Traggo da un vecchio
domenicale de “Il sole 24 ore”, questo stralcio da un interevento
di Alba Morino a un convegno milanese sulla biografia intellettuale
di Sibilla Aleramo. Alba Morino, pugliese d'origine e milanese di
adozione, che qualcuno chiama la “pasionaria dell'editoria”, ha
lavorato a lungo per la Feltrinelli, ove ha curato diverse edizioni
delle opere di Aleramo, ed è autrice, oltre che dell'Autoritratto
di cui qui discorre, di una biografia dell'autrice di Una
donna. Il ritaglio è
senza data, ma l'anno dovrebbe essere il 1988. (S.L.L.)
Sibilla Aleramo |
L'Aleramo che ha vissuto
pensato e scritto senza inibizioni e divieti, stabilendo il più
possibile una identificazione fra sembrare ed essere, rappresenta una
pericolosa irritante forza eversiva. La sua coincidenza fra vita e
scrittura, hanno reso quasi sempre improprie le armi della critica ufficiale. Anche
l’attenzione delle donne che hanno decretato per la massima parte
il successo delle sue opere, è nato più che da una reale
consapevolezza da una istintiva identificazione con l’universo
aleramico. Questa inconsapevolezza è nata dai modelli di
comportamento diversi che premevano dall’esterno, ma soprattutto
dal pudore dietro il quale le donne si sono da sempre murate e più
recentemente dall’adeguamento a modelli maschili che hanno impedito
alla maggior parte di esse l’indagine nella loro più intima
essenza.
Debbo a questo punto
precisare che non ho partecipato alle lotte del femminismo, che pure
ho seguito, avendo raggiunto la mia consapevolezza per percorsi
personali. Uno dei più importanti è stato certamente il viaggio
interno alla vita e alle opere dell'Aleramo. Un viaggio interno che
ha avuto per me il valore di un’analisi come già rivela il titolo
del saggio da me scritto Autoritratto, dove rompendo
resistenze profonde ho cercato attraverso sei percorsi, adoperando
parole dell’Aleramo e mie, di capire le mie coincidenze, e credo
non solo mie, al di là dei singoli vissuti che, come nel mio caso, è
un vissuto d| segno assolutamente opposto a quello dell’Aleramo.
Certamente l’Aleramo non è tutta in questo saggio, ma io ho preso
quello che di lei mi serviva aggiungendo molte altre cose pensate da
me. Credo che questo percorso sia molto simile al rapporto di
transfert che si stabilisce con un analista, che in questo caso,
definirei un analista di carta,
I sei percorsi sono: Il
mito di sé, Il diritto di sé, L'istinto di sé, La fame d’amore,
Il combattimento, |La scrittura. Percorsi che cercai di esplorare
nella loro complessità, e nelle loro contraddizioni, anche se non
nellaloro totalità, nella scrittura trasversale del saggio.
Nel mito di sé ho
cercato di esplorare il mondo dell’immaginario. Un immaginario
tanto più dirompente quanto più è profonda la mancanza e il
bisogno d’amore. Un immaginario che assume in sé
contemporaneamente e contraddittoriamente elementi di ricchezza e di
povertà: la ricchezza di dare che è però anche ricerca di
sicurezza, è anche gestire potere, è anche invasione nel territorio
degli altri; la povertà che comporta l’assumersi pesi devastanti
lavorando a fondo perduto. Inoltre il pericoloso rischio che si corre
sprofondandosi nell’immaginario e scollandosi dal reale dove
l’ingenuità che è solo rigore, viene scambiata per mancanza
d’intelligenza, dove il protrarre l’invulnerabilità e
l’onnipotenza della propria infanzia — la sola che permette
grandi capacità di gioire e di soffrire — è vissuta dagli altri
con fastidioso imbarazzo, dove è vissuta con sospetto l’androginia
dell’universo mentale che riesce a coniugare contemporaneamente
elementi di tenerezza e passione con elementi di forza e
intelligenza. E ancora... il duro prezzo dell’isolamento e della
ghettizzazione che comporta il vivere per scelta.
Il grande lusso da regina
o da selvaggio che è vivere senza inibizioni e divieti. Ho creduto
di capire che la Fame d’amore, luogo d’origine, come ho
già detto dell’immaginario, è determinata fin dalla nascita,
dalla perdita di un luogo protetto, il ventre della madre, e dalla
perdita di altri rapporti amorosi a secondo di quello che sarà il
proprio vissuto. Per tutta la vita si cercherà di ricomporre queste
lacerazioni e anche chi vive varie esperienze d’amore cercherà di
soddisfare solo e sempre quest’unica richiesta d’amore. Ma
l’amore di una donna può rendere oggetto di un eccessivo desiderio
l’altro, e può diventare insopportabile come una vera e propria
invasione, mentre difficilmente un uomo riesce a vivere dietro «la
bellezza» di una donna la sua intelligenza che sente come minaccia
allo svelamento della propria intima essenza.
Dalla sofferenza che
nasce nel raggiungere la consapevolezza della propria coscienza
femminile si matura Il diritto di sé. Per affermarlo, una
donna deve lottare contro la fatale sterilità del maschio che si
nasconde e non vuole sapere e non vuole soffrire per non intaccare la
sua forza e la cui insofferenza nei confronti delle donne nasce nel
riconoscere in esse la sua parte nascosta, il femminile, che ha
dovuto uccidere per attraversare il reale. Ma una donna deve lottare
anche contro quelle donne che sentendosi rivelate odiano chi di loro
afferma nel reale questa consapevolezza, perché vogliono che siano
come loro perdenti, da dominare nel potere consolatorio, oppure che
si celino nei meccanismi di sopravvivenza. Inoltre Il diritto di
sé di una donna deve lottare anche e soprattutto contro un
malinteso senso della maternità vissuta come annullamento della
propria individualità.
Per rivendicare e
affermare tutto questo è necessario un incessante Combattimento
che nasce dalla necessità di difendere giorno per giorno la propria
conquistata consapevolezza. Combattimento contro gli altri ma anche
contro la propria debolezza, la propria depressione, l’eccessiva
tensione mentale di chi deve ogni giorno contendere con il reale. Ma
un’altra forza su cui contare è quella dell'Istinto di sé
che assommerà alle capacità l’istinto di sopravvivenza, che terrà
conto dei bisogni del corpo, che tenterà disperatamente di
trasformare le perdite in guadagni e approdare a tenitori ai
sicurezza. A ognuno il suo. Fra i tanti possibili La scrittura
come traccia di sé, liberazione, combattimento solitario contro se
stessi, arma per dedurre, difendere, attaccare, mezzo per parlare con
gli altri ma anche con se stessi, proiezione futura. Queste e altre
ancora sono state le consapevolezze che nel mio viaggio interno
attraverso le opere dell’Aleramo, principalmente i Diari e
il suo vissuto ho faticosamente raggiunto, ricomponendoli in quello
che io chiamo il mio assoluto relativo cioè un assoluto solo a me
necessario.
Nessun commento:
Posta un commento