettari e una parte è
occupata da una vecchia e arida cava di pozzolana nera. Nunzio deve
quindi arrangiarsi con piccoli lavori a giornata, innesti di alberi
da frutta, potatura di viti e ulivi e qualche modesta falegnameria
che consiste più che altro nell'aggiustare le finestre e le porte
delle case contadine dei dintorni. Nella stalla vengono allevati, per
quanto si ricordano i vicini, solo un bue e un asino. Quando il bue
ha due o tre anni viene venduto al macello e sostituito da un vitello
da far crescere e da vendere quando ha raggiunto l'età e il peso
convenienti. Lo stesso succede per l'asino, sul quale gravano le
maggiori fatiche del trasporto del fieno e della legna.
In questa famiglia
modesta, discreta e silenziosa un evento si ripete da tempo
immemorabile ogni settantasei anni, in coincidenza con l'arrivo della
cometa di Halley. Gli interessati non ne parlano mai, ma i vecchi del
vicino paese di Porano raccontano ancora quello che è successo
l'ultima volta che è comparsa la cometa, nella notte fra il 17 e il
18 maggio del 1910, così come l'hanno sentito raccontare dai loro
padri. La madre di Salvatore, l'uomo che adesso ha settantacinque
anni e che porta un nome che si tramanda in famiglia da nonno a
nipote, venne presa dalle doglie del parto proprio quella notte
mentre la cometa compariva con la sua doppia coda rosseggiante nel
cielo basso a destra dell' Amiata, verso nord-ovest. Il padre e il
marito accompagnarono la donna nella stalla sottostante e il parto
avvenne sulla paglia stesa nella mangiatoia. Il piccolo nato trovò
il primo tepore di questo mondo nel fiato del bue e dell'asino.
Mentre molti abitanti del paese si erano rinserrati dentro le case
aspettando la fine del mondo, un gruppetto di paesani era sceso
invece nella piazzetta che si affaccia sulla valle e da qui si godeva
lo spettacolo della cometa che, secondo il racconto dei vecchi,
sembrava posata con il nucleo luminoso proprio sul tetto della
casetta profilata con la sua sagoma scura sulla costa della collina.
Questo succedeva mentre nella stalla veniva alla luce il bambino che
qualche giorno dopo veniva battezzato con il nome di Salvatore nella
chiesa parrocchiale di Porano.
I contadini e i paesani
della zona sanno poche cose sulla cometa di Halley e sulle sue
numerose apparizioni storiche, ma si dicono certi che è la stessa
comparsa sopra Betlemme per segnare la strada ai Re Magi. Da Betlemme
fanno un salto fino al 1835 quando si era ripetuta ancora una volta,
insieme al passaggio della cometa, la scena della stalla dove era
nato un altro Salvatore, che poi sarebbe diventato il nonno di quello
che vive ancora oggi nella casetta dietro il Colle di Settecamini. I
vecchi del paese e i contadini dei dintorni giurano che questa storia
si ripete da secoli e secoli, ma il loro racconto assume spesso i
toni della favola o della leggenda, qualche volta viene sussurrato
con aria misteriosa quasi come una storia di stregoneria. Qualche
anno fa il sindaco del paese, un comunista incredulo ma curioso, si è
dato la briga di andare a sfogliare i vecchi registri della
parrocchia e ha scoperto che effettivamente il nonno di Salvatore,
anche lui di nome Salvatore, era nato nel 1835 e la data coincideva
con il passaggio della cometa di Halley. Anche in quell' anno
l'arrivo della cometa si temeva come portatore di gravi sciagure, ma
nella casetta dietro il Colle di Settecamini, nella mangiatoia
riscaldata dal fiato del bue e dell'asino, aveva portato un evento
ritenuto lieto per definizione.
Un seguito di questa
storia non c' è, né è facile capire a quali desideri o attese
corrisponda. La cosa certa e verificabile oggi è che la vita del
Salvatore settantacinquenne non è stata segnata da fatti
eccezionali. È vissuto tranquillamente lavorando i suoi campi e il
piccolo vigneto, ha combattuto in Etiopia nel 1936 e poi in Grecia
durante l'ultima guerra, si è ubriacato una volta all'anno in
occasione della trebbiatura e qualcuno mormora che una notte era
stato sorpreso mentre rubava le galline in un pollaio vicino al
paese. Ma aveva un figlio da mantenere, erano gli anni del primo
dopoguerra e della fame, e si era comportato come fanno le volpi da
quelle parti che in primavera si avvicinano alle case per portare
qualche gallina ai loro piccoli nelle tane. Insomma non era un santo
ma nemmeno un cattivo soggetto e quando gli era morta la moglie, e la
nuora non poteva più uscire nei campi, aveva raddoppiato gli sforzi
per fare produrre la poca terra del podere. A chi gli domandava
perché tenesse nella stalla proprio un bue e un asino, rispondeva
che questi due animali soddisfacevano le sue necessità, il bue per
l'allevamento e l'asino perché è la bestia più adatta per i lavori
in un podere piccolo come il suo. Un rapporto senza ombra di
leziosità, scandito all'occorrenza da qualche bastonata.
In paese si domandano in
molti come si possa fare coincidere con tanta precisione la nascita
di un figlio con la comparsa della cometa. Una coincidenza può
succedere una volta, ma qui pare che la cosa si ripeta con scadenza
regolare ogni settantasei anni. E come mai un figlio sempre maschio?
Qualcuno ha insinuato che in famiglia si tramanda un segreto di erbe
che avrebbero il potere di anticipare o ritardare il parto e farlo
coincidere con l'apparizione della cometa. La cosa sarebbe assai
sorprendente se si tiene conto che si tratta di gente molto semplice
e piuttosto rozza. I due fatti accertati con sicurezza sono tuttavia
solo quelli del 1835 e del 1910. Tutto il resto appartiene alla
leggenda o alla chiacchiera, anche se le tradizioni orali hanno pure
qualche credibilità.
Ora siamo alla fine del
1985 e il passaggio della cometa di Halley è previsto per il 31 di
dicembre. La nuora di Salvatore, moglie di Nunzio, è incinta e il
figlio dovrebbe nascere in una data ormai vicina. Chi l'ha vista dice
che la donna si muove goffamente con il suo pancione, che traffica
nella cucina intorno al fuoco, che canticchia canzoni sentite alla
televisione e che da qualche tempo non va più in paese a fare la
spesa. Va quasi sempre il vecchio Salvatore che ha ancora buone gambe
per fare i due chilometri di strada a piedi. Qualche giorno fa è
entrato nello spaccio e ha comperato tre candeline, una gialla, una
bianca e una celeste. Per l'albero di Natale? ha domandato il
droghiere. No, per il presepio, ha detto Salvatore. Il droghiere gli
ha offerto allora una cometa di cartone coperta di vetrini
luccicanti, ma il vecchio l'ha rifiutata con un sorriso. Lo credo, ha
commentato poi il droghiere. La notte del 31 dicembre i giovani di
Porano andranno in giro festeggiando e ballando tutta la notte, ma
altri paesani scenderanno nella piazzetta per vedere se ancora una
volta la cometa di Halley andrà a posarsi sul tetto della casa di
Salvatore, poi aspetteranno che la famiglia al completo porti a
battezzare il bambino nella chiesa parrocchiale. Se questo non
avvenisse il fatto verrebbe giudicato molto strano. Se qualcuno
volesse raggiungere Porano la sera del 31 dicembre, può uscire dalla
Autostrada del Sole al casello di Orvieto, imboccare la strada per
Bagnoregio e dopo sei o sette chilometri svoltare al bivio per
Porano, tre chilometri. La piazzetta panoramica è nella parte alta
del paese. Ci saranno sicuramente dei paesani che potranno indicargli
la casa di Salvatore, sul profilo della collina di fronte, in
direzione nord-ovest.
"la Repubblica", 24 dicembre 1985
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